Dal classico fedora al rivisitato trilby. Mini guida a come trovare il copricapo che calza a pennello, con i consigli di uno dei designer di Super Duper Hat

Deve esaltare i lineamenti del viso, come un naturale prolungamento dei tratti. Il cappello è un accessorio immancabile nel guardaroba maschile, da conservare e mettere in mostra come un oggetto prezioso.

Ecco le novità di stagione, i consigli per scegliere quello giusto e creare l’abbinamento perfetto, raccontati da Matteo Gioli, designer, insieme a Veronica e Ilaria Cornacchini, di SuperDuper Hats, vincitori dell’edizione 2013 di Who is on Next? UOMO che per la prima volta dall’istituzione del concorso ha premiato un brand di accessori.

Fedora. Da Al Capone a Jhonny Deep, passando per il capo di John Belushi, Mick Jagger e Michael Jackson. In Italia è chiamato semplicemente Borsalino, è il modello più celebre nella storia del copricapo. Di feltro morbido, ha la tesa larga, può essere arrotolato e ripiegato. È il cappello più versatile, lo indossavano i gangster ma anche i detective. Va bene con qualsiasi outfit, elegante se portato ispirandosi allo stile un po’ dandy: pantaloni colorati, camicie di popeline bianche, cravattini stretti, brogues ai piedi e cappotto di lana appoggiato sulle spalle. Il fedora tendenzialmente, sta bene a a tutti, in particolare però a chi ha il viso un po’ allungato e i capelli anche leggermente lunghi.

Pork pie. Netta dichiarazione di stile. Il suo nome deriva da una certa somiglianza a una torta di carne di maiale, tipica della cucina inglese, mentre in Italia è chiamato anche budino. Indossato in origine dai grandi jazzisti di colore fa la sua comparsa sul grande schermo in testa a Gene Hackman nel film The French Connection del 1971. Lo si trova in feltro, pelle ma anche in paglia, perfetto da abbinare a un completo estivo in lino. Ha una cupola piatta, per questo sta bene a chi ha lineamenti forti un po’ squadrati. Perfetto con denim skinny, camicia a scacchi e un maglione di lana grossa.

Newsboy cap. Indossato all’inizio del Ventesimo secolo dai paperboy, i ragazzini che in bicicletta giravano per i quartieri americani lanciando di fronte alle porte delle case i quotidiani freschi di stampa, poi, in seguito anche da strilloni, uomini di porto, contadini e garzoni. Subito divenne un trend anche tra le classi sociali più elevate, in particolare tra gli sportivi, dai golfisti ai giocatori di cricket, è stato recentemente intravisto in testa a Brad Pitt, George Clooney e David Beckham. Il newsboy è un copricapo poco impegnativo, divertente, sportivo, sta bene a tutti, in particolare agli uomini con la barba.

Lobbia. L’origine del suo nome è da attribuire alla vicenda di un politico italiano del 1800, Cristiano Lobbia, che fu aggredito da uno sconosciuto con tre coltellate al petto e a colpi di bastonate sulla testa. Dopo l’attentato sul copricapo che indossava, una bombetta, si formò un incavo nel mezzo dovuto al colpo di bastone: divenne così popolare che un cappellaio fiorentino iniziò a produrli in serie. Molto in voga tra i giapponesi che lo sdrammatizzano abbinandolo a sneaker e k-way.

Trilby. Assomiglia molto al fedora ma la tesa è più corta, ha un’impugnatura più sottile, il bordo dietro rialzato ed è leggermente più morbido. È più facile da portare e da abbinare. Tra i copricapi preferiti dei musicisti contemporanei da Lorenzo Cherubini, in arte Jovanotti, a Justin Timberlake. Colorato, in materiale più inusuale il trilby è perfetto anche per chi viaggia perché poco ingombrante. Da indossare in stile swing, con bretelle e pantaloni con le pinces oppure casual con giubbino di pelle e denim effetto used.