La mia educazione siberiana. Lo scrittore commenta il film

È l’autore del libro da cui Gabriele Salvatores ha tratto Educazione siberiana, il film in questi giorni nelle sale italiane. Il regista si è mosso liberamente tra i ricordi della sua formazione di bambino nato in una cultura dura e violenta anche se regolata da un “codice d’onore”. Ecco le sue impressioni dopo aver visto il film:

Com’è stato rivedere la propria storia sullo schermo, ci si è riconosciuto?
In realtà non mi aspettavo affatto di  riconoscere me stesso: già il mio libro è frutto di una elaborazione letteraria basata su esperienze personali, io non la vedo come un’autobiografia. Ho usato parte del mio vissuto per creare un’opera narrativa. La trasformazione in film ha portato ad un ulteriore cambiamento, Gabriele giustamente ha rimontato e ricostruito una storia completamente nuova: quindi per me è qualcosa di ancora più lontano, anche se mi fa piacere vedere sullo schermo certi miei personaggi, in particolare l’immagine di mio nonno, sentire le sue parole messe in bocca a Malkovich.

Come e quanto ha collaborato con Salvatores?
Abbiamo lavorato, insieme alla scenografa e ai costumisti, per ricreare soprattutto visivamente quel microcosmo in cui si muovono i personaggi: il nostro intento non era tanto una descrizione precisa della realtà, piuttosto ,come voleva Gabriele ,riuscire a costruire un mondo a parte, un ‘non luogo’ dove tempi ed età diverse si mischiano in un enorme vortice. E questo mi è sembrato molto bello, ci sono situazioni che evocano gli anni ’30, altre immagini che invece sono molto moderne e attuali

I contrasti e le trasformazioni erano anche al centro del suo romanzo…
Esattamente, in questo il film ha centrato perfettamente il senso del mio libro: raccontare il contrasto tra il mondo dei ‘vecchi’, degli anziani, i loro modi di pensare, di gestire la società, e la nuova onda, che ha distrutto ogni pezzo dell’impero comunista,comprese le piccole realtà che si erano create attorno,trasformando molto velocemente tutto il paese, sostituendone i valori con quelli capitalisti, consumisti. Qualcosa che ha cambiato le persone, suggerendo altri modi di agire, di concepire la vita e relazionarsi con il mondo. Gabriele è andato al di là dei semplici dettagli violenti (che tanto interessavano per esempio alle proposte che mi sono arrivate da Hollywood,Scorsese compreso) e ha capito che quello che contavano erano le storie umane, il crepuscolo di un’epoca e l’arrivo di una cultura diversa ma non meno feroce.

Testo di Liana Messina

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