T-shirt, stampe iconiche e accessori sono reinterpretati dagli artisti: tra contest e capsule collection, ecco i 6 pezzi di stagione con licenza di creatività

Moda e arte si corteggiano da sempre, unendosi a volte in pezzi unici di design, altre in accessori e capi d’abbigliamento che consentano a chi li sceglie di indossare una vera e propria opera d’arte, un assunto sempre valido dai tempi di Yves Saint Laurent e i suoi abiti da donna ispirati all’opera di Pier Mondrian, e delle creazioni futuriste di Elsa Schiaparelli, alle quali collaboravano esponenti di spicco del mondo dell’arte, da Salvador Dalì ad Alberto Giacometti.

Una tendenza che comincia a prendere piede anche nel mondo di lui, dove per questa stagione, sono molteplici le contaminazioni tra arte e moda: ad avvalersi di una mente creativa è infatti, Imperial, che per la sua capsule collection Anarchy Clothes ha utilizzato come stampe i lavori del digital artist romano Marco de Matteo, già scelto da una diva come Madonna, che ne ha selezionato alcune opere per il suo Rebel Heart Tour. Tra la cultura dei graffiti, Keith Haring e Basquiat, il risultato è ultra pop.

L’allure street ma d’impatto caratterizza anche la della capsule di abbigliamento e accessori pensata per Coach da Gary Baseman, illustratore, artista contemporaneo, la Wildbeast Collection: il camouflage si declina su maglioni in lana, guanti, ma soprattutto sulla borsa in pelle con inserto a contrasto.

E sempre dalla strada, ed esattamente dal quartiere di Venice Beach, arriva lo speciale occhiale Calypso, creato dal marchio Mykita Mylon in collaborazione con Francesco Ragazzi, fotografo autore del libro Palm Angels, dedicato ai leggendari Z-Boys che in California hanno inventato l’arte dello skateboard. L’edizione speciale del libro, con stampa autografata e prefazione di Pharrell, amante e praticante della tavola, porta infatti con sè gli occhiali, la cui montatura scultorea ricorda la struttura dello skateboard. 

È quasi astrattista, invece, la t-shirt di Paul & Shark Blue Thypoon realizzata dal designer e artista Moritz Waldemeyer, che per il marchio ha disegnato anche diverse installazioni, forte delle sue collaborazioni con archistar del calibro di Zaha Hadid e geni del design d’avanguardia come Hussein Chalayan.

La collaborazione con l’arte assume invece contorni social da Gucci: il designer Alessandro Michele ha infatti creato due nuove stampe per reinterpretare l’iconica doppia G del marchio, la floreale GG Blooms, e la più grafica Caleido, traducendole su due capsule di accessori per lui. In più, lo stilista ha invitato una serie di illustratori e artisti, famosi, emergenti o a metà del loro percorso (tra i vari nomi spiccano Kalen Hollomon, già esposto da Colette e Amalia Ulman, le cui opere erano all’ultimo Frieze, una delle più note fiere dedicate all’arte di Londra) a fare altrettanto, traducendo liberamente i due motivi su opere, murales, quadri. Un progetto, il #GucciGram, i cui risultati sono ospitati su un microsito nel portale del marchio e sui suoi social network.

Infine Antonio Marras per la sua collezione invernale ha preso ispirazione dall’opera dello scultore sardo Costantino Nivola, esule a New York per sfuggire alle persecuzioni antisemite dopo il suo matrimonio con Ruth Guggenheim. Le tradizioni artigianali sarde, la sabbia e il cemento come nuance predilette, una forte componenente geometrica e il richiamo ad un mondo primitivo si fondono in una collezione che è un inno alla giungla metropolitana della grande Mela, senza dimenticare il ruvido calore della terra natia.