Dal 16 al 20 gennaio, a Parigi sfila la moda maschile del prossimo inverno. Ecco il best of visto sulle passerelle, nei backstage delle sfilate e alle presentazioni in città

Si accendono i riflettori sui défilé parigini che raccontano quello che sarà la moda maschile della prossima stagione fredda, se freddo farà. In una Ville Lumière dall’aria tiepida si apre il sipario su quello è il primo incontro tra Pierpaolo Piccioli e Jun Takahashi, designer di Undercover.

Insieme stampano ufi e astronavi, teschi e logo all over su artwork che raffigurano Edgar Allen Poe. A twist, in the sobriety. Lo definisce lo stesso Piccioli. Sfilano abiti e camicie tagliati dallo stesso tessuto. Cappe double con  intarsi, ricami, jacquard. E poi stampe moltiplicate ritmicamente, dilatate, rimpicciolite. Valentino collabora con Undercover, ma anche con Birkenstock declinado i suoi classici nel codice VLTN della maison.

Un diario londinese, fatto di polaroid che ritraggiono i giovani britannici. Eccola la collezione che completa quello che è il guardaroba maschile secondo Hedi Slimane, penna che firma le nuove collezioni di Cèline. La forza di Slimane non sta tanto, solo, nel disegnare vestiti. Ma di creare un atteggiamento. Un’attitude desiderabile che fa desidere quello di cui si veste. I ragazzi androgini forse un po’ troppo magri hanno le mani sprofondate nelle tasche si cappotti squadrati e giubbotti da motociclista, dentro a pantaloni dalla vita alta, biker pants strettissimi che si affacciano su calzini bianchi dentro a mocassini della London degli anni Settanta. Occhiali scuri e capelli da Mods. Slimane rafforza questa tendenza che si è vista sulle passerelle parigine e milanesi, di vestire di abiti sartoriali la nuova gioventù. Ecco allora doppipetto over su pantaloni skinny, cravattini strettissimi annodati su colletti di camicie bianche, giri di sciarpe scozzesi alla gola e tocchi scintillanti su bomber cortissimi e cappotti piombati con accenni animalier.

In un’intervista esclusiva per Icon, Kim Jones racconta la sua collezione per Dior Homme che rende omaggio alla sartoria maschile e sfila indossata da modelli immobili come statue. Qui il video e alcuni scatti dal backstage dello show.

Stivali da pesca lasciati aperti, maglie che sembrano ritagli di tappeti, cappotti con inserti in shearling, cashmere, cammello e tuniche ispirate alle coperte da campeggio. Jonathan Anderson, direttore creativo di Loewe, che per la prima porta sfila, riconsidera costruzioni e proporzioni in un guardaroba in cui sartorialità e sport di squadra entrano in conflitto. Le tinte sonopastello, poi sfumano nei toni del matellassè e chiudono con il blu, come il doppiopetto in cammello indossato a pelle.

Design, Function, Technology. La nuova collezione di White Mountaineering si può definire in tre parole. Yosuke Aizawa porta in scena abiti mutanti  e stratificati, due, tre quattro volte, avvolti in imbragature chiuse con doppie fibbie che sembrano progettati per le scalate estreme. L’obiettivo, stare al caldo. Ecco quindi che i giubbotti si sovrappongono a cappotti in tweek, le camicie di flanella si abbottonano sopra a maglioni d’impronta nepalese, gli shorts da trelkking s’infilano sopra a pantaloni in nylon chiusi alla caviglia con strap di velcro. Le collabo, anche qui, non mancano. Con adidas per le sneker da trekking, con Milllet per i piumini imbottiti , con Eastpak per gli zaini da montagna multiaccessoriati.

Acne Studios sfila a Le Carreau du Temple assemblando in 40 look una nuova prospettiva di forme e dimensioni. Di elementi differenti se non addirittura opposti, fusi in un solo corpo. Jonny Johannson, disegna un modo di vestire che definisce sè stesso al di fuori degli schemi. Il guardaroba unisce elementi che sembrano disparati ch richiamano in qualche modo un’idea di new country. Cappotti in cavallino maculati come mucche, frange lunghe a sfiorare la terra, tweed di lana, cardigan in cashmere bouclé lavati, poncho sfiliacciati e stivali di gomma con suole rinforzate.

Feeling the wind, è il titolo della collezione che Yusuke Takahashi per  Issey Miyake ha portato in scena a Palais de Tokyo. Leggera e minimale, come da tradizione, il defilè è un valzer di frange dai tagli netti applicate a cappe e camicie, grafiche diagonali in lyocell di lino come la tradizionale tecnica del batik e lane morbide e cadenti come vortici d’aria.

Alexandre Mattiussi per AMI Paris scrive una collezione che omaggia la borghesia dello scorso secolo. I rampolli parigini hanno così sfilato indossando una sartoria dagli ampi volumi e dalle palette colore dei macarons della pasticceria Ladurèe. Un defilè di doppipetto in velluto e montgomery in lana cotta, ampi pullover infilati dentro a pantaloni a vita alta quasi distrattamete e giacche check o spigate dal quale penzolavano le lunghe maniche delle camicie.

Dall’invito che Virgil Abloh ha scelto di spedire ai suoi ospiti per lo show, letteralmente, di presentazione della nuova collezione, si poteva intuire il mood del set costruito a Le Jardin des Tuileries. Un guanto bianco, uno solo, ricoperto di strass. Ed ecco che tutto torna. Il set è l’esatta riproduzione delle strade di New York in cui è stato ambientato il video  di Michale Jackson, Billie Jean. La collezione, dunque. Layer su layer declinati nei grigi e nei neri, nelle stampe pied de poule e in quelle flags, nelle pelli trapuntate, con il logo della maison, ça va sans dire, alle micro mappe africane dipinte su rasi e sete lucenti.

Dries Van Noten si concentra sul futuro. E immagina completi sartoriali per le nuove, giovani, generazioni fatti sfilare su uno sfondo sonoro vocale dove le voci erano quelle di Mastroianni e David Bowie, David Hockney, Yves Saint Laurent e Andy Warhol. Sui colori, irremovibile il nero e il grigio. Sorprendono i viola declinati su stampe psichedeliche, i neutri, i cammelli, i marroni.

Il primo look della sfilata di Berluti annuncia a gran voce il tema della sfilata disegnata da Kris Van AsscheUn abito sartoriale forgiato da quel pellame lucido che è caratteristica inconfondibile delle classiche scarpe di cuoio della maison. Affascinato dai vecchi piani di marmo su cui gli artigiani tingono a mano le scarpe presso lo stabilimento di Berluti a Ferrara, Kris Van Assche riproduce le macchie multicolori del marmo nella sua collezione. Il rosso, il giallo, il blu e il verde donano un colore intenso ai capi, definendoli in modo unico e irripetibile. Le macchie ritornano anche nelle stampe delle camicie di seta e nelle borse di nylon in pelle esotica.

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