Il Nuovo Museo dell’Opera del Duomo, il Mercato Centrale e il Bistrot Irene sono le cartoline contemporanee

E’ Piazza della Repubblica il cuore pulsante della Firenze contemporanea. Nell’ex Cinema Gambrinus in stile liberty adesso c’è l’Hard Rock Cafè con le chitarre di David Bowie a far capolino tra i lampadari di cristallo e i grossi hamburger mangiati nella platea. Pochi civici più avanti si trova l’Apple Store, esattamente negli ex locali della Banca Nazionale del Lavoro, dove i commessi di rosso vestiti gestiscono una folla impressionante di appassionati di tecnologia.

Attraversata la piazza, al cui centro c’è la Colonna dell’Abbondanza, si incontra Irene: è il bistrot dall’atmosfera calda e raffinata, gli arredi vintage color giallo limone, dove lo chef Fulvio Pierangelini propone a prezzi contenuti una cucina tradizionale toscana ripassata nella sua fantasia, in cui spiccano i tagliolini con fave e formaggio fresco delle pecore di Tillo, il Crudo di pesce del Tirreno e piccole verdure, mentre la domenica serve i piatti della nonna.

Chi è davvero chic sceglie di dormire all’Hotel Savoy per la vista unica sulla piazza che si gode dalle sue storiche stanze, i raffinati interni curati da Olga Polizzi, i bagni turchi privati, il piacere di fare jogging praticamente sui tetti di Firenze. Bastano pochi passi per ammirare il Battistero, il Duomo, salire sulla sua Cupola. Una grande sorpresa per chi ama l’arte sacra e la scultura è rappresentata dal Nuovo Museo dell’Opera del Duomo. L’allestimento scelto ha davvero un grande impatto, specialmente il Salone del Paradiso in cui è riproposta la facciata originale della chiesa madre della città, si vedono i modelli in legno della cupola, opere del Pisano e dei Della Robbia, oltre ad altari in argento di fattura assai pregievole.

Pochi mesi dopo la loro riapertura, gli spazi del Mercato Centrale hanno conquistato tutti. Al pianterreno si acquistano frutta, verdura, carne, le leccornier toscane, al primo piano si mangia tutti insieme ai tavoli di stuzzicherie e ristoranti, volgendo lo sguardo all’insù verso le campate in ferro e le vetrate colorate di fine ‘800.