Weekend lungo in Marocco, tra riad fascinosi, shopping etnochic e il museo dedicato a YSL che apre a ottobre. Sapore d’Africa, a tre ore da Milano

La città che ha affascinato artisti e pensatori di ogni epoca non smette di rubare cuori. La prima cosa che colpisce è il colore: Marrakech è rosa, ocra, rossa a seconda di come la luce, che qui è incandescente, la bacia. Appena arrivati è d’obbligo mollare le valigie dentro la stanza migliore di un riad (antica abitazione con chiostra interna adibita a hotel) e tuffatevi nella piazza  Jemaa el-Fna: la grande place è affollata di mangiatori di fuoco, incantatori di serpenti, cavadenti, maghi, musicisti gnaoua. E’ la piazza più autentica del mondo, certificata dall’Unesco. 

E’ divertente infilarsi nel souk, il mercato che si espande come un formicaio a partire dalla piazza. Qui si deve trattare sul prezzo e farsi raccontare qualche storia, magari un po’ magica e un po’ bugiarda dei venditori berberi che espongono collane, tartarughine, criceti, iguane e preziosi talismani portafortuna, spezie di ogni tipo. E se la sete si fa sentire, basta prendere posto sulla terrazza in piazza, al Café de France, per gustare un tè alla menta e godersi lo spettacolo. Dal basso salgono fumi e odori, dall’alto risuona il canto del muezzin, e da lontano spicca il minareto della Koutoubia, il più importante e il più alto e meglio conservato della città.    

Visitare Marrakech significa anche visitare i suoi splendidi palazzi, all’interno della Kasbah (il quartiere reale), i resti del Palais El Badi e il lussuoso Palais El Bahia decorato da coloratissimi mosaici. Non si può lasciare la città senza aver prenotato un paio d’ore nella spa Les Bains de Marrakech: il tempo per un gommage dai sapori orientali e un massaggio rivitalizzante all’olio di rosa. 

L’ora del pranzo si avvicina? Tappa a Le Tanjia, un antico palazzo nobile del Mellah, l’antico quartiere ebraico di Marrakech. Qui, la cuoca marocchina Yohara propone il meglio dei piatti locali: la sua pastilla di piccione si scioglie in bocca e il suo tajine agrodolce di vitello con prugne e pesche difficilmente si dimentica. E da Lolo Quoi. Non un pasto fast, ma un pranzo lento. Che culmina con dolci marocchini homemade. 

Nel pomeriggio visita a le Jardin Majorelle, nell’area della Palmeira: un’oasi di pace, con piante di rara bellezza in prevalenza esotiche, difficile da scordare, vuoi per i colori, vuoi per l’atmosfera. Come è difficile scordare il menù di Al Fassia, l’ottimo ristorante nel moderno quartiere di Gueliz: ai fornelli non ci sono chef blasonati, ma una squadra di abili dadà, cuoche esperte che hanno saputo fare tesoro dei segreti della cucina di casa. In prossimità de le Jardin Majorelle, in rue Yves Saint Laurent, aprirà i battenti a ottobre il nuovo Musée Yves Saint Laurent Marrakech, dedicato ai lavori del celebre stilista francese: ospiterà una ricca selezione di capolavori provenienti dalla Fondation Pierre Bergé, con cinquemila capi d’abbigliamento, 15mila accessori di haute couture e moltissimi disegni.

Indimenticabile la notte se si dorme al Dar Darma, riad di charme in un palazzo del XVIII secolo, in uno dei punti della Città vecchia più interessanti: vicino al Museo di Marrakech e all’antica scuola coranica di Ben Youssef, visitabile anche dai non musulmani. Buen retiro per vip e teste coronate, La Mamounia: giardini fioriti, piscina all’aperto, ristoranti per raffinati gourmet e camere spaziose, arredate con pezzi di raffinato artigianato marocchino.