In conversazione con Luigi Ksawery Luca’, Ceo di Toyota Motor Italia

In conversazione con Luigi Ksawery Luca’, Ceo di Toyota Motor Italia

di Alessandro Pasi

Il Ceo di Toyota Motor Italia, racconta ad Icon le sfide di Toyota nella transizione verso un mondo green e le soluzioni tecnologiche per un futuro a basse emissioni

Il 2023 è un anno cruciale anche per Toyota. In un mercato che segna importanti cifre di recupero, il brand giapponese sta guadagnando consensi (+20% da gennaio) con una strategia multi tecnologica. Ne parliamo con Luigi Ksawery Luca’, Ceo di Toyota Motor Italia.

Transizione energetica, verso un mondo green. Come la sta affrontando la Casa giapponese?

Ovviamente Toyota è in grado di rispettare gli obiettivi fissati dall’Europa, ovvero di arrivare al 2035 offrendo al mercato esclusivamente vetture a zero emissioni. Con una strategia che non vuole però imporre l’auto elettrica nell’immediato, ma offrire quelle soluzioni tecnologiche che meglio possono facilitare la vita alle persone e nello stesso tempo contribuire alla riduzione delle emissioni di CO2. Quindi vetture ibride e plug-in, come la quinta generazione di CHR, in arrivo, ma anche la prima Toyota e la prima Lexus a batterie, la BZ4X e la RX.


Luigi Ksawery Luca’, Ceo di Toyota Motor Italia

Per quanto riguarda l’auto elettrica il mercato italiano è molto debole, siamo ultimi in Europa come immatricolazioni. C’è diffidenza? O c’è dell’altro?

Gli italiani sono sempre stati positivi alle novità. Vedi il caso dei telefoni cellulari… Le nostre indagini di mercato dicono che la sensibilità verso l’auto elettrica c’è, in particolare nelle nuove generazioni. Il problema è il potere di spesa ovvero l’accessibilità economica delle auto a batteria: il nostro mercato è fatto da utilitarie e vetture compatte, come fai a far pagare una vettura corrispondente elettrica molto di più di una termica? E se gli incentivi funzionano poco vuol dire che vanno rimodulati…

C’è anche un problema di rete, di reperibilità delle colonnine, ancora poche e limitate ai centri medio grandi.

 Lo sviluppo della rete è centrale, bisogna aumentare la disponibilità di colonnine per 100 km. Ma anche trovare soluzioni finanziarie facilitanti per un prodotto, la macchina a zero emissioni, il cui prezzo deve comunque scendere. I costruttori stanno lavorando per dimezzare il costo industriale delle batterie.

Ma il modello della ricarica con le colonnine è proprio quello giusto? È il migliore per il nostro Paese? E perché le Case automobilistiche sono parti attive nella vendita di elettricità? Per la benzina non è così…

Il punto è chi fa cosa. È chiaro che il modello di business dell’auto sta cambiando, tutti cercano fonti di redditività che vadano ad integrare quello che si perderà con l’abbandono del termico. D’altra parte se perfino Poste Italiane vende energia…


Diventeremo anche piccoli produttori di energia, ognuno a casa sua?

Ove possibile sì. Questa è la logica delle fonti rinnovabili, del fotovoltaico. Produciamo energia e la mettiamo a disposizione quando non la usiamo. Un po’ alla volta.

Nel mezzo di questa transizione, con la perdita di interesse per gli aspetti del powertrain, ovvero motori e pistoni, prende importanza il design, sempre di più?

 Assolutamente sì. Il design è il criterio di acquisto. Ognuno di noi è guidato da quello che gli piace. Non basta essere vincenti nella tecnologia ma soprattutto nell’innovazione. Non a caso con Lexus abbiamo una presenza importante durante la Design Week.


Quanto sono percepite, dalle nuove generazioni, le azioni di sostenibilità delle aziende auto?

Va detto che per molti giovani l’auto non è una priorità. Chi la vuole, oltre a intenderla come elemento di espressione della libertà la pretende green, nelle emissioni e nella componentistica. Il green è elemento di scelta, sicuro.

Una parola sull’alimentazione a idrogeno. Voi e i coreani ci credete, la Toyota Mirai è una vettura alla pari con le migliori concorrenti elettriche. Ma non sembra che in Europa ci sia la volontà di sostenerlo.

L’idrogeno si sta affermando nel trasporto commerciale e nel servizio pubblico. Poi arriverà sulle vetture. Sarà complementare, ma avrà un ruolo importante. Per esempio a Parigi, entro il 2024, circoleranno 600 taxi a idrogeno. E non mi pare che i francesi non siamo attenti agli aspetti ecologici.