Torna il nostro consueto appuntamento con le letture capaci di decodificare emozioni, pensieri e sentimenti di oggi. Per capire meglio la realtà, dentro e fuori noi stessi.

Seduta sulla pensilina della tramvia nella mia città, sento una donna straniera che parla fitto fitto al telefono, sono da poco passate le nove di sera, dice a un’amica: “Ho paura. Ho tanta paura e non so è giusto”. Parola chiave, parola simbolo, parola stigma di questi tempi.

Ne abbiamo tutti, tanta, ammonticchiata in fondo al portamonete, insieme ai centesimi che tintinnano fra i passi incerti di questo autunno da svelare. Ne abbiamo nelle relazioni, nei lavori che accettiamo o da cui ci congediamo, ne abbiamo a pensare alla morte, ne abbiamo a tentare di vivere.

“Non so se è giusto”.

Qui sotto una scelta di quattro libri sullo smarrimento – e il dolore – che la paura porta con sé.

Su Lacci (Einaudi) di Domenico Starnone – da poco anche in adattamento cinematografico con la regia di Daniele Luchetti – sono state spese critiche superbe. Nella storia di Vanda e Aldo, nel gomitolo di aspettative e certezze e rancori che si srotolano attraverso la fine del loro matrimonio, si sente la disperazione e una paura sordida, l’ansia del termine-corsa, e quel cumulo di meraviglie che il viaggio ci ha lasciato, e che poi, che strada prenderà? Come rielaboreranno, i figli, la sconfitta subita? Chi si prenderà cura di ciò che è rimasto, chi lo metterà in salvo? Una nuova felicità, a Roma, coccola Aldo fra le braccia di un nuovo amore – che mai verrà palesato come tale a Vanda che resta di guardia per i figli a Napoli. Figli che sentono, che vedono, che di quei nodi e lacci sono essenza e soluzione. Starnone, acuto talento della narrativa italiana contemporanea, usa la paura a dosi sopportabili, commestibili, rendendola perfino necessaria.

Paura della Matematica (Adelphi) è un libro di racconti autobiografici, datato 2008, dello scrittore americano di Un giorno questo dolore ti sarà utile, Peter Cameron. Si potrebbe pensare, dal titolo, che l’intera raccolta parli proprio di paura, e niente sarebbe più sbagliato. La narrazione così pacata, soffice (si potrebbe azzardare anche “borghese”) delle ambientazioni o di alcuni personaggi di Cameron fa da contrappeso all’intimo tormento dei loro pensieri, come in Il mondo del ricordo, dove un padre, malato terminale, in una dolcissima visione febbrile e onirica parla col figlio che non vede da tempo o in Lago dei Cigni, quando una coppia di giovani ragazzi gay incontra la nonna di uno dei due e abbattendo timidezze e forzature, scopre con stupore che la donna già sapeva, già rispettava. Mondi quotidiani, paure ataviche: nella prosa di Cameron fluisce naturalmente tutto ciò che ci appartiene o quel che desideriamo. E la paura sta lì, in mezzo a realtà e fantasia.

Il romanzo dell’anno (La nave di Teseo) è la storia che Giorgio Biferali appoggia, come un cappotto resistente, sulle spalle di Livia e Niccolò, due quasi trentenni all’alba di un nuovo anno, quando accade l’imponderabile. Livia entra in coma dopo un incidente in scooter, Niccolò si prenderà cura di lei nella sospensione di quei giorni in ospedale. Le scriverà lettere, cercherà di farsi capire, si percorrerà a ritroso, nel tentativo di spiegare (forse, anzitutto a se stesso) che è ok crescere senza punti di riferimento genitoriali, badare al fratello più piccolo, andare in cerca di risposte per colmare i vuoti, avere paura…a volte è ok. Attraverso l’amore, l’assenza e il bisogno di risposte, Biferali trasforma spesso, in questo romanzo lucido, semplice, la paura in tenerezza: è una scelta molto adulta, a pensarci bene.

Il contrario della nostalgia (Minimum Fax) è un romanzo di Sara Taylor pubblicato in Italia due anni fa. La storia di Alex, tredicenne che viene caricato in macchina da sua madre, di notte, senza nessuna spiegazione se non che non sarebbe più tornato lì dov’era, scivola potente attraverso gli Stati americani e i kilometri di asfalto. Si attanaglia nel vissuto della madre, che ripercorre con fatica le sue tappe, che trafuga segreti e volti, che ha amato ma non sa dire di più. La storia di Alex, nel frattempo, si bagna nell’insicurezza onesta di un bambino (o una bambina) che guarda il mondo scegliendo di non scegliere, che vuole anche ridere, che prova dolore – specialmente nel silenzio di un motel – ma che ancora non sa decodificare i linguaggi e le emozioni. Sara Taylor, autrice di Tutto il nostro sangue compone, con questo romanzo, un piccolo ritratto della paura di restare fermi o di trovare pace.