L’architettura biofilica “invade” le metropoli globali
Photo credits Finbarr Fallon

L’architettura biofilica “invade” le metropoli globali

di Digital Team

Che cos’è l’architettura biofilica? Come può contribuire a migliorare la qualità della vita soprattutto di chi risiede in città? Tutto quello che c’è da sapere su una tendenza in ascesa.

Per avvicinarsi agli scenari aperti dall’architettura biofilica un possibile inizio possono essere le piante. Autore di apprezzati saggi, fra cui La nazione delle pianteL’incredibile viaggio delle piante, lo scienziato italiano Stefano Mancuso dirige il Laboratorio internazionale di neurobiologia vegetale (LINV). Inoltre è cofondatore di Pnat (Project Nature), think tank e società di progettazione multidisciplinare in cui architetti e scienziati vegetali elaborano metodologie d’intervento basate su conoscenze derivate da modelli vegetali. La Fabbrica dell’aria è uno dei progetti più noti fra quelli sviluppati da questo team: il primo esemplare è in attività alla Manifattura Tabacchi di Firenze, un dismesso complesso industriale risalente agli anni Trenta al centro di un vasto progetto di rigenerazione urbana. Attraverso un sistema di filtrazione botanica, brevettato da Pnat, le piante vengono collocate negli spazi chiusi con finalità (non esclusivamente) decorativa: agiscono, in primis, come filtro per la depurazione dell’aria dagli inquinanti. Una volta filtrata, l’aria viene reimmessa in circolo.

Dalla Fabbrica dell’aria all’ufficio biolifico

Adegutamente dimensionata, la Fabbrica sarà presente all’interno del complesso per uffici, in costruzione nell’ex area Rizzoli a Milano, ribattezzato Welcome eprogettato dallo studio di architettura giapponese Kengo Kuma & Associates. Una volta completato, si stima entro il 2024, sarà uno dei primi esempi di architettura biofilica in Italia. Nell’edificio, in costruzione dal marzo 2021, la componente green rappresenterà un elemento distintivo: l’intera struttura si basa sull’adozione di elementi organici e naturali e su una significativa presenza della componente vegetale, declinata fra terrazze con orti e giardini, serre, cortili e una piazza ricca di vegetazione. Al centro dell’operazione, l’ambizione di contribuire a ridefinire l’ancestrale legame uomo-natura, favorendo la vicinanza con elementi in grado di contribuire al benessere fisico e mentale. A partire, appunto, dalle piante, senza dimenticare l’adozione di materiali come il legno, lo studio della ventilazione naturale o la corretta esposizione alla luce solare.

Photo credits Finbarr Fallon
Il grattacielo biofilico CapitaSpring a Singapore

Verso l’ascesa dell’architettura biolifica?

Per sperimentare i benefici promessi dall’architettura biofilica si può intanto fare un salto a Singapore, metropoli che negli ultimi decenni si è distinta per l’approccio green dei suoi edifici e delle sue infrastrutture. Proprio qui, il gruppo di progettazione che include gli studi BIG – Bjarke Ingels Group e CRA – Carlo Ratti Associati, insieme ad altri partner, ha ultimato la costruzione di CapitaSpring. Realizzato nel cuore del distretto finanziario di Singapore, in un lotto in passato occupato da un parcheggio e da un mercato venditori ambulanti, è un grattacielo ad uso misto di 93.000 mq nel quale la lussureggiante tropicale vegetazione è protagonista. Sormontato da un giardino pensile nel quale vengono coltivate oltre 150 specie di frutta, verdura, erbe e fiori, si caratterizza per la presenza di oltre 80.000 piante. Uffici, residenze private e servizi pubblici collocati all’interno della torre dispongono di spazi verdi diffusi nei vari livelli. Un’ ‘oasi verticale’, che propone un connubio fra architettura e natura potenzialmente replicabile ad altre latitudini. 

architettura biofilica
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Il grattacielo biofilico CapitaSpring a Singapore