L’eterna attualità di Ludwig Mies van der Rohe

L’eterna attualità di Ludwig Mies van der Rohe

Nel 2021 si è aperta una nuova stagione per due edifici progettati dall’architetto tedesco Ludwig Mies van der Rohe: la Neue Nationalgalerie di Berlino, sua ultima opera, e la Martin Luther King Jr. Memorial Library di Washington D.C.

Una carriera fra Europa e Stati Uniti; l’esperienza in prima persona in alcune fra le massime istituzioni della sua epoca, dal Bauhaus al Deutsche Werkbund; un ‘motto’– il celeberrimo Less is more – ereditato dal passato, ma destinato a restargli cucito addosso per sempre. Disegnare il profilo di Ludwig Mies van der Rohe (1886 – 1969) equivale a ripercorrere pagine intensissime della storia dell’architettura mondiale. Maestro del Movimento Moderno, ha firmato edifici pubblici e privati dall’indiscussa e duratura influenza. Oltre a misurarsi con la scala urbana e architettonica, si è dedicato al design: in particolare, con Lilly Reich, ha concepito la Barcelona Chair, poltrona che debuttò in occasione dell’Esposizione universale di Barcellona del 1929, all’interno dell’iconico padiglione tedesco. 

La rinascita del Barcelona Pavilion

Considerato uno dei suoi capolavori assoluti, nonché ‘sintesi’ del principio della ‘pianta libera’ è tornato a nuova vita negli anni Ottanta, dopo essere stato smantellato al termine dell’evento espositivo. Inaugurato nel 1986, dopo un triennio di lavori promossi e coordinati dalla municipalità di Barcellona, la struttura è stata ricostruita impiegando fedelmente anche gli stessi materiali scelti da Mies van der Rohe e da Reich: il vetro e l’acciaio dialogano poeticamente con quattro tipi di pietra: travertino romano, marmo verde alpino, marmo verde antico della Grecia, onice dorato delle montagne dell’Atlante). Oggi è sede della Fundació Mies van der Rohe, istituzione che fra le altre attività promuove e organizza lo European Union Prize for Contemporary Architecture – Mies van der Rohe Award. A frequenza biennale, il riconoscimento premia la migliore produzione architettonica su scala europea.

Mies van der Rohe da Berlino a Chicago

Non hanno conosciuto l’esperienza della demolizione e ricostruzione, come accaduto al Padiglione di Barcellona, ma sono stati di recente oggetto di interventi di rinnovamento altri due edifici di Mies van der Rohe. Proprio nel 2021, infatti, dopo un intervallo di chiusura protrattosi per sei anni l’ultima opera europea della carriera dell’architetto tedesco è tornata ad accogliere i visitatori. Stiamo parlando della Neue Nationalgalerie di Berlino, il museo di arte moderna aperto nel 1968 e rinnovato dallo studio David Chipperfield Architects Berlin. Per l’occasione, fra gli altri progetti espositivi inaugurali, è stata allestita la mostra Alexander Calder. Minimal / Maximal, con cui l’istituzione tedesca ha deciso di ‘riannodare i fili della memoria storica’ dell’edificio. Si deve infatti all’artista statunitense, celebre per i mobiles, la scultura Têtes et Queue, originariamente posizionata nello spazio pubblico all’esterno del museo berlinese. Dalla Germania si passa negli Stati Uniti, paese in cui Mies van der Rohe scelse di emigrare nel 1938, quando sull’Europa iniziavano a soffiare i venti della seconda guerra mondiale. A Chicago insegnò alla scuola di architettura dell’Armor Institute of Technology, divenendone successivamente direttore, e progettò il campus per il nuovo Illinois Institute of Technology. A Washington D.C. si occupò della Martin Luther King Jr. Memorial Library (MLKL), l’unica biblioteca della sua carriera: inaugurata postuma, nel 1972, è stata resa ‘più organica, più trasparente e più aperta‘ dall’intervento di ristrutturazione ultimato dallo studio olandese Mecanoo. Un’esperienza raccontata nel docu-film A Legacy of Mies and King – Renovating the Public Library of Washington D.C..