5 film d’amore gay stranamente a lieto fine
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5 film d’amore gay stranamente a lieto fine

di Simona Santoni

Alla larga da suicidi, morti improvvise, disgrazie varie, solito refrain di tante trame a tematica omosessuale. Anche nel mondo Lgbt esiste l’happy end

Storie di amore gay raccontate al cinema? Immancabili solitamente suicidi, morti improvvise, malattie strazianti, tragedie varie. La cosiddetta sindrome della poiana, per dirla con la locuzione sorta tra cinefili gay dopo L’altra metà dell’amore, film in cui una giovane Piper Perabo, che si prende cura di una poiana ferita, dopo essere tradita dalla compagna di collegio con cui viveva un amore si suicida. Ovviamente.

Come se non possa esistere un amore omosessuale senza disgrazie. Nel mese in cui si rincorrono in giro per il mondo cortei di Gay Pride e in cui, il 28 giugno, in ricordo dei moti di Stonewall si festeggia la Giornata mondiale dell’orgoglio Lgbtqia+, ripercorriamo 5 film di amore gay stranamente a lieto fine. Strano ma non impossibile: anche l’amore tra uomini, tra donne, tra trans o chicchessia può avere svolte felici.

Maurice (1987) di James Ivory

Dal romanzo di E.M. Forster. Con Maurice il cineasta statunitense ha vinto il Leone d’argento per la regia alla Mostra del cinema di Venezia, con Coppa Volpi ai due attori protagonisti Hugh Grant e James Wilby.

Nel 1909 il Maurice (Wilby) del titolo entra a Cambridge dove fa amicizia con il ricco Clive (Grant), che si confessa sessualmente attratto da Maurice, attrazione ricambiata. Nasce una relazione intensa ma casta che però finisce per colpa di Clive. Maurice troverà comunque consolazione…

Ivory, apertamente omosessuale, è anche lo sceneggiatore premio Oscar di Chiamami col tuo nome.

When night is falling (1995) di Patricia Rozema

Da una parte un’insegnante di letteratura (Pascale Bussières) in un college religioso, fidanzata con un collega, dall’altra una circense disinibita (Rachael Crawford). Il punto di incontro: una lavanderia a gettoni dove la prof si perde in lacrime per la morte del cane e l’altra, sconosciuta, la consola.
È l’inizio di un tira e molla tra attrazione e rifiuto, che sfocia tra lenzuola di rosso ferrarese e una danza di trapeziste in volo.

Regista canadese, Patricia Rozema è dichiaratamente lesbica; ha firmato anche Ho sentito le sirene cantare.
Pascale Bussières, invece, brava e affermata attrice canadese, nella sua filmografia ha anche La Répétition – L’altro amore di Catherine Corsini, ossessione amorosa lesbica/bisex con Emmanuelle Béart che invece non vanta un lieto fine.

La terra di Dio
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Immagine del film “La terra di Dio – God’s own country”

La terra di Dio – God’s own country (2017) di Francis Lee

Opera prima premiata al Sundance e presentata al Festival di Berlino, il film è parzialmente ispirato alla vita del regista britannico, apertamente gay e trovatosi di fronte al bivio tra la fattoria di famiglia e la scuola di cinema.

Un giovane agricoltore (Josh O’Connor) cerca di scolorire le sue frustrazioni con l’alcol e il sesso occasionale finché il padre non assume un lavoratore migrante rumeno (Alec Secăreanu). L’attrazione che scatta tra i due lo mette su una nuova strada…

Francis Lee ha esplorato l’amore gay – questa volta lesbico – anche nel suo secondo film Ammonite – Sopra un’onda del mare: ha dimostrato anche qui che ci si può amare tra persone dello stesso sesso con soddisfazione e senza repressioni, senza doversi buttare dalla finestra o tagliarsi le vene. Il lieto fine però è soffocato, ma questo spesso è il destino di qualsiasi storia d’amore.

Imagine me & you (2005) di Ol Parker

Non sempre Piper Perabo in versione lesbica muore (come ne L’altra metà dell’amore). In Imagine me & you si scambia i ruoli ed è lei stavolta l’indecisa; una splendida Lena Headey, la regina Cersei Lannister della serie televisiva Il Trono di spade, è invece quella che non si fa troppe solfe sui suoi sentimenti.

Piper è la promessa sposa di Matthew Goode, sta preparando le nozze, peccato però che proprio mentre procede verso l’altare rimane folgorata dalla fiorista che ha addobbato la chiesa e che poi si dichiara serenamente lesbica. La folgorazione non retrocede e anzi fomenta, sconquassa, turba, in una commedia gradevole che non stravolge la storia del cinema ma ci regala un lieto bacio sulle rinfrescanti note di Happy together dei Turtles.

My beautiful laundrette – Lavanderia a gettone (1985) di Stephen Frears

Terzo film di Stephen Frears, quello che lo aprì al successo di pubblico, è una storia d’amore omosessuale interraziale sullo sfondo di una lavanderia a gettoni.
Tra commedia e dramma,  My beautiful laundrette è ambientato nella Londra di metà anni Ottanta durante il governo di Margaret Thatcher.

Un giovane pachistano (Gordon Warnecke) riceve una fatiscente lavanderia a gettoni da suo zio, con lo scopo di renderla un’attività di successo. Poco dopo viene attaccato da un gruppo di estrema destra: scoprirà che il loro leader è un suo amico d’infanzia (un giovanissimo Daniel Day-Lewis che si beccò il National Board of Review Awards come miglior attore non protagonista). I due riprendono la loro relazione…