5 film sul matrimonio, analizzati dal punto di vista dello sposo
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5 film sul matrimonio, analizzati dal punto di vista dello sposo

di Andrea Giordano

Il matrimonio (cinematografico), visto però dallo sguardo dello sposo. 5 film che ce lo raccontano, attraverso una prospettiva tutta particolare

Il percorso verso l’altare può essere oltremodo pieno di insicurezze, avventure, preparazioni, scelte, tra fiori e di menù, ripensamenti, sorprese, seppur il lieto fine sia (quasi) sempre in agguato. Il cinema racconta le nozze spesso dalla parte della sposa, meno da quella di lui, chiamato a inseguire in certi casi, a riflettere ulteriormente, o a decidere di chiedere alla propria amata di (non) sposarlo, e così vivere felici e contenti. Da Se scappi ti sposo a Quattro matrimoni e un funerale: 5 film sul matrimonio, visti dall’insolita prospettiva del futuro (o non) sposo.

Se scappi ti sposo

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Richard Gere e Julia Roberts in “Se scappi ti sposo” diretti da Garry Marshall

La sposa in fuga nel momento più importante, e che lascia ogni volta il proprio (futuro) marito allibito e deluso, diventa oggetto di un report giornalistico. A indagare c’è Ike, interpretato da Richard Gere, che da New York si trasferisce nel rurale Maryland, a caccia di notizie e riscontri sulla protagonista della storia, Maggie Carpenter (Julia Roberts). Alla fine se ne innamorerà, decidendo di fare anche lui un secondo passo, ma subendo a sua volta la ‘maledizione’ dell’essere temporaneamente abbandonato. Alla fine c’è un modo per risolvere ogni cosa: sposarsi da soli, in campagna, lontani da tutti, a cielo aperto, senza lo stress di damigelle, paggetti, chiesa stracolma, di navate da percorrere, di sì da pronunciare davanti a centinaia di persone. La coppia di numeri uno del cinema americano, collaudatasi in un cult come Pretty Woman, torna insieme in Se scappi ti sposo, diretti dallo stesso regista, Garry Marshall. La morale: talvolta troppa gente può mettere pressione. Meglio allora una piccola cerimonia, senza troppi sfarzi, e soprattutto, cercate di conoscere bene i gusti di chi convola con voi nel giorno più bello della vita.

Quattro matrimoni e un funerale

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Hugh Grant

Qualcuno dice che il ‘matrimonio è la tomba dell’amore’. Deve averla pensata così Hugh Grant, scapolo d’oro (fino al 2018) nella vita, quanto nella finzione, dopo aver partecipato alle nozze di altri amici, decide di sposarsi. Risultato: Quattro matrimoni e un funerale. Una delle commedie british maggiormente famose, diretta da Richard Curtis, anno 1993, nella quale a fargli girare letteramente la testa è una ragazza inglese, interpretata da Andy McDowell. Una vera ossessione, che dopo vari tentativi gli sfugge quando lei sposa un ricco (più anziano) uomo scozzese. Tutto finito? Pare di sì. Deve allora ‘riepiegare’ con la ex storica, odiata da tutti, l’unica (apparente) ancora di salvezza per non rimanere zitello. Ed invece il finale lascia tutti a bocca aperta: il matrimonio non si farà, ma la passione, quella vera, tornerà invece a battere nel cuore dei due protagonisti. Morale: riflettere bene, stando attenti a chi ci si sposa, perché, come ci raccontano ai corsi pre-matrimoniali, ‘sarà per sempre…’. Meglio attendere, non sposarsi, ed essere lo stesso felici, come lo è stato Hugh Grant.

Prima o poi mi sposo

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Matthew McConaughey e Jennifer Lopez in “Prima o poi mi sposo”

Da un lato una wedding planner perfetta, precisa, ordinata, efficiente, la più brava in circolazione, interpretata da Jennifer Lopez, che però nella vita non trova invece l’amore. Dall’altro, un uomo (Matthew McConaughey), quelllo che ogni donna sogna, atletico, gentile, generoso, e che arriva proprio nel momento giusto a salvarla. Cosa può esserci allora di peggio? Che lui deve sposarsi con una delle clienti dell’agenzia per cui lei lavora, e non sa di fatto che tra di loro è scattato già qualcosa. Commedia dei contrasti, diretta da Adam Shankman, Prima o poi mi sposo, non mette in circolo solo emozioni e buoni sentimenti, occasioni mancate e da non perdere, ma anche tutti i preparativi dietro le quinte, fiori, tavoli, combinazioni di colori, abiti su misura, famiglie da non deludere. Morale: talvolta il vero amore lo si trova nella maniera più imprevista, e bisogna tenerselo stretto. 

2 single a nozze

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Owen Wilson e Vince Vaughn, protagonisti di “2 single a nozze”

Due avvocati divorzisti, interpretati rispettivamente da Owen Wilson e Vince Vaughn, amano divertirsi e imbucarsi in particolare ai matrimoni, a caccia di qualche donna da conquistare, fingendosi parenti degli sposi. Un giorno la loro ricerca dà inaspettatamente i suoi frutti, trovano le rispettive anime gemelle, sorelle della sposa, ma da quel momento ne succederanno di tutti i colori, fino all’epilogo (ovviamente lieto) finale. Commedia degli intrecci, 2 single a nozze (in inglese Wedding Crashers), diretta da David Dobkin, ci introduce all’universo dei single impenitenti, chiamati, grazie al colpo di fumine, a dare una sferzata alla loro esistenza solitaria, quando si accorgono che di fronte hanno il vero amore. Morale: non si sa mai chi si può incontrare ai matrimoni degli altri, perché l’occasione potrebbe essere davvero quella giusta. 

Il mio grosso grasso matrimonio greco

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John Corbett e Nia Vardalos alla premiere di “Il mio grosso grasso matrimonio greco”

Accettarsi, oltre le rispettive culture, etnie e differenze di rituali, perché quando c’è l’amore ogni cosa può essere superata. Lo si racconta in una delle commedie brillanti più divertenti uscite sul grande schermo, Il mio grosso grasso matrimonio greco, scritta e interpretata da Nia Vardalos. Il (lui) protagonista (l’attore John Corbett), in questo caso, origini anglossassoni e borghesi, perde la testa nei confronti di una ragazza greca che vive a Chicago. Per conquistarla definitivamente, andrà incontro a una serie di prove, farsi accettare dalla sua famiglia, convertendosi alla religione ortodossa e ingurgitando piatti di carne della tradizione, nonostante sia vegetariano. Alla fine la festa sarà spumeggiante. Morale: qualunque cosa ognuno faccia, la famiglia di origini può sempre fare la differenza, nel bene, o nel male. Riflettere, dunque, prima di decidere, ma se non ci sono più impedimenti, avanti tutta.