L’artista che ha fatto della canzone un capolavoro

Quante strade deve percorrere un uomo prima di essere chiamato uomo?”, recitava così uno dei manifesti generazionali più belli, Blowin in The Wind. Era il 1963.

Bob Dylan da allora ha saputo stravolgere e (s)comporre i clichè, trasformandosi, diventando il poeta beat per eccellenza, non solo come portavoce di disillusioni e speranze, politiche, sociali, ma dando valore ad una poetica sublime della parola, che dopo anni viene finalmente celebrata e riconosciuta con il massimo riconoscimento, il Nobel per la Letteratura 2016.

Una giornata che si era aperta funestata dalla scomparsa dolorosa di Dario Fo, ma che in una coincidenza surreale, ha ridato poche ore dopo felicità a molti, un urlo quello arrivato da Stoccolma. Il menestrello di Duluth ce l’ha fatta. Dopo il Premio Oscar per la canzone Things Have Changed, il Pulitzer, i Grammy, le lauree honoris causa, e la Medaglia per la Libertà conferitagli da Obama, Dylan si eleva così ad una dimensione ulteriormente leggendaria e immortale, “per aver creato delle nuove espressioni artistiche nell’ambito della grande tradizione della canzone americana”.

Due libri, Tarantola, romanzo di genere sperimentale, scritto tra il 1965 e il 1966, descrive un proprio flusso di coscienza, ispirandosi a nomi come Kerouac e Allen Ginsberg; poi Chronicles vol. 1, l’inizio della sua autobiografia, che affronta i momenti della formazione, gli incontri decisivi, dal periodo del Greenwich Village, fino agli anni Ottanta, omaggiando alcuni riferimenti, diretti e indiretti, di vita, dal poeta Archibald MacLeisch al musicista Daniel Lanois.

Dylan come riferimento iconico e (contro)culturale, moderno, per generazioni di artisti, da Springsteen agli U2, scrittori, cantautori, registi, capace di attraversare i linguaggi, i generi, folk, rock, country, e le epoche, scandendo quella che era, ed è, l’attualità, la contestazione, lo spirito. Nelle canzoni più iconiche o in quelle meno note, come The Times They Are A-Changin, Highway 61 Revisited, Desolation Row, Infildes, Mr. Tambourine Man, Hurricane, Like a Rolling Stone, ha raccontato l’America, le questioni razziali, la guerra, la pace, i sogni, i grandi miti cantando se stesso e destrutturando se stesso in infiniti modi possibili. Lungo una ricerca musicale decisamente unica.