Come sarà l’architettura del futuro? 5 tendenze visionarie
© Andrés Jaque / Office for Political Innovation

Come sarà l’architettura del futuro? 5 tendenze visionarie

di Carolina Saporiti

Una nuova pubblicazione di Phaidon, “Radical Architecture of the Future” esplora i progetti – già realizzati – in grado di migliorare la vita delle persone e della collettività. Facendo attenzione anche a preservare l’ambiente

Nell’anno dell’edizione della Biennale di Architettura di Venezia intitolata “How will we live together”, è stato pubblicato un libro da Phaidon che, attraverso 79 progetti, presenta quella che sarà l’architettura del futuro. E infatti la pubblicazione della curatrice Beatrice Galilee (è stata, per cinque anni, curatrice di architettura e design al Metropolitan Museum of Art di New York) si chiama Radical Architecture of the Future e individua alcune possibili direzioni che l’architettura inizierà a percorrere.

E quindi, come sarà l’architettura del futuro? Tutta grattacieli? Adattabile attraverso l’intelligenza artificiale? Il libro risponde usando come esempi alcuni progetti di architetti, artisti, registi, game designer e ricercatori che affrontano i temi più urgenti della crisi climatica e delle disuguaglianze sociali. Niente soluzioni utopiche, tutti i progetti sono reali e già esistenti, a dimostrazione che un’alternativa a un sistema che non funziona è sempre possibile.

Abbiamo individuato 5 tendenze dell’architettura del futuro che emergono da questa pubblicazione

La Natura è nostra alleata

Figura di riferimento in questi tempi moderni è Donna Haraway, una filosofa femminista che con le sue idee sull’interezione equa e gentile con il mondo naturale sta influenzando anche l’architettura. Due esempi: l’Art Biotop Water Garden in Giappone che è stato costruito spostando 318 alberi in un prato vicino per prevenirne la distruzione; e la Moschea Bait Ur Rouf a Dhaka, progettata in modo che i raggi del sole creino giochi di luce sorprendenti nello spazio. 

Riciclo e materiali innovativi

Si parla spesso di riciclo, ma raramente si dice che il settore edile sia uno dei maggiori responsabile delle emissioni di CO₂. Lo studio di architettura Rotor, con sede a Bruxelles, e lo studio Lacaton & Vassal, a Parigi, hanno sviluppato soluzioni in gradi di ridurre gli sprechi di materiale. Stanno diventando sempre più comuni alcuni materiali nuovi come l’etilene tetrafluoroetilene (ETFE), un tipo di plastica leggera che può essere utilizzata per raffreddare gli edifici, come è stato fatto nell’Auditorium e Centro Congressi di Plasencia in Spagna. Ma soprattutto sempre più architetti e progettisti stanno decidendo di utilizzare materiali reperibili localmente. 

Condivisione

Oltre a evidenziare le ingiustizie, i progetti presenti nel libro dimostrano come gli architetti possono influenzare il modo in cui viviamo insieme e costruire comunità più eque (un tema affrontato bene anche alla Biennale di Architettura curata da Hashim Sarkis). Un esempio? Granby Four Streets è un progetto dello studio Assemble, a Liverpool, nel Regno Unito, che ha ripristinato il patrimonio edilizio abbandonato e creato spazi per laboratori e un giardino condiviso in collaborazione con un fondo comunitario. In Cina i nuovi edifici di Xu Tiantian a Songyang includono una sala comune, una casa da tè e una fabbrica di tofu, mentre l’artista Ou Ning ha lavorato con la comune di Bishan nella provincia di Anhui (sempre in Cina) per creare una valuta e un passaporto locali, e dare vita a un centro di apprendimento e a una galleria d’arte. 

Lusso pubblico

Il lusso sta entrando negli spazi pubblici. Per esempio a Port-au-Prince ad Haiti, lo studio Emergent Vernacular Architecture ha progettato un anfiteatro, in collaborazione con i residenti locali dopo il terremoto del 2010, con spazi per sedersi, giardini piantumati e attrezzi per allenarsi. Questo tipo di approccio è guidato dal senso di comunità. In Giappone, la compagnia ferroviaria Seibu ha chiesto al grande architetto Kazuyo Sejima di progettare una nuova carrozza ferroviaria. Risultato? Il nuovo treno ha enormi finestre per avvicinare i passeggeri ai paesaggi e migliorare così la qualità del viaggio.

Data, data, data

Nessuno può fare più a meno dei dati, che hanno cambiato il nostro modo di vivere, lavorare e comportarci. E ora se ne interessano anche artisti, architetti e ricercatori. James Bridle, ad esempio, ha studiato l’impronta di carbonio dei nostri servizi Internet, mentre Andrés Jaque ha realizzato Intimate Strangers, un’app costruita sul modello di Tinder ma pensata per l’urbanistica. Anatomy of an AI System di Kate Crawford e Vladan Joler è uno studio su come viene prodotto un Echo Dot di Amazon (Alexa), rendendo visibile il lavoro umano necessario per produrre quella voce.