Dissidente e delicato: intervista all’artista cinese Ai Weiwei
Edward Smith

Dissidente e delicato: intervista all’artista cinese Ai Weiwei

di Carolina Saporiti

In occasione dell’inaugurazione della sua mostra personale “La Commedia Umana – Memento Mori”, a Venezia, abbiamo incontrato l’artista dissidente cinese. Come approcciarsi all’arte? Cosa si può imparare dall’artigianato? Qual è il valore dell’arte oggi? Parola all’artista

Calmo, sorridente e disponibile. Così si presenta l’artista cinese Ai Weiwei a Venezia per l’inaugurazione della sua personale La Commedia Umana – Memento Mori, in collaborazione con l’Abbazia di San Giorgio Maggiore – Benedicti Claustra Onlus, Berengo Studio e Fondazione Berengo. Non te lo aspetteresti così un “dissidente”, un esiliato dal suo Paese di nascita e invece Ai Weiwei lo è: umile, pronto a rispondere alle domande e attento a quello che gli accade intorno. L’abbiamo incontrato a Venezia dove ha presentato la sua opera mastodontica in vetro (la più pesante nella storia di Murano), che ha dato il nome anche alla mostra stessa. Un enorme lampadario, ma senza luci, perché come ha spiegato l’abate ‘se hai una luce interiore sarai tu a illuminarlo’, fatto di cuori, teschi, organi e altri oggetti neri, appeso davanti all’altare della chiesa dell’Abbazia di San Giorgio, sull’omonima isola, di fronte a San Marco.

L’opera è impressionante, per la dimensione, per il colore, per il sistema con cui è sospesa di fronte all’altare, per il fatto di saperla fatta in vetro nonostante a un primo sguardo sembri di metallo o di altro materiale, perché impossibile non sentire muovere qualcosa dentro di sé ammirandola. Presentata a Roma in anteprima a marzo, La Commedia Umana, realizzata dalla fornace Berengo Studio, è arrivata in laguna insieme ad altri lavori inediti in vetro e altre opere famose di Ai Weiwei, dove rimarrà fino al 27 novembre.

Lasciandoci stupire dalla bellezza misteriosa di questo capolavoro d’arte e artigianato, abbiamo colto l’occasione per chiedere all’artista Ai Weiwei quale sia il rapporto tra i due, quale il ruolo di un artista nei confronti della società e molto altro…

Le tradizioni artigianali e la riflessione sui materiali sono sempre state ricorrenti nel suo lavoro: per questa mostra che ha da poco inaugurato a Venezia ha utilizzato la maestria degli artigiani della vetreria Berengo Studio di Murano per realizzare l’opera La Commedia Uumana e altri lavori inediti. Qual è il valore dell’artigianato tradizionale? E come lo incorpora nel suo lavoro?

La tradizione può essere intesa come la memoria degli esseri umani. Nel processo di sviluppo, il progresso dell’artigianato e la comprensione dei materiali costituiscono gli elementi di base di una cultura. Quindi, attraverso le mie opere d’arte rifletto ripetutamente su tutti i tipi di società e tradizioni culturali che si sono formate nel corso della storia. È un processo di apprendimento. In seguito, applico l’artigianato tradizionale all’espressione moderna, dando alla tradizione un nuovo significato. 

Avendo avuto l’opportunità di lavorare ovunque, nel corso degli anni ha trovato connessioni tra la tradizione artigianale cinese e quella di altri luoghi?

Gli esseri umani hanno alcuni bisogni comuni. Nella storia dell’umanità possiamo per esempio ammirare i manufatit dell’Età del Bronzo o alcune ricerche ed esplorazioni collettive fatte sulla ceramica e sul legno. Grazie alla mia esperienza in diversi Paesi, ho potuto osservare che alcune tradizioni sono paragonabili a quelle cinesi. Questo tipo di confronto è molto utile per comprendere una cultura.

La grande opera La Commedia Umana è la scultura in vetro di Murano più pesante mai realizzata: quanto è importante la materialità nel suo lavoro, pur trattandosi di opere evocative?

L’espressione ha bisogno di un vettore, che è quello che di solito chiamiamo linguaggio. È solo con un linguaggio che si può formare una narrazione e attraverso la narrazione c’è una storia. La storia è poi incorporata nelle connessioni emotive degli esseri umani. La Commedia Umana, il grande lampadario in vetro di Murano che ha una lunga storia, esplora ulteriormente i temi contemporanei e riflette in modo nuovo sul conflitto tra le tecniche antiche e la realtà di oggi.

Lei ha definito il vetro un materiale speciale, capace di farci riflettere. Può dirci di più su come il vetro racchiuda questo potere?

Il vetro di Murano è un liquido in fiamme o un liquido che brucia. Quando si raffredda, diventa solido. Questa solidificazione, dopo il raffreddamento, modella l’intera forma e lascia delle tracce. Ha la caratteristica della morte istantanea. È fragile, eppure è così solido. Per questo ho creato un lampadario gigante.

Il suo lavoro esprime un bisogno di comunicazione e di denuncia. Nel corso degli anni lei è diventato il simbolo di un modo di fare arte, ossia l’essere dissidenti anche attraverso la forma e l’estetica. Sente una responsabilità in questo senso? E in che modo crede che l’arte possa essere una forma di attivismo anche per il pubblico?

Se l’arte ha un significato per la vita contemporanea è proprio la forza mentale dell’umanitarismo che porta con sé. Questa forza mentale non può consistere solo in complimenti. Senza critica, i complimenti non hanno senso. Quindi, tutti i complimenti alla vita devono provenire da un pensiero critico che guardi alla vita, alla politica e ai fenomeni culturali con occhio serio e severo. Solo con il pensiero critico possiamo uscire dall’angoscia quotidiana e assumerci la responsabilità in qualità di esseri umani e l’identità di artista. Nella maggior parte dei casi l’arte non si assume questa responsabilità, ma serve solo come scusa per fuggire.

Le sue opere hanno sempre un riferimento alla sua storia personale: come vive la sua partenza dalla Cina e la sua attuale residenza europea?

Sono un essere umano che attraversa la vita alla cieca, affrontando pericoli a ogni angolo. Questo senso di incertezza mi ha dato l’opportunità di acquisire una nuova forma e un nuovo linguaggio nella mia mente. Lo esploro in ogni mia opera d’arte. Senza questa esplorazione, le mie opere non avrebbero valore. Sono stato costretto a lasciare la lingua e il Paese che mi sono familiari. Sono molto fortunato ad avere l’opportunità di vivere in Europa, di conoscere questo ambiente e il mondo. Ho sempre creduto che tutti gli ostacoli che incontro nella vita siano per me motivi per andare avanti.

Se avesse 20 anni nel 2022 o se iniziasse a fare arte per la prima volta oggi, su quali temi si concentrerebbe e quali forme d’arte sceglierebbe?

Questa domanda è molto interessante. Se la vita potesse tornare indietro, sarebbe come premere il tasto rewind di un video. Non posso indovinare o prevedere l’esperienza emotiva dei ventenni e la loro visione del mondo. Non ho idee su di loro.

L’arte contemporanea a volte crea un senso di distanza tra l’opera e lo spettatore che pensa di non capire ciò che ha davanti. Qual è secondo lei l’approccio giusto? Almeno per quanto riguarda la sua arte?

L’arte contemporanea cerca di prendere le distanze dalla cultura tradizionale perché la Rivoluzione industriale e la successiva Rivoluzione dell’informazione, che si evolve velocemente, hanno deviato molto l’esperienza umana e cambiato la visione del mondo che si era formata in precedenza. Non importa quanto sia veloce lo sviluppo, abbiamo ancora l’esperienza condivisa del tempo e della velocità e giudizi emotivi condivisi. La nostra comprensione della vita non va troppo lontano, anzi. La durata della vita limita la nostra comprensione delle cose che ci circondano. Se si esagera la discrepanza tra l’arte contemporanea e l’esperienza della vita contemporanea, si evitano le responsabilità e la realtà: sarebbe una scusa. Non mi fido di questo tipo di arte.