Giornata mondiale contro l’Aids, 40 anni di Hiv
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Giornata mondiale contro l’Aids, 40 anni di Hiv

di Digital Team

Era il 1981 quando si registrò per la prima volta una nuova sconosciuta malattia. Da allora quattro decenni di battaglie e traguardi raggiunti, documentati in una mostra a Milano

“Aids. Se lo conosci lo eviti. Se lo conosci non ti uccide”. Sono lontani gli anni ’90 in cui risuonavano spot istituzionali sulla pericolosità della malattia, dal monito giusto quanto inquietante. Tempi in cui anche tante star persero la vita debilitate dall’Hiv, da Freddie Mercury a Robert Mapplethorpe, da Keith Haring a Isaac Asimov, da Rock Hudson a Rudol’f Nureev.

Ora l’Aids fa meno paura, molti traguardi sono stati raggiunti sul fronte delle cure e della prevenzione dell’Hiv, ma non bisogna abbassare la guardia. Oggi che, come ogni 1° dicembre a partire dal 1988, si celebra la Giornata mondiale della lotta contro l’Aids, in Italia abbiamo lasciato alle spalle 45mila persone morte per Aids, 35 milioni nel mondo. Ma c’è un bellissimo obiettivo davanti: sconfiggere l’epidemia entro il 2030.

40 anni di Hiv, tanti traguardi raggiunti

Era il 1981 quando i Centers for Disease Control and Prevention americani notarono un insolito aumento di polmoniti nei giovani omosessuali. Il virus poi si rivelò trasmissibile tramite via sessuale (rapporti non protetti, etero o omosessuali) o ematica (scambio di siringhe o trasfusioni di sangue contaminato). Sul New York Times un articolo documentava l’arrivo di una nuova e sconosciuta malattia chiamata poi Aids, acronimo di ‘Sindrome da Immunodeficienza Acquisita’.
Per questo oggi si parla di 40 anni di Hiv, anche se il viurs fu isolato e identificato per la prima volta nel 1984 dal virologo Robert Gallo.

Tra le iniziative per celebrare quattro decenni di battaglie, la Galleria dei Frigoriferi Milanesi a Milano ospita fino al 5 dicembre la mostra 40 anni positivi. Dalla pandemia di AIDS a una generazione Hiv free: esposti le campagne di comunicazione e i volti di personaggi quali Pier Vittorio Tondelli e Magic Johnson che hanno contribuito a un salto verso l’autodeterminazione e verso l’abbattimento dello stigma.

40 anni positivi
Paola Bensi, Candle light Castello Sforzesco, 1990, 18×24 cm (Mostra “40 anni positivi”)

Anche se «l’attenzione del mondo è concentrata sul Covid-19, non possiamo dimenticare un altro virus mortale che ha devastato vite e comunità per quasi 40 anni» ha detto Hans Kluge, direttore per l’Europa dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms). Quella di Aids è «una delle pandemie più distruttive della storia».

Il Covid purtroppo ha avuto un impatto negativo sui tempi della diagnosi: «Negli ultimi anni, molti Paesi della regione europea hanno lavorato per aumentare i test e le cure affrontando lo stigma sociale. Ma i nuovi dati raccolti dall’emergere del Covid-19 dipingono un quadro preoccupante, suggerendo che molte persone che vivono con l’Hiv non hanno avuto diagnosi tempestive, il che potrebbe avere conseguenze a lungo termine sulla loro qualità di vita». Il 2030 è sempre il traguardo all’orizzonte: «C’è ancora troppa stigmatizzazione, discriminazione e disinformazione, con enormi disparità nella diagnosi e nel trattamento. Insieme possiamo porre fine all’Aids entro il 2030», ha aggiunto Kluge.

Benetton
La campagna pubblicitaria di Benetton, dedicata all’Aids, firmata da Oliviero Toscani. In mostra a Milano in “40 anni positivi”

Secondo dati Unaids, oggi sono 38 milioni le persone che convivono con l’Aids. Negli ultimi anni sono stati fatti rilevanti progressi nel contrasto della malattia, nei Paesi più ricchi e non solo: nel 1998 si segnò il picco di diagnosi con 2,8 milioni nuove infezioni, sono state invece 1,5 milioni le persone infettate dall’Hiv nel 2020, 1,7 milioni nel 2019. 

Obiettivo 2030. Missione: rimuovere le disuguaglianze

Il direttore esecutivo dell’Unaids Winnie Byanyima lancia però un avvertimento: «L’Aids rimane una pandemia, una luce rossa che lampeggia, e solo muovendoci velocemente per porre fine alle disuguaglianze possiamo superarla. Laddove i leader agiscono con coraggio e insieme, riunendo scienziati all’avanguardia, fornendo servizi che soddisfano i bisogni di tutte le persone, proteggendo i diritti umani e sostenendo finanziamenti adeguati, le morti legate all’Aids e le nuove infezioni da Hiv stanno diventando rare. Ma questo solo in alcuni luoghi e per alcune persone». 

Tra le azioni rivolte proprio alle comunità più bisognose, con focus sull’Africa subsahariana, c’è quella di (RED), organizzazione no-profit che alimenta il Fondo globale per la lotta all’Aids. Riunisce l’operato di varie aziende, tra cui Apple, che negli ultimi 15 anni ha raccolto tramite i suoi clienti quasi 270 milioni di dollari, consentendo servizi di assistenza e supporto a 11 milioni di persone, test Hiv a 192 milioni, l’accesso a trattamenti antiretrovirali salvavita a 13,8 milioni.

La speranza di Byanyima di Unaids: «Se affrontiamo le disuguaglianze che frenano il progresso, possiamo mantenere la promessa di porre fine all’Aids entro il 2030. È nelle nostre mani».