“I am Greta”: lo sguardo di Greta Thunberg sul nostro mondo
I am Greta (2020)

“I am Greta”: lo sguardo di Greta Thunberg sul nostro mondo

di Alessandra Mattanza

La vita e l’attivismo di Greta Thunberg vengono raccontati in un documentario-cult in uscita il 2 novembre. Da vedere assolutamente.

«Non ereditiamo la terra dai nostri antenati, la prendiamo in prestito dai nostri figli»: recita un proverbio dei nativi americani.

Adesso sono le nuove generazioni che protestano e chiedono con forza un cambiamento per non ereditare un pianeta al collasso.

Adesso la crisi climatica è la più grande emergenza del nostro tempo. La temperatura media globale si innalza di circa 1,1 gradi centigradi in più rispetto all’era preindustriale. Si registrano anni sempre più caldi, con cambiamenti climatici evidenti, al punto che in Siberia nel 2020 sono state raggiunte temperature record. L’estensione dei ghiacci artici è ai minimi storici. Si moltiplicano danni climatici estremi come alluvioni, uragani, trombe d’aria.

Adesso se non si agisce sarà poi troppo tardi. Per questo è necessario fare pressione sui governi, sui politici, sulle aziende, su tutta la popolazione, perché questi agiscano, si impegnino seriamente nella protezione ambientale.

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La foresta brasiliana in fuoco

Greta Thunberg, nata il 3 gennaio 2003, a Stoccolma, in Svezia, aveva solo otto anni quando sentì per la prima volta parlare del cambiamento climatico. Eppure quei pensieri le rimasero scolpiti nella mente come un’impronta sulla roccia. Era il 2011 e la piccola Greta non si dava pace, perché non riusciva a comprendere come mai si facesse così poco per proteggere il pianeta. Sua madre, una cantante di opera lirica, suo padre, un attore, suo nonno, l’attore e regista Olof Thunberg: Greta è di certo cresciuta in un ambiente intellettuale, ma i suoi familiari non la presero troppo sul serio in principio, forse, immaginando fossero le ansie e fantasie di una bambina. Ma lei era già una “piccola donna” con grandi sogni e una fervente passione per la natura. Fino a che Greta divenne depressa. All’età di undici anni smise di parlare e mangiare, perse circa una decina di chili in due mesi. I medici le diagnosticarono la sindrome di Asperger, l’OCD, il disordine compulsivo-ossessivo, e un mutismo selettivo, che suppone di parlare solo quando necessario.

Eppure, nonostante tutte le difficoltà, Greta non ha mollato. Ha combattuto per tre-quattro anni contro la depressione prima di cominciare il suo sciopero scolastico per protestare per la protezione ambientale. Ha studiato e si è documentata, ha imparato a esaminare grafici e dati, ad ascoltare, a sfidare prima i suoi genitori e poi il mondo per convincerli a ridurre i consumi energetici, a diventare vegani o diminuire il consumo delle carni. Greta ha smesso perfino di volare. Del resto, il suo amore profondo per la natura e gli animali è innato, glielo si legge dentro, come fosse toccata da una speciale magia. Greta ha confessato una volta che considera la sua malattia quasi un “superpotere”, che la rende più ricettiva e sensibile, più capace di focalizzare ossessivamente su un problema.  E il suo messaggio ha raggiunto all’unisono tanti altri giovani come lei, e poi tanti capi di stato, è volato lontano per tutto il pianeta.

I cavalli mi hanno insegnato una sorta di meditazione che è possibile mentre ti comporti all’unisono e comunichi istintivamente senza parole. – Robert Redford

Il documentario ‘I am Greta’ 

Adesso il documentario I am Greta, diretto dal regista svedese Nathan Grossman, prodotto da Hulu, supportato da Kochmedia e WWF, è stato realizzato per cercare di sensibilizzare l’opinione pubblica sul cambiamento climatico che sta distruggendo il nostro pianeta. Dopo essere stato presentato alla 77. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia e al Toronto Film Festival, in Italia questo documentario sarà al cinema il 2, 3, 4 novembre.

Il documentario racconta in maniera intimista e commovente, con momenti d’azione e di presa di coscienza collettiva, la vita della giovane Greta. Nell’agosto 2018, questa studentessa svedese di quindici anni cominciò uno sciopero davanti al Parlamento svedese, per manifestare contro il cambiamento climatico. “Mai avrei immaginato che tutto questo sarebbe diventato tanto grande…” confessa la stessa Greta.

Nel giro di qualche mese la sua presa di posizione si trasformò in un movimento globale, facendola diventare una delle attiviste ambientali più famose al mondo. Il documentario la segue da quel giorno e per il suo incredibile viaggio in tutto il mondo.


I viaggi di Greta

In tempo di Corona Virus, avete mai pensato di mollare tutto, salire su una barca e girare il mondo? Magari con la passione per la natura nel cuore? Greta l’ha fatto, prendendolo come una missione, per partecipare ad alcuni dei summit più importanti in tema ambientale.

Greta ha effettuato una doppia traversata dell’Oceano Atlantico nel 2019 per partecipare alle conferenze sul clima a New York e poi a Santiago, in Cile.

Ha sfidato le onde dell’oceano navigando, insieme a suo padre, da Plymouth, nel Regno Unito, a New York, a bordo dello yacht da regata Malizia II, che non ha servizi igienici, doccia fissa, attrezzature per cucinare e letti adeguati. Ma Greta, da tempo, si rifiuta di volare, non importa cosa comporti, a causa delle emissioni di carbonio dell’industria aerea. Voleva quindi che il suo viaggio fosse carbon neutral.

E’ tornata poi da Hampton, in Virginia, fino a Lisbona, sul catamarano La Vagabonde. In principio non sapeva come tornare in Europa dagli Stati Uniti, ma ha messo un avviso sui social media e ha trovato i coniugi australiani Riley Whitelum e Elayna Carausu, che avevano girato il mondo a vela, e che l’hanno presa con sé.  

Negli Stati Uniti Greta ha continuato la sua missione ambientale. Ha commosso tutti con un toccante e fervente, aggressivo discorso al vertice sull’azione per il clima delle Nazioni Unite a settembre a New York, che è divenuto storico per l’intensità di sentimento e la profondità di pensiero e visione. Greta ha avuto il coraggio di accusare i politici, responsabili nella loro mancanza di azione su quello che lei e molti altri scienziati e studiosi esperti del settore considerano un’urgente crisi climatica. Il secondo evento a cui si era prefissata di partecipare, a causa dei movimenti di protesta cileni del 2019, si è spostato in Spagna e per questo Greta è tornata a Lisbona, in Portogallo, il 3 dicembre 2019.   

Questo viaggio transatlantico di Greta ha contribuito a promuovere il movimento Flygskam, al motto “Flight Shame” o “Flight Conscience”, ‘vergogna di volo’ e ‘coscienza di volo’. Questa visione invita a non volare a causa delle crescenti emissioni di gas serra dell’industria del trasporto aereo. In principio era stata lanciata dall’atleta olimpico svedese Björn Ferry, anche se dopo l’avventura di Greta ha raggiunto proporzioni globali. E, così, ora sono sempre di più le persone che considerano mezzi alternativi per lunghe tratte quando non sono costretti a usare assolutamente l’aereo.

Solo quando l’ultimo albero sarà morto e l’ultimo fiume sarà avvelenato e l’ultimo pesce sarà catturato, ci renderemo conto che non possiamo mangiare denaro. – Credenza dei nativi americani.