Il tema del DOPPIO da Gucci all’arte contemporanea

Il tema del DOPPIO da Gucci all’arte contemporanea

di Elena Bordignon

Concetti come il doppio e l’alterità sono da sempre dei temi sviscerati dall’arte, dal cinema e dalla letteratura. Anche la moda, con la sfilata di Gucci, ha portato alla ribalta un tema attualissimo.

Cinema, arte e, lo abbiamo visto nelle ultime settimane, anche nella moda, il tema del doppio e dell’alterità è sempre stato sviscerato in modi e prospettive imprevedibili. Iniziando proprio dall’ultima sfilata di Gucci, abbiamo visto come, partendo da una sua esperienza personale – da piccolo è cresciuto tra due ‘madri’, una biologica e la sorella gemella – Alessandro Michele, il direttore creativo di Gucci, abbia portato in passerella quella che, a detta di molti, è stata una delle sfilate più emozionanti del cartellone fashion milanese. Non senza suspence, la sfilata è stata condotta divisa in due, con un pubblico altrettanto diviso che, ignaro, ha scopetto solo verso la fine che abiti, modelle, e lo stesso pubblico, erano esattamente doppi e speculari. Una doppia sfilata con gemelli che indossavano abiti identici in due passerelle parallele e divise da un grande drappo che, sul finale, è stato tolto rivelando la natura doppia dell’evento. L’altro da sè, il diverso ma l’uguale, la gemellarità e la stessa riflessione speculare allo specchio sono temi che dalla notte dei tempi inebriano le menti di artisti, registi e letterati.

Se pensiamo al cinema, ci sono immagini indimenticabili che sono diventate dei classici nell’immaginario collettivo: pensiamo al fotogramma di Shining, il capolavoro di Stanley Kubrick che immortala le due gemelle in abito azzurro mentre si tengono per mano. Immagine che ne ricorda un’altra altrettanto suggestiva, quella in bianco e nero di Identical Twins, che la fotografa americana Diane Arbus scattò nel 1967. Ovviamente il capostipite di questo tema non poteva che essere Alfred Hitchcock, che nel 1958 ha girato Vertigo, La donna che visse due volte, film diventato un caposaldo della rappresentazione cinematografica del doppio femminile sospeso tra inganno e proiezione angosciosa. Sempre in ambito cinematografico, citiamo la tragica storia di gemelli raccontata da David Cronenberg nel film Inseparabili, del 1988, interpretato magistralmente da Jeremy Irons.
Anche la storia dell’arte è farcita di capolavori in cui il tema del doppio e dello specchio ha sollecitato l’immaginazione di tantissimi artisti, dai grandi maestri del Rinascimento come Tiziano ai pittori Manieristi, fino ai seicenteschi Jan Vermeer e Diego Velázquez, per giungere alle opere magistrali di Caravaggio di cui citiamo il bellissimo Narciso che si riflette nello specchio d’acqua. Non mancano gli esempi anche nel ‘900: Escher, Man Ray, Lichtenstein e la corrente dei surrealisti, hanno approfondito il tema dello specchio con significati direttamente estrapolati dall’inconscio: le teorie freudiane attraggono la mente degli artisti dell’avanguardia producendo visioni di realtà altre.

Tra i surrealisti possiamo citare Salvador Dalì con il suo magnifico quadro del 1937 Metamorfosi di Narciso, e Renè Magritte con le sue misteriose tele, su tutte il quadro La Reproduction interdite che ci mostra un uomo di spalle mentre si specchia, ma nel riflesso non vediamo il suo volto ma di nuovo le sue spalle e la sua nuca.
Per giungere allo stretto contemporaneo possiamo citare l’antesignana del linguaggio della performance Marina Abramović che per molto tempo ha proposto nel suo lavoro il compagno Ulay come una sorta di Gemello astrale – i due artisti sono nati nello stesso giorno -, o nell’opera fotografica giù recente, Me & Me del 2008: un doppio autoritratto dove l’artista ha due volti, uno reale e uno più piccolo che le sbuca dietro al collo. Anche Alighiero Boetti ha toccato questo tema con Gemelli del 1968: una foto che ritrae due Boetti per mano in cui, spiegava l’artista: “Non sono il riflesso narcisistico l’uno dell’altro, ma dissimili e complementari. Io sono io, e lui è lui”. Anche Michelangelo Pistoletto agli inizi degli anni Sessanta, grazie all’utilizzo di superfici specchianti, ha approfondito il tema del doppio, la relazione tra immagine e verità, tra la rappresentazione artistica e la realtà vissuta dallo spettatore. Sempre nel movimento dell’Arte Povera, con Pistoletto potremmo citare Giuseppe Penone con l’opera Essere fiume: due pietre apparentemente identiche, una prelevata dal letto di un fiume di montagna, l’altra realizzata nel ’98 dall’artista. Per finire la nostra carrellata citiamo gli enfants terribles della scena inglese, Jake e Dinos Chapman. Alla fine degli anni ’90 i due artisti declinano una variante dei gemelli siamesi in chiave grottesca inserendo nelle proprie installazioni diverse figure dal corpo mostruoso il cui tronco culmina in più teste uguali, mentre i volti, dai medesimi lineamenti, esprimono apatia e tristezza.