L’esperienza umana di “Solos”, la nuova sfida di Amazon Studios
Courtesy of Amazon Studios

L’esperienza umana di “Solos”, la nuova sfida di Amazon Studios

di Andrea Giordano

“Solos” è la serie del mese, di cui non si smette di parlare: ecco i cinque motivi per cui vederla

Sette episodi, otto personaggi, per raccontare e riflettere sul significato profondo dei legami umani, attraverso l’esperienza dei singoli. Su Amazon Prime Video arriva Solos, la nuova serie evento antologica, diretta da Sam Taylor-Johnson, David Weil, Zach Braff e Tiffany Johnson, girata l’anno scorso, ed in onda dal 25 giugno. 

A metà tra una pièce teatrale high tech, e un guardarsi allo specchio (fanta)scientifico: la serie divide ed emoziona, riuscendo ad esplorare la condivisione, l’isolamento, la necessità di confronto (e ascolto), la connessione, qualcosa che ognuno di noi, in epoca di pandemia, reclusione, distanziamento sociale, ha sperimentato, nel riscoprirsi e guardarsi dentro.

Il cast è il fiore all’occhiello, ricco e variegato, composto da grandi Premi Oscar, come Morgan Freeman, Helen Mirren e Anne Hathaway, ma impreziosito oltremodo dai volti di Anthony Mackie, tra i protagonisti dell’ultimo The Falcon and The Winter Soldier, Dan Stevens, Uzo Aduba, Nicole Beharie e Constance Wu.

Come un romanzo di romanzo, Solos è soprattutto riconciliazione col linguaggio stesso, in cui, monologhi a parte, chi recita diventa in un certo senso lo spettatore che osserva, e viceversa. Potere dell’immedesimazione, e di un’attenzione priva di effetti speciali, ma che segue al meglio la tendenza di opere-concept, già famose, come Black Mirror, American Crime (Horror) Story, Black Love, Death & Robots, in cui, toccando aspetti lcome a tecnologia, i generi, si prova ad indagare temi più alti e profondi, la malattia, l’incertezza riguardo al futuro, il presente distopico.

L’ambientazione. Siano architetture naturali, immersi nella spiaggia, seduti su un divano di design in mezzo alla sabbia, sia un salotto di un appartamento o dentro a una navicella: ogni dettaglio sembra perfetto, a proprio agio. Il set diventa la normalità, da ritrovare vicino a noi, in casa propria, nel salotto, in una casa desolata. C’è chi è sfuggito ad esempio all’inquinamento dell’aria, chi alla Terra, chi non smette di lavorare (work alcoholic), ma tutti sembrano ‘lupi solitari’, figli del lockdown mai rimosso.

La memoria. Solos non invecchierà mai. Già, rimarrà nel tempo, anche quando ci guarderemo indietro e ripenseremo a cosa abbiamo vissuto, un po’ come le capsule sepolte nel terreno, o le bottiglie gettate nel mare, con la speranza che qualcuno possa un giorno raccoglierle, dandogli il giusto valore contemporaneo.