L’incanto (in)visibile del Fashion Film Festival
Courtesy of Brunello Cucinelli

L’incanto (in)visibile del Fashion Film Festival

di Andrea Giordano

L’ottava edizione della manifestazione fondata e diretta da Costanza Cavalli Etro, celebra il rapporto tra Cinema e Moda

Bellezza e stupore, mito e leggenda, contemporaneità di linguaggi, tendenze ed esercizi di stile. Cinema e moda si incontrano in un connubio di sapori ed atmosfere grazie a quello che oggi definiamo un vero e proprio fenomeno artistico, i Fashion Film. Opere, piccole, grandi, realizzate da giovani designer e videomaker, quanto ormai da registi consolidati, per reinterpretare, in maniera creativa e personale, la filosofia di un brand. Non parliamo di pubblicità, ma di veri percorsi visivi, nei quali emergono sempre più temi d’attualità, dalla tecnologia alla sostenibilità (l’aspetto ‘green’ del mondo) e le lotte idealistiche (come in Now di Jim Rakete), dall’artigianalità del settore, all’inclusione sociale. Perchè non è solo moda, ma mode. Aspetti, impegni, ideali, che oggi valgono quanto, e come (forse di più) del semplice abito da sfilata. Ciò che infatti interessa le grandi maison internazionali è quello ormai di bypassare gli schemi narrativi, oltrepassando i generi (anzi generandone di nuovi), come ha fatto recentemente Balenciaga in un divertente lavoro inserito nell’universo dei Simpson, o come, proprio l’anno scorso, si è proposto un grande direttore creativo come Alessandro Michele, fondando il GucciFest, la sua prima edizione virtuale, una passerella digitale, intenta a evidenziare l’evoluzione del connubio fashion-movies, realizzando lui stesso una miniserie, con un nome come Gus Van Sant.

Ma ad aprire lo spiraglio di luce e sensazioni, qualche tempo fa (il contesto è da qualche anno la Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia) fu Miuccia Prada, lanciando un vero e proprio appuntamento consolidato, i ‘Miu Miu Women’s Tales‘. Fashion film, diretti solo da registe donne, provenienti dai paesi più diversi (dalla compianta Agnès Varda ad Alice Rohrwacher) provando ad ‘usare’ il proprio modo di vedere le cose, a favore della Maison. Prada (la Fondazione omonima di Milano è un incubatore di idee straordinario) si è così mossa tra realtà virtuale, mostre-evento, omaggi, come quelli pensati da Francesco Vezzoli (Love Stories, o Tv70 sulla Rai),  rassegne (create da registi come Wes Anderson o Pedro Almodòvar). Risultato: un innesco a catena, che ormai tutti o quasi, hanno recepito come nuova forma di comunicazione, a partire da ‘Re’ Giorgio Armani, che nel suo Armani/Sylos ha lanciato da qualche anno un ‘laboratorio’ (è molto di più) ispirato e pieno di ispirazioni.

Il Fashion Film Festival di Milano

Seguendo la direzione, in questo senso, la piattaforma perfetta dal 2014 è il Fashion Film Festival di Milano (che tra i partner ha anche Xiaomi) ideato da Costanza Etro Cavalli, moglie di Kean Etro, diretto artisticamente insieme a Clara Del Nero, illuminate nel mettere insieme il meglio di un panorama ricco di progetti, cortometraggi, documentari, veri e propri gioielli in movimento, a confermare quanto di fatto la simbiosi, tra Cinema e Moda, non sia solo riferita all’aspetto costumistico o di messa in scena, ma semmai a un desiderio visionario, in continua sperimentazione. Una manifestazione (visibile online fino al 18 gennaio) che ancora una volta si svilupperà su tre piattaforme: quella di Camera Nazionale della Moda Italiana, il sito ufficiale del Festival, e la piattaforma di streaming cinematografica di MyMovies.it. 

Un festival internazionale composto da una giuria presieduta da Pierpaolo Piccioli, Direttore Creativo di Valentino, e composta, tra gli altri, dall’attrice Alba Rohrwacher, dal fotografo Vincent Peters, e Arturo Galansino, Direttore di Palazzo Strozzi a Firenze, chiamati a vedere 260 opere, provenienti da oltre 60 paesi. Numeri, che se consideriamo le edizioni precedenti del Fashion Film Festival, fanno percepire quanto la produzione è cresciuta, e dove sta virando. Tra le categorie di questa ottava edizione (ben 15), quella di Best Italian Fashion Film, che ha premiato lo splendido ‘The Magic of Suits‘, diretto dal videomaker-animatore Virgilio Villoresi per Brunello Cucinelli. Una creatura in stop motion, poco più di un minuto e mezzo, per descrivere l’artigianalità del brand e il saper far sognare attraverso la cura del dettaglio, la manualità. In una sartoria, tra tessuti, fili e bottoni, prende vita infatti la magia della sartoria, creando un mondo a metà tra sogno e realtà, una vera e propria bottega sartoriale dove tessuti, bozzetti, manichini, aghi, interagiscono sul palco come attori su un palcoscenico, ballando all’unisono. 

Ma all’interno del Fashion Film Festival sarà possibile assistere anche a talk, presentazioni, anteprime, come per l’ultimo lavoro di Olivier Dahan, autore de La Vie En Rose (biopic su Edith Piaf) e Grace of Monaco (su Grace Kelly), dal titolo A Folk Horror Tale, a tradurre l’universo onirico e unico di John Galliano, quanto il documentario su Elio Fiorucci, Free Spirit (passerà il 18 gennaio sera), diretto da Andrea Servi e Swan Bergman: l’occasione da non perdere, proprio per ritrovare uno dei geni assoluti, ribelli e liberi, rivedendo il suo universo di colori, grafie, intuizioni fatto oltremodo di creazioni e volti cruciali, a partire da Andy Warhol. E così, da segnare in agenda, anche Step Into Paradise di Amanda Blue, storia di amicizia e la collaborazione tra le icone della moda australiana, Jenny Kee e Linda Jackson, capaci negli anni ’70, con Flamingo Park in The Strand a Sydney, di rivoluzionare il panorama della moda locale grazie ad uo stile kitsch e cool.

Storie, prima di tutto. Le stesse che hanno coinvolto nel tempo altri importanti brand, Margiela, Hérmes, Fendi, Trussardi, Burberry, ed oggi Jean Paul-Gaultier (con Le Marins di Charlotte Wales, protagonista Bella Hadid), ancora Miu Miu (The Pet Psychic, con Emma Corrin), ACT N. 1, Bosie (The Era of Bosie), autori emergenti e sperimentali, maestri come Matteo Garrone (Le Myth Dior vinse nel 2020), realtà del presente-futuro come Fabio e Damiano D’Innocenzo (per Gucci). Non solo “celebrazione” del talento, ma specchio della società, segno dei tempi, rimanendo ‘in ascolto’ rispetto a territori come gender equality e l’ambiente, raccontando di nuove esplorazioni. Le stesse viste in ‘A Night at the Museum‘, diretto da Byron Rosero per Moncler e nss, Best Fashion Film e Best Music Award: qui, in collaborazione con un gruppo di 21 donne, assistiamo ad una narrazione sensoriale, fatta di spazi e scenografie, in un percorso mirato a narrare di libertà, scoperta e identificazione. Storie, sì, ma anche sguardi che ci proiettano in avanti.