Oscar, 10 momenti memorabili che forse non ricordate
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Oscar, 10 momenti memorabili che forse non ricordate

di Simona Santoni

Dalla prima vittoria di un afroamericano al discorso più breve di sempre per bocca di Hitchcock, ecco 10 frangenti iconici nella storia degli Academy Awards

La cerimonia degli Oscar 2022 si sta avvicinando: nella notte tra domenica 27 e lunedì 28 marzo sapremo se Jane Campion con Il potere del cane, forte di 12 nomination, vincerà il suo primo Academy Award per la regia o per il miglior film, dopo quello conquistato nel 1994 per la sceneggiatura di Lezioni di piano. E certo, scopriremo anche se Paolo Sorrentino bisserà il successo de La grande bellezza, questa volta candidato con È stata la mano di Dio.

Intanto, per tuffarci già nel clima da grande nottata, ricordiamo 10 momenti memorabili della storia degli Oscar. No, non citeremo la gaffe più pazzesca mai fatta, che ancora abbiamo tutti negli occhi, quando nell’edizione del 2017 un confuso Warren Beatty passò la busta col nome del vincitore a Faye Dunaway, che annunciò La La Land come miglior film, con tanto di cast festante accorso sul palco, per accorgersi invece poi che «the Oscar goes to» Moonlight.

Cerchiamo di rispolverare altri frangenti iconici e primati che hanno la storia degli Oscar, che forse non ricordate.

1973, Marlon Brando rifiuta l’Oscar

Era il 1973 quando Marlon Brando diventava il primo divo a utilizzare il palco degli Oscar come piattaforma per lanciare messaggi politici.
Gli viene assegnato l’Oscar come miglior attore protagonista per Il padrino, di cui ricorrono proprio in questi giorni i 50 anni, e lui non si presenta. Al suo posto manda Sacheen Littlefeather, attivista nativa americana che indossa il tradizionale abito Apache e parla a suo nome, sotto gli occhi sbalorditi di Roger Moore e Liv Ullmann. «Con grande rammarico non può accettare questo premio molto generoso. Le ragioni di ciò sono il trattamento riservato oggi dall’industria cinematografica agli indiani d’America».

Seguì un mix di applausi e fischi.

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Oscar 1973, Sacheen Littlefeather rifiuta l’Oscar da parte di Marlon Brando

1943, il discorso interminabile di Garson

Si deve a Greer Garson la regola dell’Academy di mettere un tempo limite di 45 secondi ai discorsi di ringraziamento. Nel 1943 vinse l’Oscar alla migliore attrice protagonista per il film La signora Miniver.

Nel ritirare il premio, prima sembrò cavarsela con «Grazie. Questo è davvero tutto quello che c’è da dire», per poi aggiungere «Ma poiché dopotutto questa è l’opportunità di una vita, spero non vi dispiaccia se provo a espandere quella parola solo un po’». E iniziò il discorso più lungo della storia degli Oscar: per oltre cinque minuti, all’una del mattino, Garson continuò a divagare.

Greer Garson
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Greer Garson, vincitrice dell’Oscar come migliore attrice, tra Ronald Coleman (a destra) e Walter Pidgeon, 9 marzo 1943

1968, il discorso più corto è di Hitchcock

Al contrario di Greer Garson, invece, Alfred Hitchcock fu alquanto laconico. Salito sul palco del Santa Monica Civic Auditorium per ritirare il premio alla carriera Irving G. Thalberg, il re del brivido si limitò a «Grazie». Per aggiungere poi, ma con l’orchestra che già era entrata in scena e copriva la voce del regista britannico: «Davvero tanto».

C’è chi pensa che tanta laconicità fosse una reazione di stizza di  Hitchcock per il fatto di essere stato sempre snobbato nella categoria ufficiale degli Oscar dedicata al miglior regista.

Alfred Hitchcock
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Alfred Hitchcock saluta la folla al suo arrivo per la cerimonia degli Oscar, 1968

1964, Poitier primo nero miglior attore

Morto il 6 gennaio scorso, Sidney Poitier è stato il primo afroamericano a vincere un Oscar come miglior attore protagonista, conquistato nel 1964 per I gigli del campo.
Visibilmente sopraffatto dall’emozione, nel suo breve discorso di accettazione disse: «È stato un lungo viaggio, fino a questo momento».

Ci fu anche un piccolo scandalo: la presentatrice Anne Bancroft, bianca, si congratulò con lui con un bacio sulla guancia, un bacio interrazziale considerato offensivo dai conservatori (il matrimonio interrazziale non era ancora legale in tutti i 50 Stati americani).

Non fu però la prima persona di colore a vincere un Oscar: prima di lui lo conquistò, come migliore attrice non protagonista, Hattie McDanie, nel 1940, la Mami di Via col vento.

Sidney Poitier
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Sidney Poitier con l’Oscar vinto, 1964

1974, l’uomo nudo alle spalle di Niven

2 aprile 1974, mentre David Niven si preparava a chiamare sul palco Elizabeth Taylor, ecco che dietro di lui balenò un uomo nudo che correndo fece un gesto di pace (si trattava del fotografo americano Robert Opel, attivista dei diritti dei gay). Niven, in British aplomb, rimase imperturbabile e scherzò: «Bene, signore e signori, primo o poi doveva accadere».

Fu invece assai meno compassata Liz Taylor, che una volta arrivata davanti al microfono non riuscì a trattenere le risate.

Liz Taylor
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Liz Taylor se la ride dopo il passaggio dell’uomo nudo sul palco degli Oscar, 2 aprile 1974

1972, a Chaplin la più lunga standing ovation

Nel 1972 Charlie Chaplin riceveva il premio alla carriera. Si trattava di un evento nell’evento: per le sue presunte simpatie comuniste, alla leggenda del cinema muto nel 1952, quando si trovava in Europa per presentare Luci della ribalta, fu imposto di non rientrare in America.
L’occasione dell’Oscar, quindi, coincideva con il suo ritorno, 20 anni dopo. Con tutta l’incertezza legata alla reazione del pubblico. E invece il parterre del Dorothy Chandler Pavilion di Los Angeles riservò a Charlie Chaplin un tripudio di applausi, una standing ovation di 12 minuti, la più lunga della storia degli Oscar.

L’attore e regista, allora 82enne, fu colto da grande emozione e faticò a trovare le parole.

Charlie Chaplin
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Charlie Chaplin stringe la mano al cantante Johnny Mathes e all’attrice Jane Fonda agli Oscar 1972

1960, record di statuette per Ben-Hur

Il kolossal epico e spettacolare Ben-Hur, con Charlton Heston giudeo che combatte l’impero romano al tempo di Cristo, è il film dei record. Ha vinto ben 11 Oscar, nel 1960, primo film a raggiungere un simile traguardo.

Tuttora detiene il primato, anche se lo condivide con altri due super kolossal, Titanic e Il signore degli anelli – Il ritorno del re.

Charlton Heston
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L’attrice Susan Hayward bacia Charlton Heston sulla guancia davanti ai fotografi dopo aver ricevuto il suo Oscar per il film “Ben Hur”, Los Angeles, 4 aprile 1960

Day-Lewis, tre Oscar come nessuno mai

Tra le attrici è Katharine Hepburn la regina, unica ad aver conquistato quattro Oscar. Tra gli attori, invece, nessuno come lui, il ritroso del cinema, Daniel Day-Lewis, che dieci anni fa a soli 55 anni ha annunciato il ritiro dal cinema, quando già aveva vinto tre Oscar, tutti da migliore attore protagonista, per Il mio piede sinistro, Il petroliere e Lincoln. Nessuno come lui.

Anche Jack Nicholson vanta tre Oscar vinti, ma uno di questi è da attore non protagonista.

Daniel Day-Lewis
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Daniel Day-Lewis vince il suo primo Oscar per “Il mio piede sinistro”, 26 marzo 1990

2003, il bacio di Adrien Brody a Halle Berry

23 marzo 2003, al Kodak Theatre di Los Angeles Adrien Brody scoppia di gioia nel ricevere l’Oscar al miglior attore per Il pianista. L’entusiasmo è così impetuoso che, appena sul palco, prende la presentatrice Halle Berry tra le braccia, la bacia e la piega sulla schiena. Scherzando: «Scommetto che non ti hanno detto che era nella confezione regalo».

Un bacio non consensuale che qualcuno ha interpretato come una sorta di aggressione.

Durante il discorso di accettazione di Brody, la povera Berry ha passato gran parte del tempo ad asciugarsi la parte inferiore del viso.

Adrien Brody
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Adrien Brody sorprende Halle Berry con un bacio, 23 marzo 2003

1988, Oscar e abito scandalo per Cher

Eccentrica e provocatoria come sempre, nel ritirare il suo primo e unico Oscar vinto come migliore attrice per Stregata dalla luna, nel 1988 Cher ha sfoggiato un abito scandalo firmato Bob Mackie, stilista suo amico. In pratica un quasi nude look: vestito trasparente, ispirato a una ragnatela, con ricami nei luoghi giusti.

Cher
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Cher con l’Oscar vinto allo Shrine Auditorium a Los Angeles, 11 aprile 1988

1999, la cavalcata sulle poltroncine di Benigni

«And the Oscar goes to… Robbberto!». Sophia Loren emozionata, che urla il nome di Roberto Benigni, Oscar al miglior film straniero per La vita è bella. E il comico toscano, con la verve turbinosa che gli conosciamo, iniziò la sua cavalcata, prima camminando sulle poltroncine, passando sopra le teste di Steven Spielberg & Co., quindi zompettando sul palco del Dorothy Chandler Pavilion di Los Angeles.

Un momento iconico, scolpito nella storia del cinema italiano e degli Oscar. Sì, questo frangente lo ricordate di certo. Ma non potevamo non metterlo.

Roberto Benigni
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Roberto Benigni sul palco del Dorothy Chandler Pavilion, 21 marzo 1999