Oscar 2021: il trionfo di Chloé Zhao e Nomadland
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Oscar 2021: il trionfo di Chloé Zhao e Nomadland

di Andrea Giordano

Nomadland, Leone d’Oro a Venezia nel 2020, vince l’Oscar come miglior film dell’anno, miglior regia, andato a Chloé Zhao, e miglior attrice protagonista (Frances McDormand). Riconoscimenti come migliori attori andati a Sir. Anthony Hopkins (The Father) e Daniel Kaluuya (Judas and the Black Messiah)

La magica cerimonia degli Oscar, l’appuntamento (edizione numero 93) per celebrare i migliori interpreti e protagonisti del cinema, ha finalmente calato gli assi, dopo oltre un anno (l’ultima volta era stata il 9 febbraio 2020), lasciandoci a quel successo “Made in Corea del Sud” targato Parasite e Bong Joon-ho. Sembrava ieri. Nel frattempo, di lì a poco, il mondo sarebbe invece cambiato causa pandemia, e così la cultura, gli eventi, le sale chiuse, le distribuzioni posticipate, consacrando, nel frattempo, l’importanza cruciale delle piattaforme digitali. Gli Oscar reinventati dunque, in presenza, senza un vero presentatore, 200 invitati, rigorosamente in sicurezza, vaccinati e mascherati, si sono svolti nello scenario inedito della Union Station (ferroviaria) di Los Angeles, immersi tra Art Déco e revival coloniale, tornando indietro nel tempo a quando venivano consegnati all’Hollywood Roosevelt Hotel, ma alternando collegamenti da Londra (British Film Institute), Sidney, Roma, Parigi, Berlino, Seul, Oslo, Stoccolma. Distanze geografiche e sociali sì, tutti uniti però nel liberare finalmente le emozioni, per condividere, senza guardare la lancetta della scaletta.

Una stagione complicata, anomala come detto, allungatasi fino a stanotte, che chiude di fatto la stagione sancendo il dominio di Netflix (35 nomination totali), con titoli come Mank di David Fincher, alla fine miglior fotografia e scenografia, Il processo ai Chicago 7 di Aaron Sorkin, Pieces of Woman, il documentario vincitore, Il mio amico in fondo (The Octopus Teacher), o per il miglior cortometraggio Due estranei. Protagonisti ed epoche diverse, dagli anni ‘20, ‘70, fino all’oggi, da Mankiewicz, sceneggiatore di Quarto Potere, a Fred Hampton, leader delle Pantere Nere, capaci di toccare la diversità, la storia passata, presente, i movimenti, le rivoluzioni, invocando e rimandando, nei discorsi dei premiati, l’attualità, le lotte contro il razzismo, la violenza nelle strade, o «quanto sia dura essere la madre di un figlio nero», come ha detto Regina King facendo riferimento ai fatti di Minneapolis, dove qualche giorno è rimasto ucciso il ventenne Daunte Wright.

Nomadland

Il favorito di vigilia (dal 30 aprile in sala e su Disney+) non smentisce le attese e conquista, dopo il Leone d’Oro a Venezia nel 2020 e il Golden Globe, anche l’Oscar di miglior film, regia, andato a Chloé Zhao, che così diventa la seconda donna a conquistarlo, dopo Kathryn Bigelow (per The Hurt Locker), regalando sul finale la “sorpresa” del premio andato Frances McDormand, come miglior attrice protagonista. Due statuette ad entrambe, nei panni di produttrici, e quarto generale per l’interprete americana, che lo aveva già conquistato per Fargo e Tre Manifesti a Ebbing, Missouri. Il libro – inchiesta di Jessica Bruder, Surviving America in The Twenty-First Century, diventa qui l’esperienza visiva fatta di immagini, luoghi, persone, non professionisti, narrando i nomadi moderni, in cerca di se stessi e di ascolto, via dalle loro esistenze – prigione, troppo sedentarie, piena di delusioni, difficoltà e e ricordi. Un on the road, di vita e morte, speranze, stupore, addi e incontri, che alla fine ha messo d’accordo su tutti, evocando il grande ritratto di frontiera e di ricerca, nello stile epico di Jack Kerouac, ma riprendendo per mano soprattutto quell’America, più che mai sulla breccia contemporanea del racconto morale e umano.

Sorprese e rivelazioni

Pochi, pochissimi colpi di scena a dir la verità, fino all’ultimo istante quando, alle 5 del mattino, Joaquin Phoenix, consegnando l’Oscar per il miglior attore protagonista (i bookmaker davano il nome di Chadwick Boseman per Ma Rainey’s Black Bottom, scomparso l’anno scorso), ha annunciato il nome di altro gigante assoluto (assente), Sir. Anthony Hopkins, 84 anni, straordinario in The Father (uscirà anche da noi), nel ruolo di un uomo affetto da Alzheimer e lentamente lontano ormai dalla sua realtà. Capolavoro interpretativo per l’attore inglese, a quasi 30 anni da quello vinto per Il silenzio degli innocenti, messo in una pellicola perfetta, adattata da una pièce teatrale, che lo stesso autore, Florian Zeller ha portato al cinema, vincendo peraltro l’Oscar per la miglior sceneggiatura non originale, insieme a Christopher Hampton. Il resto, più o meno da copione. Tutto già scritto per Daniel Kaluuya, miglior attore non protagonista in Judas and the Black Messiah, nei panni di Fred Hampton, e per l’attrice coreana Yoon Yeo-jeong, miglior attrice non protagonista, in una delle sorprese 2021, Minari. Rivelazioni, conferme, arrivate da Sound of Metal (miglior montaggio e sonoro), visibile su Amazon Prime Video, Un altro giro di Thomas Vinterberg, miglior film internazionale (per la Danimarca), dalla bellezza visiva di Pixar (Soul), miglior film d’animazione e colonna sonora (del trio Trent Reznor, Atticus Ross e Jon Batiste), dal talento di Emerald Fennell, Oscar per la miglior sceneggiatura originale (Promising Young Woman), seconda donna presente nella cinquina anche di miglior regista.

Delusioni

L’Italia, ancora una volta rimasta fuori dalla categoria di miglior film internazionale, rimane con l’amaro in bocca, ed immeritatamente, nelle tre categorie invece sperava, a partire dai migliori costumi e il trucco di Pinocchio di Garrone, rispettivamente creati dai geniali Massimo Cantini Parrini, e Dalia Colli, Francesco Pegoretti, battuti da Ma Rainey’s Black Bottom. E così Laura Pausini, candidata nella categoria di miglior canzone con Io sì (Seen), scritta insieme alla leggendaria Diane Warren, e Nicolò Gagliardi, per La vita davanti a sé di Edoardo Ponti, che purtroppo non ce l’ha fatta, battuta dalla cantautrice H.E.R. con “Fight For You” per Judas and the Black Messiah.