Premio Strega 2020, il vincitore è Sandro Veronesi
Foto: Lara Dassia/WireImage

Premio Strega 2020, il vincitore è Sandro Veronesi

di Giacomo Alberto Vieri

Partito già come favorito con 210 voti nella sestina (per quest’anno eccezionale) del Premio letterario più famoso del nostro paese, Sandro Veronesi si aggiudica la vittoria della 74°edizione.

Sandro Veronesi ha vinto il Premio Strega con il suo Colibrì. Era arrivato al traguardo già nel 2006 con quel Caos Calmo di celebre memoria per cui il regista Antonello Grimaldi firmò la versione cinematografica con un altrettanto indimenticabile Nanni Moretti come protagonista.

A distanza di 14 anni, in un’edizione speciale che ha visto sei finalisti al posto di cinque – Gianrico Carofiglio, Valeria Parrella (unica donna finalista, qui la nostra intervista), Gian Arturo Ferrari, Daniele Mencareli e Jonathan Bazzi (quest’ultimo aggiunto dal Comitato Direttivo perché mancava il libro di una casa editrice medio piccola) – Veronesi porta a casa il Premio grazie a Il Colibrì, edito da La Nave di Teseo, la casa editrice fondata, fra gli altri, da Umberto Eco ed Elisabetta Sgarbi nel 2015.

Nato a Firenze, fratello maggiore dell’acclamato regista e sceneggiatore Giovanni, Veronesi si laurea in Architettura a Firenze ed esordisce nel 1988 con Per dove parte questo treno allegro. Autore di numerosi romanzi editi da Bompiani, Fandango, e di varie interviste e raccolte giornalistiche, l’autore vanta già premi importanti (come ad esempio il Campiello e il Premio Viareggio per la Forza del passato, nel 2000), racconti, adattamenti teatrali e traduzioni in decine di lingue. Il Colibrì racconta la storia di Marco Carrera, un uomo che si destreggia fra stupori e sopravvivenza: una verità amara, portata dalla viva voce dello psicoterapeuta di sua moglie, un giorno gli viene scaraventata addosso.

Quello che ne segue, in un ritmo narrativo straordinariamente presente a se stesso, è una lunga storia di cui tracciarne la trama rischia di portare via pagine intere.

Ci sono morti, consapevolezze e liste – ah, che arte quella! –: ci sono figli, sconosciuti e sconsolati, ci sono amori che non sono mai finiti ma nemmeno iniziati, c’è il filo lungo con cui questo personaggio, in un crescendo di emozioni più che di azioni, riesce a tenerci legati dalla prima all’ultima pagina, perché Carrera, Il colibrì, conosce l’attesa, la sopportazione, sa incuriosire senza per forza meravigliare, è…un vero eroe – qualcuno ha scritto.

Con questo romanzo, acclamato da pubblico e critica con recensioni eccellenti, Veronesi dimostra – forse più e meglio che nelle esperienze letterarie precedenti – una tenuta eccellente, costante: l’afflato è apparentemente contenuto, meno grandioso, ma resiste allo spazio e alle condizioni del tempo senza disperdersi in altro, è una bolla di pathos, talento e impianto narrativo che sta in aria e ha vita propria.