Triangle of sadness, a Cannes la satira di Östlund su moda e classi sociali
Foto: Fredrik-Wenzel/Plattform-Produktion

Triangle of sadness, a Cannes la satira di Östlund su moda e classi sociali

di Simona Santoni

Due modelli impegnati a farsi foto per i social, una crociera di lusso e la pungente sferzata del regista svedese contro i privilegi di alcuni

Tra ostriche al caviale e declamazioni marxiste, eruzioni rigurgitanti in tempesta e l’approdo su un’isola deserta stile il wertmülleriano Travolti da un insolito destino, al Festival di Cannes con Triangles of sadness è satira pungente sul mondo della moda e sulle disparità di classe.

Dopo il corrosivo e riuscitissimo Forza maggiore, con un padre di famiglia cuor di agnello di fronte a una valanga tra le nevi, e The square, meno riuscita presa in giro dell’universo artefatto dell’arte contemporanea, Palma d’oro a Cannes, lo svedese Ruben Östlund chiude il cerchio con un film che non lascia indifferenti, tra risate, momenti in cui lo stomaco è messo a dura prova, applausi e storcimenti di naso.

Triangles of sadness il titolo, ovvero “triangolo di tristezza”. «È un termine usato nel settore della bellezza», ha spiegato Östlund, al suo primo film in lingua inglese. «Una mia amica a una festa si trovò accanto un chirurgo estetico che, dopo averle dato una rapida occhiata al viso, le disse: ‘Hai un triangolo di tristezza piuttosto profondo… Ma posso risolverlo con il botox in un quarto d’ora”. Si riferiva a una ruga tra le sopracciglia. In svedese la chiamiamo la ruga della preoccupazione, è il segno che abbiamo avuto molte prove nella vita. L’ho trovato indicativo dell’ossessione dei nostri tempi per l’aspetto e di come il benessere interiore sia, in un certo senso, secondario».

Triangle Of Sadness
Photo by Gareth Cattermole/Getty Images
Il regista Triangle Of Sadness e gli attori Charlbi Dean Kriek e Harris Dickinson sul red carpet del film “Triangle of sadness”, 21 maggio 2022, Festival di Cannes

In Triangles of sadness, film in concorso, tutto parte da una coppia di modelli, Carl (Harris Dickinson) e Yaya (Charlbi Dean Kriek), che è anche influencer. Lei guadagna più di lui ma al ristorante pretende che sia sempre lui a pagare il conto, come galateo probabilmente obsoleto pretende, in contraddizione con le rivendicazioni di parità e autonomia femministe. Il “triangolo di tristezza” è anche quella porzione di viso che i modelli contraggono per sembrare scontrosi e sexy quando posano per i brand di alta moda ma che invece – come Carl e Yaya insegnano – è assolutamente da distendere, in sorrisi, se il cliente è un marchio più abbordabile.

«Ho studiato il mondo della moda nel 2018, quando ho creato una piccola linea per il marchio svedese di abbigliamento maschile Velour del mio amico Per Andersson», ha spiegato il regista sceneggiatore. «Ho anche acquisito una conoscenza approfondita di questo ambiente grazie alla mia compagna Sina, che è fotografa di moda. Mi ha raccontato molto delle strategie di marketing dei diversi marchi, ma anche delle condizioni di lavoro delle modelle. Ad esempio, un modello generalmente guadagna tre volte meno di una modella. Quando ho iniziato la mia ricerca per il film, molti modelli mi hanno detto che spesso si confrontavano con uomini gay con molto potere nel mondo degli affari che volevano andare a letto con loro, a volte con la promessa di una carriera migliore. Da un certo punto di vista, i modelli sperimentano l’equivalente di ciò che le donne devono affrontare in una società patriarcale».

Photo by Pascal Le Segretain/Getty Images
Il cast di “Triangle of sadness” prima della conferenza stampa al Festival di Cannes, 22 maggio 2022. Da sinistra: Vicki Berlin, Woody Harrelson, Charlbi Dean Kriek e Harris Dickinson

In Triangles of sadness i due modelli abbastanza infelici, impegnati soprattutto a farsi fotografie per lanci social, alla fine della Fashion Week vengono invitati a una crociera di lusso a scopo promozionale. Sulla faraonica imbarcazione, dove ci sono più camerieri che invitati, entrano a contatto con la vera ricchezza, tra vecchini diventati milionari grazie alla produzione di granate a mano e l’oligarca russo che si autodefinisce «re della merda», venditore di concimi.
Gli esterni sono stati girati sul Christina O, l’ex mega-yacht di Aristotele Onassis, simbolo dell’élite degli anni ’60 e ’70, che ha ospitato una schiera di uomini influenti: lì si svolse il primo incontro tra l’ex primo ministro britannico Winston Churchill e il futuro presidente degli Stati Uniti John Kennedy.

A suon di situazioni assurde, Ruben Östlund si fa beffe di ogni privilegio dato dall’opulenza e prepara un’acuminata lotta di classe, alla Parasite, mentre il comandante di crociera, un irriducibile marxista idealista e alcolizzato (Woody Harrelson), si fa vedere il meno possibile dai suoi passeggeri, verso cui prova disgusto. 
Fino a un improbabile naufragio, che spariglierà ogni posizione e divisione sociale.

Triangle of sadness
Foto: Fredrik-Wenzel/Plattform-Produktion
Immagine del film “Triangle of sadness”

«Sull’isola, quando si scopre che l’inserviente (che sulla nave puliva i gabinetti, ndr) sa pescare e accendere un fuoco, le gerarchie classiche si ribaltano», le parole di Östlund, che sulla sua mordace esplorazione della ricchezza dice: «Credo nella gentilezza delle persone ricche. Le persone di successo hanno spesso una grande intelligenza sociale, altrimenti non ce l’avrebbero fatta. Mi interessano piuttosto le nostre reazioni quando siamo viziati. Ad esempio, quando volo, mi comporto in modo diverso a seconda che sia in business class o in economy. In business class mi sdraio, leggo più lentamente e bevo più lentamente mentre guardo i passeggeri che si dirigono verso la classe economica. È quasi impossibile non lasciarsi influenzare dai privilegi di cui si gode».

C’è da scommettere che la folle crociera politica di Ruben Östlund farà breccia nelle simpatie di Vincent Lindon, presidente di giuria e attore spesso impegnato in film dal forte connotato sociale. Triangles of sadness si candida a un posto nel palmarès del Festival.