Breve guida ragionata alle retrospettive da non perdere, in cinque diverse città

Se invece di una meta esotica o una vetta innevata nei vostri programmi natalizi c’è una grande città europea o americana, probabilmente ci sarà anche una grande esposizione da andare a visitare.

Ecco una mini-guida alle mostre da non perdere: 

Henri Matisse: the Cut Outs, MoMA – New York

Secondo il celebre critico del New York Times, Jerry Saltz,

questa mostra è un viaggio oceanico lungo un immaginario fiume Nilo, che ci permette di entrare in contatto con uno dei più grandi artisti di tutti i tempi.

I cut-outs rappresentano il capitolo finale della vita e dell’opera di Henri Matisse, che verso la fine degli anni ’40 elegge le forbici a oggetto primario della sua produzione artistica. L’esposizione al MoMA, nata dall’esigenza di restaurare uno di questi collage – The Swimming Pool (1952), un lavoro di grandi dimensioni che il pittore teneva nella sala da pranzo della sua casa di Nizza – è un percorso affascinante e quasi unico nel suo genere, che raccoglie ben un centinaio di lavori.

Fino all’8 febbraio.

 – Paul Klee: Not a day without a line, Pushkin State Museum of Fine Arts – Mosca

Organizzata in collaborazione con Zentrum Paul Klee e la Fondation Beyeler, questa mostra è la prima personale in assoluto dedicata all’artista svizzero in territorio russo, ed è anche segno di un disgelo culturale. Nato a Berna, Klee fu infatti perseguito, durante i suoi anni in Germania, dal governo socialista. Convinto che “l’arte non riproduce il visibile, ma crea il visibile”, Paul Klee rimane una figura chiave per l’astrattismo e l’avanguardia modernista, nonché grande amico di Vassily Kandinsky, il celebrato pittore russo, entrambi insegnanti al Bauhaus.

Fino al 1 marzo.

 – Jeff Koons: Out of time, Centre Pompidou – Parigi

Jeff Koons ha fatto ricredere molti detrattori dell’arte contemporanea e si avvia a essere non solo uno degli artisti più pagati dei nostri tempi (lo è già) ma anche uno dei più rispettati. La sua retrospettiva al Centre Pompidou (per chi non l’avesse vista durante la primavera al Whitney Museum di New York) mette in scena tutta la vacuità dei nostri tempi e l’iconicità dei suoi lavori, familiari come il Ballon Dog (in mostra la versione ciclamino proveniente dalla collezione Pinault), in un display impeccabile. Che piacciano o no, sfuggono da ogni critica quanto Jeff Koons sappia raccontare il mondo contemporaneo.

Fino al 27 aprile.

Allen Jones, Royal Academy of Arts – Londra

Le mostre dedicate a Allen Jones sono sempre attorniate da nugoli di controversie e una retrospettiva sul suo lavoro era attesa da tempo. Questo perché una cinquantina di anni fa circa ebbe l’idea di esporre una scultura di donna vestita da escort e messa a carponi per sostenere il ripiano in cristallo come fosse un tavolino. E di donne-oggetto non dissimili da quella Jones è andato avanti a crearne per tutto il resto della sua carriera rimanendo sempre in bilico tra arte e perversione, una cortina pericolosa che non gli ha concesso il successo che si merita, al pari dei più importanti artisti della sua generazione come Hockney e Kitaj.

Fino al 25 gennaio. 

Pierre Huyghe, LACMA, Los Angeles

 Quella al LACMA è la prima retrospettiva dedicata all’artista francese, allestita in un’unica installazione immersiva, come se fosse un giardino o uno spazio pubblico – con tanto di cane mastino di Ibiza che gironzola liberamente – e che lo spettatore può attraversare alla scoperta dei singoli lavori. Organizzata in maniera tematica, la mostra si focalizza sull’interesse principale di Huyghe, che usa il cinema e il video come modello e matrice, mescolando finzione e realtà e mostrando come l’arte agisca da agente di alterazione di quest’ultima.

Fino al 22 febbraio.