Venezia 79: il Leone d’oro va a “All the Beauty and the Bloodshed”
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Venezia 79: il Leone d’oro va a “All the Beauty and the Bloodshed”

di Andrea Giordano

La Mostra Internazionale del Cinema di Venezia assegna il Leone d’Oro al documentario “All the Beauty and the Bloodshed”. Guadagnino miglior regista.

I festival del cinema, si sa, dettano legge, talvolta provano a cambiare le regole, intercettano, ma preservando temi, sguardi, ricerca, desiderio di sintonizzarsi sull’oggi. Va in questa direzione, e succede per la seconda volta nella storia, la Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia 2022, che innesca un ulteriore inversione di marcia assegnando il Leone d’Oro di miglior flm al documentario All the Beauty and the Bloodshed diretto da Laura Poitras, tra le migliori nel genere (basta riguardarsi Citizenfour sul caso ‘Snowden, premiato con l’Oscar). Una storia vera, ovvero quella di Nan Goldin, e della caduta della famiglia Sackler, proprietaria della società farmaceutica Purdue Pharma, che fu grandemente responsabile dell’insondabile bilancio delle vittime dell’epidemia di oppioidi negli Stati Uniti. Dopo il primo storico successo di Gianfranco Rosi con Sacro Gra, il cinema prende di petto nuovamente la ricerca della verità e la premia, in maniera unanime, per un lavoro impreziosito da documenti, interviste, materiali inediti. Era nell’aria un riconoscimento, ma nessuno si aspettava quello più importante e alla fine è stato in ogni caso una delle decisioni più sorprendenti della serata

Tutto il contrario per Luca Guadagnino (finalmente), e il suo Bones and All, che si issano invece nell’Olimpo del palmarès, vincendo il Leone d’Argento per la miglior regia e il premio Marcello Mastroianni per il miglior interprete emergente, andato alla protagonista femminile della pellicola, Taylor Russell. Vincono dunque i teenager cannibali, in cerca di sè stessi, di amore e della propria identità, che tanto hanno fatto parlare e discutere in questi giorni, in attesa di quando il film andrà in sala e potrà essere visto da tutti. L’ennesima conferma per Guadagnino, che insieme alle sue storie, al suo mondo interiore, è riuscito a intercettare pubblici diversi, diventando tra i nomi, oggi, più internazionali del panorama cinematografico. «Fare film è sempre stata la mia vita», ha detto durante la premiazione. «Ho iniziato quando avevo otto anni e l’ho sempre fatto in libertà e nel rischio. Bones and All esiste come un matrimonio speciale tra Italia e America: è il cinema che non conosce geografia, non conosce confini e pregiudizi. Grazie alla giuria che ha creduto in una storia d’amore di mostri. Evviva la sovversione, evviva il cinema».

I migliori interpreti

In questa edizione la competizione per assegnare le Coppe Volpi ai migliori interpreti maschili e femminili, è stata probabilmente tra le più accese, ma infine tutto è filato (o quasi) secondo i piani. A spuntarla, e si era capito fin dalla prima proiezione, c’è Cate Blanchett che in Tár di Todd Fields ha regalato l’ennesima prova da gigante. ‘Un film non pensato, ma per lei, e che senza non sarebbe esistito’, aveva sottolineato il regista, e che narra, in maniera immaginata, la figura di Lydia Tár, prima direttrice donna, fondatrice dell’ Accordion Conducting Fellowship, seguita tra direzioni e docenze, apparentemente perfetta in ogni mossa di bacchetta e lezione, ma che in fondo nasconde un lato ‘oscuro’, che la porterà però a dover rimettersi in discussione. E già si parla di Oscar.

Dall’altra parte arriva (anche qui finalmente) il premio per un attore, sempre ignorato nei momenti importanti, e che adesso torna a fare la differenza. Colin Farrell (assente, poichè già rientrato in America) vince nel ruolo dello stolto irlandese nel film di Martin McDonagh (miglior sceneggiatura) in Gli Spiriti dell’Isola. Una storia di amicizia, incomprensioni, isolamento, emotivo e fisico, che arriverà in sala l’anno prossimo e si candida a non rimanere fuori dai premi che contano, da qui agli Oscar 2023.

Gli altri premi: dall’Iran alla Francia

L’Iran, grazie a No Bears (Gli Orsi non esisono), conquista invece il Premio Speciale della Giuria. Il film diretto da Jafar Panahi, assente in quanto ingiustamente condannato nel suo paese a scontare sei anni di carcere, sembrava poter vincere su tutti, attraverso non solo un messagio politico, ma d’arte. L’ennesimo riconoscimento, dato ad un autore enorme, e che più di tutti sta combattendo sulla propria pelle la libertà d’espressione e pensiero. Ed infine, grande felicità pure per Alice Diop, grazie alla sua opera prima, Saint Omer (che ha vinto due premi, tra cui il Gran Premio della Giuria), seguendo una giovane donna Rama, che assiste al processo di Laurence Coly presso il tribunale penale di Saint-Omer per usare la sua storia e scrivere un adattamento moderno dell’antico mito di Medea, anche se le cose non vanno come previsto. 

Storie di donne, storie di uomini, storie di cannibali, in cerca della propria dimensione e riconoscimento. Venezia chiude così i battenti, dando l’appuntamento al 2023, dal 30 agosto al 9 settembre.