5 gin italiani da provare
(Credits: Vsanandhakrishna/iStock) – 6 novembre 2018

5 gin italiani da provare

di Aldo Fresia

Il panorama dei gin made in Italy è solido e affermato, ma tra decine di etichette la scelta può risultare complicata: ecco i nostri consigli

Sono ormai dieci anni che il mondo del gin è esploso. Per nostra fortuna, il trend ha premiato la ricerca della qualità e i produttori locali, tanto che solamente in Italia si contano ormai circa 170 etichette, delle oltre settemila nel mondo. E i numeri sono in crescita, ponendo in essere un parterre che mette a dura prova i curiosi di questo distillato a base di bacche di ginepro e botaniche, perché da dove cominci, o come prosegui l’indagine, quando la scelta è così vasta? Senza voler essere esaustivi, proviamo a indicare cinque prodotti italiani che meritano attenzione.

CLANDESTINO
Si chiama così perché nasce come tributo al proibizionismo, quando il gin era distillato di nascosto, in cantine e sottoscala, arrangiandosi con quello che c’era a disposizione. In questo caso, però, l’intero processo è supervisionato dagli occhi attenti e competenti dell’azienda emiliana Mistico Speziale e il risultato sono aroma e gusto ricchi e complessi. Curiosità, il colore è ambrato perché il gin non è filtrato: lo scopo è ottenere la massima intensità delle botaniche.

GIASS
In dialetto meneghino giass significa ghiaccio. Con la G maiuscola diventa il nome del primo, e al momento unico, gin distillato entro i confini del capoluogo lombardo. Dopo alcuni esperimenti iniziali, i fondatori della Milano Dry Gin hanno trovato le giuste misure per portare nel bicchiere uno spirito molto elegante e armonioso, nel quale le diciotto botaniche si amalgamo senza fare a gomitate.

1984
Il nome si riferisce all’anno di nascita dei fondatori del brand, che hanno voluto realizzare un prodotto pensato prima di tutto per la miscelazione, ma capace di non sfigurare se bevuto liscio. Desideravano anche che fosse un prodotto schietto, ‘un gin che sapesse di gin’, senza azzardi di gusto. In bocca parte deciso, il finale è più morbido e la transizione fra queste due anime avviene senza scossoni.

MOLETTO
Realizzato in Veneto, segue una filosofia più audace rispetto a quella del 1984: ha due tipi di ginepro, una manciata di botaniche e soprattutto il pomodoro di Sammarzano, che emerge con prepotenza al naso, rimanendo in bocca più discreto, per lasciare gentilmente spazio alle bacche di ginepro. Se miscelato con gingerbeer, però, le note di pomodoro si fanno più intense anche al palato.

GINPILZ
Arriva dal Trentino e da un’azienda, Pilzer, rinomata per la produzione di grappa. Botaniche prevalentemente locali e una consumata esperienza nella distillazione consentono di imbottigliare un prodotto molto pulito, complesso ma non troppo artificioso, aromatico, con una piacevole nota agrumata, pensato per dare il meglio di sé quando miscelato con una buona tonica.