Cocktail, le tendenze per il 2018
(Credits: karandaev/iStock) – 2 gennaio 2018

Cocktail, le tendenze per il 2018

di Aldo Fresia

Eco sostenibile, originale e contaminato con la cucina: così dev’essere il cocktail di tendenza del 2018

Cercare di prevedere le tendenze in arrivo non è mai un compito facile, a maggior ragione se le previsioni riguardano il mondo intero: ogni nazione fa sempre gioco a sé stante e non è detto che ciò che accade nelle grandi metropoli si diffonda davvero a macchia d’olio. Fatta questa doverosa premessa, bisogna pur sottolineare che il mondo della mixology è più piccolo di quello che potrebbe sembrare a prima vista e che di conseguenza i trend si manifestano con una certa omogeneità. Ecco perché vale la pena di dare un’occhiata alle principali previsioni per il 2018 indicate dai partecipanti al concorso internazionale Diageo Reserve World Class.

L’ECOLOGIA PAGA
Non scopriamo ora che la selezione degli ingredienti è fondamentale, nelle grandi cucine come dietro i banconi, e che è ormai acclarata la tendenza a privilegiare materie prime di qualità, possibilmente locali. A questo si aggiungerà nel 2018 una crescente importanza per il rispetto dell’ecosistema e l’adozione di politiche di responsabilità sociale: presso il Dandelyan di Londra, uno dei migliori cocktail bar al mondo e capofila nel dettare i trend globali, è già evidente che i clienti premiano questo approccio, in termini di fidelizzazione come di disponibilità a pagare un sovrapprezzo per la consumazione. Insomma, le persone vogliono bere bene sapendo di aver contribuito al benessere collettivo.

BAR CHE VAI, COCKTAIL CHE TROVI
Gli chef sono le rockstar di questi ultimi anni, ma i bartender non restano al palo: è infatti sempre più importante che la carta dei cocktail presenti una selezione di ricette originali, legate non soltanto al locale ma anche a una specifica persona che lavora dietro il bancone. Poi, certo, non possono mancare anche le ricette classiche, siano esse quelle del Negroni, del Manhattan, del Gin Tonic e via dicendo, ma, se anche in questi casi l’abilità di un bartender e la qualità dei prodotti utilizzati erano già importanti l’anno passato, nel corso del 2018 farà la differenza la possibilità di assaggiare un determinato cocktail solamente in un particolare luogo e non altrove.

CONTAMINAZIONI CON LA CUCINA
In questo caso la questione si fa più complessa e di conseguenza è meno probabile un trend a macchia d’olio. Non si parla infatti di affiancare un cocktail con lo stuzzichino più adatto o di completarlo con frutta e verdura, quanto piuttosto di inserire la carne all’interno della ricetta. È una soluzione adottata in modo particolare da alcuni locali londinesi e che prevede il ricorso alla cosiddetta “lavatura con grasso”: prendi un taglio di carne pregiata, sciogli il grasso in un liquore, lo rimuovi quando è solidificato e in questo modo il gin, o il whisky o la vodka, risultano insaporiti in modo inatteso. Per esempio, si ottiene così un cocktail che va forte a Londra: l’Old Fashioned con il il bourbon (o il rye whiskey) “lavato” nel manzo di Kobe.