Gin Tonic a regola d’arte: come prepararlo in casa
Il Gin Tonic preparato da Salvatore D'Anna

Gin Tonic a regola d’arte: come prepararlo in casa

di Aldo Fresia

I consigli per preparare un cocktail sopraffino in casa, scegliendo con cura gin e acqua tonica e seguendo le dritte del bartender Salvatore D’Anna.

Il 9 aprile ricorre l’International Gin Tonic Day, celebrazione di uno dei cocktail più famosi al mondo. Ci sarebbero moltissimi modi per iniziare un discorso su questo drink e abbiamo voluto scegliere le parole dell’ex primo ministro del Regno Unito Winston Churchill, che un giorno disse: «Ha salvato più vite inglesi di tutti i dottori dell’impero». È anche un’ottima soluzione per coloro che vogliono concedersi una coccola alcolica pur essendo costretti a stare in casa per via dell’emergenza sanitaria da Coronavirus: la ricetta è infatti semplicissima e prevede solo due ingredienti, ma per realizzarla al meglio occorre tenere conto di alcuni fattori.

Gin Tonic, i consigli dell’esperto

Il long drink si prepara con 4/10 di gin, 6/10 di acqua tonica, ghiaccio e una fettina di limone a mo’ di guarnizione. Sulla scelta del gin torniamo fra un attimo, per il momento concentriamoci sulla tonica e ascoltiamo il suggerimento di Salvatore D’Anna, bar manager di Archivio Storico, primo speakeasy della città di Napoli.

La chiave di volta per un cocktail fatto come si deve è che la tonica sia fredda di frigorifero e ‘in nessun caso deve essere sfiatata’. Per questo meglio preferire le bottigliette monoporzione, da stappare al momento e da versare con delicatezza, in modo che non perdano la bolla. Inoltre, dobbiamo ricordare ‘che mescolare esageratamente un drink non fa altro che rovinarlo, perché sfuma l’effervescenza e lo rende piatto e troppo medicinale al sapore’.

Bisogna inoltre prestare attenzione al ghiaccio: «Non importa che siano cubetti grandi o piccoli (io ad esempio uso cubi di ghiaccio cristallino perché belli da vedere e si sciolgono meno velocemente). L’importante è che i cubetti non abbiano quella patina di acqua attorno che diluirebbe troppo il drink. Per un buon Gin Tonic preferisco sempre prenderli direttamente dal freezer».

Ultimo consiglio, niente cannuccia: «Ogni cannuccia risparmiata è una tartaruga di mare salvata! Mai come in questi giorni è importante riflettere su quanto sia importante salvare noi stessi e il nostro pianeta».

La scelta del gin e della tonica

Anche le cose più semplici nascondono insidie. La maggiore, in questo caso, è che in commercio esistono decine di acque toniche ma soprattutto centinaia di gin, con un range di sapori amplissimo. Ci sono ad esempio quelli invecchiati in botti di legno (con note di vaniglia e profilo organolettico più morbido), oppure quelli che utilizzano ingredienti spericolati (l’Anty Gin è fatto con le formiche, lo Jinzu prevede l’aggiunta di sake). Insomma, mettere insieme gin e tonica può diventare un’operazione complessa, perché la varietà implica necessariamente un’attenzione particolare a come i due elementi interagiscono.

Se vogliamo andare sul sicuro possiamo puntare sul classico e scegliere prodotti che uniscono qualità certificata a un approccio tradizionale: per esempio i gin di marchi come Tanqueray, Bombay, Monkey 47, Hendrick’s e Beefeater, fra i bestseller nei cocktail bar di tutto il mondo. Analogamente, la scelta dell’acqua tonica può privilegiare le paludate Fever-Tree o Schweppes, ma anche un brand in forte ascesa come Fentimans.

Chi volesse sperimentare ha solo l’imbarazzo della scelta: per esempio, Fever-Tree produce sei diverse toniche, ognuna con caratteristiche specifiche per gin agrumati, oppure floreali, o magari più corposi e ricchi di ginepro. Il nostro consiglio: iniziare con toniche versatili e fare qualche piccolo azzardo con la parte alcolica, e solo in un secondo momento gettarsi su qualche accoppiata più creativa.