Prosecco o metodo classico: cosa scegliere?
(Credits: mattjeacock / iStock)

Prosecco o metodo classico: cosa scegliere?

di Aldo Fresia

Il territorio di produzione e l’uva utilizzata determinano il gusto delle bollicine: morbido, secco, fruttato, minerale. Ecco una guida veloce

Facciamo un’ipotesi: mettiamo di voler scegliere il nostro prossimo bicchiere di bollicine non in base al nome di un produttore, bensì al tipo di sapore che vogliamo sentire in bocca. Abbiamo voglia di qualcosa dal gusto morbido o secco? Con note fruttate oppure minerali? Insomma, ci conviene orientarci sul prosecco oppure su un metodo classico e soprattutto: di quale zona? Va da sé che il territorio di produzione è una discriminante fondamentale, perché il clima e il terreno dove crescono i vitigni determinano il carattere di una bottiglia più di quanto possa farlo il procedimento utilizzato per trattare l’uva.

Ecco allora i nostri consigli, da considerare come indicazione generale: niente può sostituire un barista esperto, l’oste di un’enoteca o un sommelier con il quale confrontarsi faccia a faccia, ma avere un punto di partenza aiuta. Abbiamo scelto di restare in Italia e di privilegiare cantine di livello riconosciuto fra gli esperti, ma non ancora famose presso il grande pubblico.

GUSTO MORBIDO
Le parole chiave sono: Chardonnay, Franciacorta e Satèn. Il vitigno dello Chardonnay dà vita a vini morbidi, equilibrati e con una piacevole acidità; la zona di produzione della Franciacorta sono le colline situate fra Brescia e l’estremità meridionale del Lago d’Iseo; la denominazione Satèn indica i vini imbottigliati a una pressione più bassa rispetto ai metodi classici tradizionali, un accorgimento che consente di ottenere una bolla più vellutata. Il consiglio è di orientarsi sulle cantine Gatti e Mosnel, tra le migliori della zona: il Satèn di Gatti affina sui lieviti per un minimo di 32 mesi e ha un’acidità leggermente più evidente rispetto al Satèn di Mosnel, che affina per almeno 30 mesi ed è caratterizzato da un’eleganza ineccepibile.

GUSTO SECCO
Chi cerca mineralità e secchezza può guardare al Trentodoc e scegliere bottiglie affinate a lungo e ottenute dalla vinificazione del Pinot Nero in purezza (cioè dal 100% di Pinot, senza altra uva aggiunta). Siamo in Trentino, nella zona montana che va dal Lago di Garda ai confini con l’Alto Adige. Per andare sul sicuro basta rivolgersi alle tre cantine emergenti del Trentodoc, cioè Opera, Revì e Maso Martis. Le bottiglie per gli amanti del gusto secco sono: Opera Rosé Noir, che riposa almeno 40 mesi sui lieviti, e Opera Blanc, che è vinificato in bianco senza dosaggio (ossia senza zuccheri aggiunti a fine lavorazione) e sta almeno 50 mesi sui lieviti. Poi il Cavaliere Nero Riserva 2009 di Revì (70 mesi di affinamento) e Maso Martis Extra Brut Rosé Riserva (minimo 36 mesi di affinamento).

GUSTO DOLCE
Qui siamo nel regno del Prosecco, nome che può essere utilizzato esclusivamente per il vino prodotto in Veneto e Friuli-Venezia Giulia utilizzando almeno l’85% di uve Glera. A noi però interessa un’area più ristretta, quella collinare compresa tra Valdobbiadene e Vittorio Veneto, dove troviamo il terreno e i vitigni che garantiscono un Glera con aromi al di sopra della media, capaci di regalare un bel gusto dolce, morbido e con note fruttate. I nostri consigli sono tre. Intanto il Rive di Solighetto prodotto da Spagnol, un Valdobbiadene DOCG ottenuto dal 100% di Glera, e poi il Quorum biologico dell’azienda Perlage. Infine, non può mancare un Cartizze, nome che identifica il vino ottenuto in una ristrettissima area del comune di Valdobbiadene e che rappresenta la tipologia più celebre fra i Prosecchi di alta qualità: il nostro consiglio è di assaggiare il Cartizze Dry di Adriano Adami.