Quali saranno i food trend 2022?

Quali saranno i food trend 2022?

di Penelope Vaglini

Dall’upcycling al regime alimentare reducetariano, fino ai nuovi prodotti in vitro e al boom delle tradizioni culinarie regionali. Una panoramica su cosa (e come) mangeremo per tutto il 2022

Sostenibilità, alternativa e recupero sono tre parole legate al cibo che sentiremo pronunciare per tutto il 2022. Le tendenze che quest’anno guideranno aziende, ristoratori e food lover verso un consumo più consapevole, punteranno infatti a tutelare le risorse del pianeta e ridurre al minimo gli sprechi alimentari, senza però rinunciare al gusto delle materie prime. Per farlo, numerosi laboratori in tutto il mondo faranno crescere in vitro diversi tipi di carne, mentre alcune start-up imporranno sul mercato i loro prodotti completamente a base vegetale. Parallelamente, prenderanno piede nuovi regimi alimentari e ricette tradizionali di paesi fino a oggi poco considerati, verranno riviste in chiave contemporanea, diventando mainstream. Per scoprire che cosa (e come) mangeremo quest’anno, ecco una guida ai food trend 2022.

L’ascesa degli alimenti plant based

Le alternative plant-based ai prodotti più amati dai consumatori vedranno una costante crescita per tutto il 2022. Infatti, sia in USA che in Europa, la pandemia ha riportato l’attenzione delle persone sull’importanza dell’alimentazione per la salute, facendo crescere il mercato dei prodotti a base vegetale del 27% (secondo i dati della Plant Based Foods Association). Aziende come la newyorchese Brytlife Foods for a Brighter Planet – sono in prima linea nello studio di alimenti completamente vegetali, per offrire delle alternative gustose a tutti coloro che desiderano sperimentare. Un esempio sono i formaggi vegani come il Blue Cheese, un erborinato dal lungo affinamento, caratterizzato dall’aroma intenso e pungente, oppure il Cheddar Xtra Sharp a base di anacardi, morbido e spalmabile, dal sapore leggermente piccante. Da Brytlife anche lo yogurt ha una sua versione plant-based, prodotta con superfood provenienti da filiere controllate per garantire il massimo della qualità.

Stesso processo quello di Karana, azienda di Singapore nata nel 2018 con l’obiettivo di realizzare alimenti saporiti a partire dai vegetali, dando loro una consistenza simile a quella della carne. Il jackfruit acerbo per esempio, con il suo gusto neutro capace di assorbire il sapore di spezie e salse, si può cucinare e sminuzzare come il pollo ed è ricco di fibre, magnesio, ferro e potassio. Karana lo utilizza come base per realizzare della “carne di maiale” interamente vegetale, senza l’aggiunta di nessun processo chimico, con cui riempire dumpling, bao e tante altre specialità della cucina locale.

Carne in vitro, largo a pollo e crostacei

Le biotecnologie con cui è prodotta la “carne da laboratorio” di cui sentiamo parlare da tanti anni, sono destinate ad avere un forte impatto sull’economia mondiale e, al contempo, sulla salvaguardia ambientale. Se da una parte le aziende investono nello sviluppo di nuove tecnologie produttive, dall’altro i consumatori sono sempre più propensi a testare questi nuovi ingredienti e inserirli gradualmente nel proprio regime alimentare. Eat Just, start-up californiana, è stata la prima azienda a ricevere il via libera per commercializzare carne di pollo cresciuta in laboratorio partendo da una singola cellula.

Le loro crocchette “croccanti fuori e succose all’interno” come le definisce il CEO Josh Tetrick, dopo aver ricevuto l’approvazione per il consumo umano alla fine del 2020, sono oggi vendute a Singapore, mentre in Israele è nato The Chicken, un lab-to-table restaurant dove assaggiare la carne sintetica prodotta dal brand di food-tech SuperMeat’s. Tra le aziende più interessanti da tenere d’occhio nei prossimi mesi c’è poi Shiok Meats, che ha recentemente presentato una polpa di granchio ottenuta da coltura cellulare, con l’obiettivo di inserire frutti di mare “sintetici” nel mercato entro due anni. D’altronde, gli esperti della società di trend forecasting WGSN, sostengono che entro il 2040, il 40% di tutta la carne consumata a livello mondiale sarà prodotta in vitro. Nel frattempo, chi può, inizierà ad assaggiare quella di pollo.

Largo ai reducetariani

Tra alimenti vegani e coltivati in vitro, c’è chi non intende rinunciare alla carne animale e, per venire incontro alle esigenze sostenibili del pianeta, preferisce optare per un regime alimentare reducetariano. Secondo Whole Foods, il 2022 vedrà crescere in modo esponenziale i sostenitori di questo movimento con cui si riduce il consumo personale di carne, latticini e uova. Il tutto senza eliminarli completamente, ma scegliendo solo materie prime provenienti da allevamenti etici con filiere controllate. La Reducetarian Foundation creata dall’americano Brian Kateman raggruppa chi, per motivazioni diverse, sceglie di seguire questa dieta e si pone come obiettivo di migliorare la salute delle persone, proteggere l’ambiente e salvare gli animali dagli allevamenti intensivi.

Cibo delle radici

Secondo Baum+Whiteman, società internazionale di consulenza nel settore della ristorazione, il 2022 sarà l’anno dei Roots Food. Un concetto che va ben oltre la scoperta di ingredienti esotici e che porterà i consumatori ad approfondire la cultura alimentare fino a oggi poco esplorata (o non ancora mainstream) di diversi luoghi. Haiti, Colombia, Brasile, ma anche Corea, Singapore e Thailandia: gli chef di seconda generazione riscopriranno le tradizioni dei paesi di origine di genitori e nonni, evolvendo le ricette classiche con un tocco contemporaneo, fatto di contaminazioni tra ingredienti e tecniche di preparazione all’avanguardia. La parola “etnico” e gli aggettivi generici come “asiatico” e “mediorientale” spariranno dal vocabolario dei food lover, per lasciare spazio a menu che rappresentano l’identità culturale delle singole nazioni. La tendenza italiana, sarà quella della regionalizzazione, con insegne dell’alta ristorazione che renderanno le ricette tradizionali nuovamente di tendenza.

Upcycled food

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Confetti Snack

Partita dalla moda e sostenuta da personaggi dal forte impatto mediatico, la pratica dell’upcycling segue il mantra “compra meno, usalo più a lungo” e consiste nel dare una nuova vita ai capi di abbigliamento o di acquistarne di seconda mano. Chi si sta chiedendo cosa tutto questo abbia a che fare con il cibo, troverà nel trend dell’upcycled food la risposta. Si tratta di un movimento per prevenire lo spreco alimentare sostenuto dall’UFA – Upcycled Food Association – insieme a una rete di 180 aziende in tutto il mondo, che cooperano per sensibilizzare i consumatori su queste importanti tematiche. Conserve, sciroppi, composte e fermentati, sono i più antichi metodi di conservazione praticati in ogni casa e oggi stanno vivendo un potente revival che permette a chef e bartender di avere a disposizione prodotti gustosi anche fuori stagione, senza impattare su trasporti ed emissioni di CO2. Mangiare materie prime conservate accuratamente, che nel tempo possono esprimere nuovi gusti e sapori, è un trend in crescita nella ristorazione e nella mixology. Tanto quanto quello di utilizzare ingredienti “di seconda mano” come i vegetali brutti, scartati dalla grande distribuzione poiché non visivamente appaganti (sono circa il 40% dei prodotti coltivati ogni anno a livello globale). Confetti, brand di Singapore, ha fatto di queste materie prime la base per i propri snack: delle coloratissime chips a base di verdure che garantiscono un corretto apporto di nutrienti grazie alla cottura a bassa temperatura e riducono gli sprechi alimentari.

Mangiare fuori orario

Il cambio delle abitudini e degli orari dei pasti causato dalla pandemia ha dimostrato ai ristoratori come, avere una cucina aperta dal mattino alla tarda serata, permetta di accontentare tutti gli ospiti, dilazionando il tempo di permanenza al tavolo e aumentando significativamente il numero di portate consumate. Ristoranti e lounge bar, specialmente all’interno di strutture alberghiere, stanno puntando sull’all day dining, come sostiene Baum+Whiteman. Bando quindi ai doppi turni in favore di una distribuzione eterogenea dell’offerta food durante tutta la giornata, mentre la fascia della cena si allunga fino a comprendere l’aperitivo. Non c’è più da stupirsi dunque se nel luogo dove si fa colazione ci si può concedere anche un brunch, un pranzo, uno snack pomeridiano, l’aperitivo e la cena. A Milano 142 Restaurant è uno spazio unico dove poter vivere i quattro momenti della giornata, godendo delle coccole della cucina e del personale di sala guidato da Sandra Ciciriello, mentre il Four Seasons Hotel Milano nell’ultimo anno ha lanciato un nuovo format di pizze gourmet realizzate dallo chef Fabrizio Borraccino in collaborazione con Marzia Buzzanca e diversi afternoon tea tematici per aprirsi anche alla fascia pomeridiana.

K Dog, lo street food coreano

Quando si pensa alla cultura coreana, nell’immaginario comune esiste un pre e un post Squid Game. La serie tv più vista di sempre su Netflix, oltre ad aver insegnato a tutto il mondo come estrarre le forme dei dalgona, dolcetti tipici al caramello, ha acceso l’attenzione su tanti prodotti alimentari tipici della nazione orientale. Come i K-Dog, ovvero degli hot dog particolarmente instagrammabili. Si tratta di un tipico street food avvolto su bastoncini in legno, dove il würstel viene ricoperto di una pastella fatta con farine di riso, frumento o mais, poi fritto e decorato con topping insoliti come patatine fritte, crostini di pane, noodles, pancetta e diverse salse. I food lover in cerca di novità gastronomiche per il 2022 sono avvertiti: potranno sperimentare tutto l’anno con gli abbinamenti più insoliti.