Alessio Lapice

Alessio Lapice

Ha iniziato a recitare quasi per caso. Oggi che è appena uscito il suo decimo film, l’attore campano ripercorre vita e carriera, tra cinema e tv, Napoli e Roma, Tornatore e Scorsese

di Natascha Lusenti

Del cinema gli è piaciuto subito questo fatto «di stare molto tempo insieme, tra tante persone». Sebbene non fosse ancora cinema, era teatro, «un teatrino off» dove lo invitarono a vedere le prove. Lui (Alessio Lapice, 32 anni, protagonista del film di Marco Martani, appena uscito al cinema, Eravamo bambini) era scettico. «Avevo 15 o 16 anni, mi piaceva il cinema, ma non avevo questa cosa…», non gli bruciava dentro, insomma, si diceva «che ci vado a fare», però ci va, e cambia tutto.

Sliding doors (chissà se l’ha visto, ormai è un film del secolo scorso che ha significato qualcosa per un’altra generazione): si siede e rimane «colpito forte» da «questi che lavorano in gruppo, si divertono, e mi piaceva che ragionavano insieme, stavano molto tempo insieme, tra tante persone, e la cosa di prepararsi i costumi». Tutto molto bello, già. Torna a casa, e continua a pensarci.

Alessio Lapice
Jumpsuit Emporio Armani

E il giorno dopo, ci ritorna: «Sono andato a vedere queste prove una settimana di seguito, il pomeriggio andavo lì e guardavo, poi mi ricordo che spiavo dentro i camerini, cosa facevano, fin quando loro, a forza che stavo sempre lì, mi chiesero se volevo fare una piccola prova ed è iniziato tutto così». E chissà se gli altri del «teatrino off» ce l’hanno fatta, poi. Ma non gliel’ho chiesto.

Abbiamo parlato, invece, di Io capitano di Matteo Garrone e lui diceva che si era molto emozionato a vedere lì – alla Mostra del cinema di Venezia dell’anno scorso, dove il film era in concorso – i due ragazzi protagonisti, «ma non perché sono di un posto… mi avrebbe emozionato anche vedere un irlandese, perché mi ci rivedo, so che significa quando sei all’inizio, i primi sorrisi, i primi applausi, è un momento molto bello, ti fa sentire bene e ti dà la forza di andare avanti».

Alessio Lapice
Camicia e jeans MSGM

Anche i suoi primi applausi sono arrivati al Lido – «Venezia 74 (nel senso dell’edizione) quindi nel 2017» – dopo la proiezione di Nato a Casal di Principe (deve tenerci un bel po’ a questo film perché fa un inciso per dirmi «non so se l’hai mai visto, lo trovi su Prime Video»), film di Bruno Oliviero, «una storia vera» e in sala c’era «la famiglia vera della storia vera, seduti lì che mi guardavano con gli occhi illuminati, erano davvero felici». E poi è stato davvero felice anche lui, nel momento della verità, quello in cui capisci «se il film gli è piaciuto», al pubblico, «lo vedi, dagli occhi, quando si voltano e ti guardano».

Lui si ricorda quell’istante, quando «finisce il film, c’è qualche secondo di silenzio, poi applausi, si sono voltati tutti, erano con gli occhi lucidi… bellissimo». L’amore «davvero forte», però, era iniziato sul set, molto prima, perché gli piaceva la sensazione «che ogni lavoro che facevo, ogni cosa che leggevo, anche semplicemente i provini, lo studiare, il viaggiare avanti e indietro – da Napoli a Roma – innervosirti e piangerci e disperarti, tutto questo mi faceva crescere in maniera forte». Era terapeutico: scopriva cose – «dei lati di me stesso e della vita» – imparava cose – «le percezioni erano accelerate rispetto a quando facevo altro» – e così è stato una necessità, l’essere attore, prima che un mestiere che gli ha portato grande popolarità con la fiction della Rai Imma Tataranni in cui interpreta il maresciallo dei Carabinieri Ippazio Calogiuri (attesa la stagione numero 4).

Alessio Lapice
Camicia C.P. Company

Per tutta l’intervista si tiene il berretto di lana calcato in testa, perché ultimamente è «in fissa coi cappelli». Parliamo della sua città di origine – Napoli, «è la vena legata all’infanzia, quindi la più potente» – e della città in cui si è trasferito a 18 anni, «quando ho iniziato a studiare davvero» – Roma, «che ho subito sentito mia, è la mia seconda mamma, anzi la zia, quella che ti accoglie».

Alla domanda “registi con cui ti piacerebbe lavorare” – non originale, mi rendo conto – quasi ci scappa il colpo di scena: «Da poco mi hanno fatto questa domanda, ho risposto “in Italia Tornatore, in America…” l’altro giorno dicevo “Scorsese”, però in realtà c’è questo regista che poi ha fatto…» e invece no! «Non è vero, sceglierò di nuovo Scorsese» e neanche gli chiedo il perché. Tornatore perché gli ricorda delle cose di quando era piccolo, «vidi Malèna al cinema e c’era quella scena in cui le tagliano i capelli, nella piazza, la sfregiano, mi rimase impressa».

Alessio Lapice
Tutto Prada

Chiude su immagini oniriche, parlando del mare con cui è cresciuto, insieme ai suoi «quattro o cinque amichetti. Eravamo un po’ come i ragazzini di Stand by Me», in uno dei porti di Castellammare di Stabia. Ci andavamo sempre, anche dopo la scuola, passavo le giornate sulla piattaforma di cemento, con gli scogli e il faro, stavamo lì, di fronte al mare, e arrivavano queste navi enormi» e loro ci si infilavano e qualche volta parlavano con i marinai.

Ancora oggi, quello è il suo posto. «La prima cosa che faccio quando arrivo a casa, saluto la mamma, mio padre, tutti, poi apro il balcone, prendo la sedia, mi siedo lì e ci salutiamo. Dico “Oh, siamo stati un po’ distanti eh, dobbiamo fare la nostra chiacchierata”». The end.

In apertura Alessio Lapice veste camicia Brooksfield, shorts Altea, scarpe Church’s. Photos by Giampaolo Sgura, styling by Edoardo Caniglia. Grooming: Kiril Vasilev @Green Apple. Styling assistant: Valentina Volpe.