Black Lives Matter: il vocabolario delle rivolte negli USA

Black Lives Matter: il vocabolario delle rivolte negli USA

Tutte le città coinvolte (o stravolte) across the Nation. Coprifuoco, slogan, campagne social e nuovi hashtag virali. Da “Take a Knee” a “Defund The Police”, il glossario “uncensored” dell’America Uprising 2020 per orientarvi nel cuore dell’Impero in rivolta.

Foto: Andrew Burton/Getty Images
di Alessandro Turci

NO JUSTICE NO PEACE: lo gridano i manifestanti pacifici e anche quelli meno. Tensione in piazza e claustrofobia per tutti tranne che per Bunker-Boy (come l’ha chiamato, sempre ganzo, il New Yorker).

BUNKER-BOY: è il presidente Trump che scende nel bunker della Casa Bianca quando i dimostranti assaltano la mitica Pennsylvania Ave. Da là sotto twitta i suoi mantra energumeni, ribaditi uscendo all’aria aperta con la Bibbia in mano, e cioè: i dimostranti sono tutti terroristi (l’espressione non è di Trump, ma di John Dowd. Trump però, pubblicandola, sembra supportarla) e l’unica soluzione è…

LAW AND ORDER: legge e ordine. Come se la polizia a cavallo non evocasse John Wayne. E quindi la rabbia esplode e nuovi casi (già archiviati) di violenza impunita emergono, venendo riaperti. E’ la storia, una tra tante, di Breonna Taylor.

BREONNA TAYLOR: crivellata dalla polizia con otto colpi di pistola nel suo letto di Louisville, Kentucky. Aveva 26 anni, era tecnica di pronto soccorso.

ACAB: scritto con lo spray sui muri ormai coast to coast, vuol dire All Cops Are Bastards ed evidentemente non è sempre vero. Però è ovvio che l’attitudine criminale di alcuni non solo ha finito per rovinare la reputazione degli altri, ma della stessa America. Nel dubbio, take a knee.

TAKE A KNEE, il gesto d’inginocchiarsi. Portato alla ribalta da Colin Kaepernick (costando a lui la carriera nella NFL, e alla NFL la vergogna definitiva), è stato adottato anche da Justin Trudeau, premier canadese. Paradossalmente è lo stesso gesto ignobile inflitto a George Floyd mentre implorava…

I CAN’T BREATHE: le ultime parole di George Perry Floyd.

GEORGE PERRY FLOYD: (Fayetteville, NC – 14 ottobre 1973 / Minneapolis, MN – 25 maggio 2020) soffocato in 8 minuti e 46 secondi dal capo pattuglia della polizia, mentre altri due agenti lo tenevano fermo per le gambe e il quarto faceva il palo.

DEFUND THE POLICE: o “Starve the Beast”, da slogan a proposta di legge, l’idea è quella di togliere fondi alla polizia e al sistema carcerario per metterli in servizi sociali. Dal 2013 al 2019 la polizia negli Stati Uniti ha ucciso 7.666 persone (Florida, Texas e California gli stati con più vittime).

Nonostante gli American Negro (come li chiamava Malcom X) rappresentino solo il 13% della popolazione totale, nelle statistiche i loro morti superano di due volte e mezza quelli dei bianchi (il 72% della popolazione). Defund the Police per andare alle basi dell’ineguaglianza per non dover più dire BLM!

BLACK LIVES MATTER: è il nome del movimento non gerarchico creato da tre donne: Alicia Garza, Opal Tometi e Patrisse Cullors nel 2013. Adesso è pure il nome di una intersection sulla 16th street di D.C. che è stata appunto ribattezzata, dalla sindaca di Washington, “BLM Plaza”. A caratteri cubitali in colore giallo il motto è ora impresso sulla strada che porta dritto alla Casa Bianca, sempre candida come…

AMY COOPER: la geniale padrona di un cane senza guinzaglio in Central Park che (lo stesso 25 maggio nel quale veniva assassinato George Floyd a Minneapolis) ha chiamato la polizia dichiarando, contro ogni evidenza filmata, di essere minacciata da un afro-americano. Ha perso la faccia, il lavoro e per poco pure il cane, ma ha svelato come funziona la “procedura” inconscia di auto difesa della maggioranza benestante bianca, da non confondere coi…

REDNECK. Già. Perché tutta questa tragedia ha anche i suoi esclusi sfigati: i redneck bianchi, cioè gli emarginati un po’ bifolchi e un po’ razzisti che non votano e quando lo fanno riescono addirittura a far peggio, sostenendo convinti l’upper class wasp che li disprezza ferocemente. Nel Nuovo, come nel Vecchio Mondo, è sempre questione di nascita, di nome…

SAY THEIR NAMES: George Floyd, Breonna Taylor, Manuel Ellis, Trayvon Martin, Michael Brown, Eric Garner, Jamar Clark, Philando Castile, Ahmaud Arbery, Dreasjon “Sean” Reed, Botham Jean, Ezell Ford, Michelle Shirley, Redel Jones, Kenney Watkins, Stephon Clark, Laquan McDonald, Tamir Rice… and many, many more.