Edouard Philipponnat

Edouard Philipponnat

I ruoli impegnativi non lo preoccupano, anzi, ci si butta con il cuore (e il corpo). Perché, dice: «Se stai descrivendo un’altra persona, la sua cultura, la sua vita, devi essere capace di onorarla, renderle giustizia». Di tanta consapevolezza a Hollywood se ne sono accorti subito. E i risultati stanno già arrivando

di Roberto Croci

Siamo a un tavolino del Superba Cafè sul Sunset Boulevard, L.A. Con me, lo zar Alessandro I, scusate, Edouard Philipponnat, (25 anni appena compiuti), voluto da Ridley Scott per interpretare il nemico di Joaquin Phoenix (Bonaparte) nel recente Napoleon. A riportare tutto nella normalità sono il suo barboncino Mushy, che tiene sotto braccio, e la tenuta che di imperiale non ha niente, a cominciare dal baseball cap ben calcato.

«Non sapevo nulla di quel progetto», ricorda, «ma a Ridley (che lo aveva già voluto a Roma per una particina in House of Gucci, ndr), di cui sono fan da sempre, non si dice di no. Dopo varie audizioni, ottengo la parte e solo allora so di che film si tratta. Per il resto mi sto ancora chiedendo se abbia sognato o meno».

Ma andiamo per ordine. Biografia per cominciare: «Sono nato a Nizza, sono metà francese e metà finlandese», racconta. «Mamma Jennie (lato Finlandia) e papà Bruno hanno divorziato quando ero piccolo, così ho vissuto con mia madre a Loviisa, a un’ora da Helsinki. Un posto da 30° sottozero. Quando mio fratello è andato a studiare in Svizzera l’ho seguito, ma lì non c’era niente per me, solo ragazzi che si sentono privilegiati». Tornato a Helsinki si diploma e «il giorno dopo, alle 7 di mattina, ho preso un volo per Hollywood perché volevo vivere il mio sogno: diventare attore».

La transvolata che gli ha cambiato la vita ce l’aveva in mente da quando aveva 13 anni: «Mio padre disse che mi avrebbe portato a fare un viaggio. Le condizioni erano che avrei potuto scegliere qualsiasi destinazione ma avrei dovuto giustificare perché e, cosa più importante, a quale carriera sarei stato interessato». Appassionato di cinema – «ho imparato l’inglese con i film e la tv, conosco a memoria la saga dei Pirati dei Caraibi» – la decisione è immediata: «In due secondi confessai che volevo diventare attore e così siamo partiti per Los Angeles».

Edouard Philipponnat
Type I Denim Trucker Jacket e Stay Loose Jeans Levi’s Red Tab

La strada era in certo modo già preparata: «Raffaella De Laurentiis aveva visto un mio video, e voleva conoscermi. Nel 2017, aveva un film in produzione (What Happened to Monday), con Willem Dafoe e Glenn Close e fu così che ottenni il mio primo ruolo». Quelle due settimane “indimenticabili” sul set hanno fatto capire a Edouard che «i film sono, oltre che dedizione e creatività, anche divertimento, evasione», e che forse anche lui avrebbe potuto far parte di quel mondo.

A 20 anni, l’incontro con Michelle Danner, insegnante di recitazione e regista con cui comincia a studiare: «Quando lessi il copione di The Runner capii che era una parte importante, così le scrissi spiegando che ero il protagonista che cercava, e perché solo io avrei potuto interpretarlo. Il ruolo fu mio». Nel film, da una storia vera, Edouard è Aiden, un liceale arrestato per possesso di droga, costretto ad andare sotto copertura per smascherare un boss del narcotraffico.

«La mia mission era diventare un drogato, assumerne l’aspetto fisico e psicologico; così cominciai a perdere peso, mangiavo solo un cucchiaio di granola, cetrioli. Con 300 calorie al giorno, persi 15 chili in tre mesi». Per superare la prova Edouard ha riversato in quel ruolo «tutto quello che potevo dare: determinazione, disciplina e coraggio, basilari per il lavoro che ho scelto». Nel film c’era anche Cameron Douglas, il figlio di Michael Douglas, che, visto il film, chiama il suo agente per rappresentare Edouard: «Secondo lui ero il nuovo Leo DiCaprio, il nuovo River Phoenix».

Una dichiarazione che fa il paio con un altro ricordo di Edouard, dal set di Napoleon: «A un certo punto, in mezzo a fango e sangue, dopo aver girato con Joaquin e Vanessa, sento una risata fragorosa: è Ridley che, con il suo accento brit, esclama: “Ladies & gentlemen, ricordatevi questo ragazzino, è il nuovo Brad Pitt!”».


Denim Shirt e Stay Loose Jeans Levi’s Red Tab

Lasciando perdere i paragoni, com’è fare l’attore davvero? Che differenza c’è fra ambizione e presunzione, determinazione e arroganza? «Non è facile. Vivi di rifiuti, è un lavoro in cui solo il 2% riesce a guadagnare da vivere, mentre il 90% è disoccupato».

Il pensiero comune, visti anche i recenti scioperi e paralisi di Hollywood e dintorni, è di avere un piano B pronto in tasca, dovesse andare male, ma per il nostro «non è mai stata un’opzione. La recitazione non solo mi appassiona in sé, ma mi interessa anche dal punto di vista tecnico. È un’esperienza eccezionale creare qualcosa partendo dall’immaginazione, trasmettere agli altri, fisicamente o emotivamente, dei sentimenti. Amo raccontare storie che hanno bisogno di essere ascoltate, e soprattutto mi piace imparare».

Apprendere è una sfida con sé stessi: «Una delle prove più dure è stato memorizzare il copione in una lingua diversa; mi è capitato con un ruolo per la serie tv Sofia: avevo tre settimane per imparare l’italiano. Facevo 4-5 ore di coaching ogni giorno. È stato faticoso, ma fa parte della tua crescita, e poi, se stai descrivendo un’altra persona, devi essere in grado di onorare la sua cultura, la sua vita. Non c’è altro modo. This is acting for me».

In apertura Edouard Philipponnat veste T-shirt e Stay Loose Jeans Levi’s Red Tab, stivali Saint Laurent by Anthony Vaccarello. Photos by Cameron McCool styling by Claudia Chick. Make up: Lilly Pollan. Hair: Mike Martinez. Styling assistant: Jacob Lincoln Davis.