Francesca Michielin

Francesca Michielin

Se la vittoria a X-Factor nel 2011 l’ha lanciata, i successivi 12 anni di carriera ne hanno confermato il valore. Oggi, a 28 anni, Francesca Michielin è una giovanissima veterana che ha da dire la sua su un bel po’ di cose: lo ha fatto nel suo ultimo album, Cani sciolti, e lo ha fatto anche con Icon

di Angelo Pannofino

Prima che scappi via ci incrociamo per un attimo sul set dove sono state scattate le foto che vedete qui ma l’intervista la facciamo al telefono il giorno dopo, troppi impegni: Francesca Michelin è nel mezzo di un tour de force, tra il tour invernale appena terminato e quello estivo in partenza il 12 luglio da Sarzana (date e biglietti su vivoconcerti.com) e la partecipazione al nuovo singolo del suo conterraneo gIANMARIA (Disco dance, disponibile dal 28 aprile), eppure, anche al telefono conferma l’impressione di essere una persona generosa, che non si tira indietro, soprattutto ora che sta portando dal vivo il suo ultimo album uscito lo scorso febbraio, Cani sciolti.

Un titolo che evoca mine vaganti ma, a volerla vedere dalla parte dei poveri cani tenuti alla catena, soprattutto libertà.

«Esattamente. Il disco ha questo intento: sono canzoni estremamente libere, nella forma e in ciò che dicono, nel loro non essere ammiccanti né “citofonate”. Non sono cattive, però: certo, alcune dicono cose aggressive, ma sono tutte sincere e coraggiose».

A volte usi un linguaggio a volte ruvido: è una scelta?

«Ho scelto di dire le cose così come sono ma senza cercare volutamente la volgarità: ad esempio, “Perché dici in giro che siamo tutti uguali / Se poi voti i razzisti ai consigli comunali?” è una frase diretta ma non volgare, e se in Claudia canto “la gente non ha mai un cazzo da fare e ha sempre troppe cose da dire” è perché è vero».

C’è della rabbia?

«Sì ma costruttiva: c’è un’attitudine che deriva dal rock che ho ascoltato da piccola».


Total look Vivienne Westwood, gioielli Bulgari

In un pezzo citi i Verdena…

«Cito anche Carmen Consoli e altri artisti che sono i cani sciolti che mi hanno ispirato».

Questa rabbia deriva dal fatto che ti sentivi come trattenuta da una metaforica catena?

«Non proprio trattenuta, diciamo che fare pop prevede non solo dei diritti niente male ma anche dei doveri: ci si aspetta sempre che tu faccia la hit radiofonica, che tu venda tot copie, che tu vada a Sanremo… Questo disco invece non ha niente di tutto ciò, è molto riflessivo e coraggioso: dopo 12 anni che faccio questo lavoro avevo bisogno di fare un disco che fosse scollato da questi meccanismi».

Alla tua età hai già 12 anni di carriera alle spalle: ti senti matura?

«Mi sento matura dal punto di vista del “mestiere”, da quello artistico invece penso di poter fare molto meglio ma credo che alla mia età sia anche fisiologico».

Nel processo di maturazione sbagliare a volte è fondamentale: che rapporto hai con gli errori?

«Sono una che perdona. Il problema è quando mi rapporto con una società che sento sempre più competitiva. La musica è sempre stata “performance”, nel senso bello del termine, mentre ora sembra una gara e devo ammettere che questa cosa non la vivo benissimo. La gente è sempre pronta a soppesare i tuoi errori e si urla al fallimento senza sapere cosa sia davvero, si parla di “flop” per qualsiasi cosa ma usando sempre un criterio molto superficiale: arrivare decimi a Sanremo non è un fallimento come dicono molte persone. Insomma, non è un periodo bellissimo, questo, per sbagliare o per avere paura di sbagliare. Perfino Taylor Swift, di cui sono grande fan, ha parlato della sua costante paura di fallire. E se è esasperata una come lei, allora forse abbiamo un problema».


Top e gonna Valentino,
décolleté Valentino
Garavani, orecchini
“Divas’’ Dream” in oro rosa con rubini, diamanti e pavè di diamanti Bulgari

Il tuo recente trasferimento da Milano a Bassano c’entra qualcosa con le tematiche che affronti in questo disco di svolta?

«Sì. A Bassano mi sembra di riuscire a ridimensionare le cose, di essere più capace di relativizzare. Il mio psicologo dice sempre che sono una “personalità iperbolica”, che tendo a ingigantire ogni cosa e sempre in negativo, perché sono molto autocritica e perfezionista: a Milano sembra che tutto dipenda dal mio lavoro, quando sono a Bassano, invece, questa sensazione si ridimensiona e questo lato del mio carattere si normalizza grazie alla presenza della mia famiglia, dei miei nonni, del mio ragazzo».

In 12 anni di carriera come sono cambiate le cose per una donna nel mondo della musica? Il #Metoo, ad esempio, è servito a qualcosa?

«Mi spiace essere così critica ma le cose non sono cambiate per nulla. Ciò che è cambiato, però, è la consapevolezza, il rendersi conto che c’è un problema. Mengoni, ad esempio, vince Sanremo e la prima cosa che dice è che c’erano un sacco di donne brave ma nessuna che sia arrivata nella top 5: ecco, quanto meno se ne parla. E poi sono cambiate la musica italiana e le artiste italiane: oggi da una parte c’è una fetta di pubblico che ascolta canzoni nei cui testi c’è ancora la donna oggettivizzata, al pari del successo, dei soldi o dell’alcol. Dall’altra c’è una nuova corrente di consapevolezza femminile: artiste che non fanno più la solita canzone carina, fatta per compiacere e magari scritta da un autore maschio, ma dicono ciò che vogliono dire davvero»

Chi sono i modelli che ti ispirano?

«Carmen Consoli, su tutte. E poi Elisa, Cristina Donà, Marina Rei…».

Una donna con cui andare a cena?

«Taylor Swift. E anche Selena Gomez, che mi ha molto affascinato come persona: parlando di temi come fallimento, fragilità, vulnerabilità credo sia una che ha tanto da dire».


Total look Dolce & Gabbana, gioielli Bulgari

Su cosa hai cambiato idea negli anni?

«Ho smesso di avere quella visione radicale delle cose che si tende ad avere quando sei adolescente e stai cercando la tua identità. Crescendo capisci che essere adulti vuol dire anche essere contraddittori, che una cosa può fare schifo ma avere anche degli aspetti interessanti, che una persona può sbagliare e continuare a fare cose belle».

Che messaggio senti di dare ai maschi? Su quali aspetti di noi stessi dovremmo lavorare?

«Dovreste smettere di rispondere “Non tutti gli uomini sono così”, perché è un atto di deresponsabilizzazione».

E tu invece, su cosa stai lavorando per crescere?

«Sulla mia ossessione del controllo: da perfezionista vorrei avere il controllo su tutto ma è impossibile. Cerco di lasciare andare».

Nella foto di apertura look Aspesi, gioielli Bulgari.Photos by Simon171, Styling by Edoardo Caniglia; Make up: Luca Cianciolo @Blend Using Fenty Beauty. Hair: Angelo Rosa Uliana @Julian Watson. Styling assistants: Cecilia Rossini, Valentina Volpe

GUARDA IL VIDEO DEL BACKSTAGE DELLA DIGITAL COVER