Rafael Leão

Rafael Leão

Il futuro è inarrestabile, e in serie A non ha miglior rappresentante di Rafael Leão: allegramente sfacciato in campo, l’attaccante del Milan è un talento anche come rapper

di Giuseppe Pastore

«Rafa, ma tu lo conosci David Bowie?». Mentre cerca su Spotify la playlist che farà da sottofondo a questo shooting, sulla faccia di Rafael Leão si disegna un punto interrogativo. Non è ignoranza, o il solito luogo comune del calciatore pigro che non guarda oltre la staccionata del proprio orticello: anzi, è probabile che – sollecitato – riconoscerebbe al volo l’inizio di Heroes o il riff di chitarra della Rebel Rebel che dà il titolo a questo numero di Icon. È, semplicemente, un ragazzo di 22 anni che ha troppo futuro davanti per ritagliarsi uno spazio da dedicare al passato, e prima o poi dovremo farcene una ragione del fatto di essere circondati da sempre più esseri umani che sanno tutto dell’iPhone 13 ma niente di Life on Mars.


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Il futuro è inarrestabile. In questo momento in serie A non ha miglior rappresentante di Rafael Leão. Sia per la giovane età, sia per l’allegra sfacciataggine con cui interpreta ogni partita: oltretutto in Italia, nel calcio che, per rigidità e cieca adesione agli schemi, più somiglia al football americano. In questa specie di Alcatraz che castra il talento e frustra la libera iniziativa, Rafa è il giocatore che ha tentato e completato più dribbling: è questa, la libertà? C’entra qualcosa il sorriso che in tante foto gli solca il viso come il pescatore di De André, una smorfia sicuramente poco gradevole per un difensore che da quel sorriso venisse puntato, e sfidato? «Ero così anche da piccolo, sempre con il sorriso stampato in faccia: adesso ce l’ho per il gusto di fare quello che mi piace». Una delle parole che Leão pronuncerà più spesso in quest’intervista, rilasciata in un anglo-italo-portoghese che lo pone all’incrocio di tre culture cruciali per il pallone, è “disfrutar”: divertirsi, godersi qualcosa.


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«Non ho due facce, sono sempre uguale e cerco di dimostrarlo ogni volta che pubblico un video o saluto un tifoso». Le Instagram Story sono una buona metafora per spiegare come sta in campo: una collezione di scatti, accelerazioni, fiammate accecanti, zoom, pause e ripartenze. L’escalation in Nazionale lo ha reso un punto di riferimento anche in Portogallo. Ora sente l’obbligo di mostrare la strada. A volte i leggeri sono anche svampiti, inconsapevoli della propria fortuna: ma non è questo il caso, dal momento che Rafa ha fissato i pensieri con il suo primo album, Beginning, pubblicato nel 2021 con il nome d’arte di Way 45.


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La “strada”, appunto, e il numero che corrisponde al codice postale di Jamaica, il tormentato bairro dov’è cresciuto nel distretto di Setúbal. Alla musica dedica una frase forte: «È tutti i giorni con me, in spogliatoio, quando mi alleno o sono a casa da solo. Vivo lontano da casa, perciò la musica è la mia famiglia». A lei si è presentato con testi in portoghese e titoli secchi, spesso di una sola parola, come Escolhas (scelte), Desabafo (sfogo) o Sacrificios, altro termine che affiora spesso nel discorso. Leggero ma non evanescente, divertente ma non irridente. Rafa sta abbandonando la naturale dimensione circense di un ragazzo così giovane, che si è allevato a video su Youtube di Ronaldinho, Kaká e Robinho. La risposta più anti-retorica dell’intervista arriva al momento di scegliere tra due parole agli antipodi di un calciatore: conta di più il “mindset”, l’atteggiamento mentale, o la passione, l’azione dettata dall’istinto? «Quando pensi con il cuore e ti fai trascinare troppo dall’emozione, poi non fai le cose bene. Se stai con la testa giusta è meglio. Il mio gioco è tutt’altro che improvvisato: so cosa posso fare e di volta in volta decido cosa devo fare. La mia arma migliore è il dribbling. Guardo il difensore, vedo se si sbilancia a destra o a sinistra, e lì faccio la differenza».


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Un sorriso gli scatta incontrollato al ricordo del primo incontro con Ibrahimovic: la sensazione è che sia uno di quei segreti di spogliatoio che è meglio non rivelare. I primi consigli per stare al mondo, quelli si possono dire: starci sempre con la testa, ricordarsi che si può sempre fare meglio e tenere presente, come gli ricorda in continuazione Paolo Maldini, il peso della maglia che indossa. È l’unica concessione al passato che ci fa questo ragazzo sempre faccia alla porta avversaria, proteso in avanti con ogni terminazione nervosa. Per Bowie ci sarà tempo. Per iniziare lo shooting sceglie invece un pezzo da 700 milioni di stream, Laugh Now Cry Later di Drake feat. Lil Durk, rapper da 13 milioni di follower su Instagram. Se non sappiamo chi sia, è un nostro problema.

Nella foto di apertura il calciatore indossa Tuxedo e camicia Manuel Ritz

Photos by Giampaolo Sgura, Styling by Ilario Vilnius, Hair: Gabriele Trezzi @Blend Management using R+Co. Styling assistant: Federica Arcadio.