Mads Mikkelsen

Mads Mikkelsen

È uno degli attori più amati sia dal cinema d’autore europeo sia da Hollywood, che ne ha fatto una superstar offrendogli (da 007 all’ultimo Indiana Jones), sempre ruoli da cattivissimo. A lui però non importa, anzi: «Non ho limiti. Se il film è interessante farei qualsiasi personaggio, anche il più terribile»

di Angelo Pannofino

Sul letto del Naviglio Grande, prosciugato per consentire i lavori di manutenzione invernale, le pozze d’acqua rimaste sono bianche di ghiaccio. In alto, il cielo di Milano è di un azzurro assoluto. Su tutto splende un sole impotente. È uno dei giorni più freddi dell’anno, ma Mads Mikkelsen sembra muoversi in una bolla tutta sua al cui interno è già arrivata la primavera per cui sono pensati gli eterei abiti di Zegna che indossa in queste foto. Una sigaretta tra un cambio di look e l’altro, fumata come solo le star del cinema, prima di tornare a posare nello studio, oggi archivio, dell’artista Andrea Cascella (1919-1990), scivolando come mercurio tra le sculture di marmo, totalmente a suo agio davanti all’obiettivo, crudele dolce malinconico sorridente a suo piacimento, mutevole come un cielo scozzese.

Eppure: «Che freddo!», è la prima cosa che dice quando, tre ore dopo, ci sediamo per parlare. «…E pensare che nelle mie vene dovrebbe scorrere sangue vichingo!». Ma quindi era tutta scena? «Fa parte del mio lavoro: ogni volta devo “creare una situazione” in cui immedesimarmi, starci dentro. Più ci riesco più facile è poi tutto il resto». Insomma, una grande prova d’attore anche questa, l’ennesima di una star a suo agio tanto nell’intimista cinema d’autore europeo che nei roboanti blockbuster americani: «Dall’esperienza a Hollywood ho imparato che i piccoli budget rendono tutta la produzione più efficiente e veloce: più soldi ci sono in ballo, più persone sono coinvolte, più tutto si rallenta».

Mads Mikkelsen
Tutto Zegna

Torna in mente quel video in cui Marcello Mastroianni, nel suo camerino, in paziente attesa di girare una scena, rivela che il lavoro dell’attore consiste soprattutto in quello… «aspettare, aspettare, aspettare», mi ruba le parole Mikkelsen: «Sì, l’ho visto anche io. È così (ride, ndr). Ogni attore aspetta in un modo diverso: alcuni restano nel personaggio, io invece preferisco allontanarmene e poi tornare quando è il momento di girare. Non mi piace portarmi il personaggio a casa: sarebbe folle, e poi i miei figli dovrebbero anche chiamarmi con un altro nome».

In effetti, ritrovarsi un nazista in soggiorno non dev’essere molto piacevole… «Esatto!», ride lui, ripensando al cattivissimo professore filo-hitleriano che ha interpretato nell’ultimo capitolo della saga di Indiana Jones, accanto al suo mito Harrison Ford.

In alcune scene del film entrambi, per esigenze di copione, sono stati ringiovaniti di 30 anni ricorrendo all’Intelligenza Artificiale, il cui uso sta suscitando molte preoccupazioni tra attori e sceneggiatori: «In casi come quello è una risorsa creativa fantastica, perché serviva avere gli stessi attori in due età diverse. Ma se cominciano a fare film senza che noi attori siamo presenti fisicamente, allora è tutta un’altra storia: questo non lo vogliamo. Nessuno lo vuole. E succederà. Ma io non sono preoccupato. È come quando i festival cinematografici si opponevano alle piattaforme di streaming: è una realtà che è già qui, accettiamola, impariamo l’uno dall’altro. I cinema non spariranno mai, la gente vuole vedere i film in sala, e sullo schermo vuole vedere gente reale».

Mads Mikkelsen
Tutto Zegna

«Andare al cinema è un piacere» che Mikkelsen ormai può concedersi «solo ogni tanto, perché per me ora è un po’ diverso: io fisso lo schermo e la gente fissa me che fisso lo schermo». In Danimarca è una superstar, e guardando alla sua straordinaria carriera fa sorridere pensare che, fino all’età di 30 anni, l’idea di fare l’attore non lo aveva nemmeno sfiorato: «È iniziata quasi per caso: eravamo un gruppo di persone, molte uscite dalla scuola di cinema e di recitazione, che sognavano di cambiare il cinema danese. Ci piaceva Taxi Driver, ma nessuno, in Danimarca, faceva film come quello. Così, quando ho iniziato, sono successe un sacco di cose».

Il riferimento è alla new wave danese degli anni 90, al manifesto Dogme 95, a registi come Lars Von Trier o Thomas Vinterberg (col quale Mikkelsen ha girato Il sospetto, che gli è valso il premio al miglior attore protagonista a Cannes nel 2012, e Un altro giro, Oscar per il miglior film internazionale nel 2021) e ovviamente Nicolas Winding Refn, che nel 1996 lo ha fatto esordire in Pusher.

Mads Mikkelsen
Tutto Zegna

Naturale che poi risponda «Martin Scorsese» quando gli chiedo chi è il regista a cui direbbe di sì sulla fiducia, senza nemmeno leggere prima la sceneggiatura: «Sarei felice se comparissi anche solo sullo sfondo in un singolo frame di una sua pellicola. Ci sono cresciuto con i suoi film. Scorsese l’ho incontrato qualche volta: è super gentile. Credo proprio di averglielo detto, che sogno di lavorare con lui… Sì, direi che ne è al corrente…» (ride, ndr).

Il motivo per cui Mikkelsen ha iniziato a recitare così tardi è che da ragazzo voleva fare tutt’altro nella vita: «Ho sempre sognato di fare sport a livello professionistico. Non ci sono riuscito». Ci ha provato come ginnasta. Poi, per dieci anni, è stato un ballerino professionista (e il pensiero va alla scena straordinaria in cui balla ubriaco alla fine di Un altro giro). Nella sua storia professionale, danza e recitazione si sono intrecciate: «Alcuni dei miei eroi cinematografici, come Bruce Lee, sono quasi dei ballerini. Su tutti Buster Keaton: in ogni suo gesto c’è un senso di eleganza e di… musica. E poi non parla».

Qualcosa di simile a un film muto l’ha fatta anche lui nel ruolo di un guerriero vichingo monoculare in quel capolavoro visionario che è Valhalla Rising di Refn: «È vero: One-Eye, il mio personaggio, è muto perché gli hanno tagliato la lingua. Con Refn facemmo un lavoro interessante su di lui: lo trasformammo in una sorta di brano musicale, in un quadro, in un paesaggio. È stato difficile, ma quando ci siamo riusciti è stato divertente».


Giacca, T-shirt, pantaloni e sneaker Zegna

Che sia un terrificante guerriero vichingo o un innocuo insegnante delle elementari sospettato ingiustamente di aver molestato un bambino (Il sospetto), Mikkelsen risulta sempre credibile, eppure, immancabilmente, ogni volta che lo chiamano da Hollywood è per offrirgli lo stesso ruolo: il super-cattivo. «Finché porto a casa la pagnotta mi piace», ride: «Ci sono cresciuto con i film americani, amo guardarli, quindi oggi sono felice di farne parte. E poi mi diverto a fare il cattivo».

La questione bene/male, spiega, non ha nessun peso quando sceglie un ruolo: «Da attore credo che l’unica cosa che forse non farei sono le scene troppo intime, in cui devi quasi fare sesso per davvero: le trovo noiose. Dal punto di vista delle storie, invece, non ho limiti: se il film è interessante farei qualsiasi personaggio, anche il più terribile».

Potrebbe capitargli se dovesse riuscire a realizzare il suo secondo sogno cinematografico, dopo quello di girare con Scorsese: «Vorrei fare un vero horror, è un genere che mi piace, ma non l’ho mai esplorato». Con quale regista? «Non ho dubbi: John Carpenter. È lui il mio uomo». Martin, John, se ci state leggendo…

In apertura Mads Mikkelsen in total look Zegna. Photos by John Balsom, styling by James Sleaford. Grooming: Andrew Guida @Blend. Styling assistant: Jacopo Ungarelli. Location: Archivio dell’opera di Andrea Cascella.