Yungblud

Yungblud

Tutto è iniziato grazie a un album sentito alla radio mentre era in auto col papà e a un tizio sconosciuto visto in tv quando era bambino. Oggi Yungblud potrebbe essere la risposta alla domanda: cos’è il rock&roll nel 2024?

di Fabio De Luca

La prima cosa a colpire di Yungblud è la faccia. La vedete anche nelle foto qui per Icon: si potrebbe mandarla nello spazio per spiegare alle civiltà aliene il senso estetico di 70 anni di rock&roll terrestre. Il ghigno di Billy Idol, l’aplomb metafisico di Gary Numan, lo sguardo luciferino di Keith Flint dei Prodigy, la mascella aristocratica di David Johansen dei New York Dolls: nella faccia di Dominic Harrison, aka Yungblud, c’è già un destino segnato. Un destino che – essendo lui nato nel 1997 – si manifesta nel modo più naturale per la generazione cui Dominic appartiene: mischiando rock, pop, beats, emo, Limp Bizkit ed Eminem, Bowie e Lady Gaga. La cosa, va detto, gli riesce benissimo.

Anche al netto della scontata contabilità dei suoi successi (cinque miliardi di stream, sei miliardi di views su TikTok, 16 milioni di follower sui social), ad ascoltarlo si afferra subito qualcosa di universale, senza tempo. E non solo per certe sagaci allusioni al passato: Tissues, ad esempio, campiona la (riconoscibilissima) batteria di Close to Me dei Cure.

Sarà questo, il rock&roll del 2024? Forse sì: una materia molto scura e molto mobile, nata (e non potrebbe essere diversamente) dall’ascolto massiccio di playlist estremamente trasversali rispetto ai generi, e però pilotata da algoritmi ancora neuronali, umani.

Yungblud
Camicia vintage, gioielli Chrome Hearts

Per risalire a dove tutto è cominciato, gli chiediamo via Zoom (lui sta a Londra e ha una tuta blu scuro col cappuccio tirato su) il suo primo ricordo legato alla musica. «Ne ho due», risponde. «Nel primo ci sono io davvero molto piccolo: sono in auto con mio padre, e nello stereo suona il primo album degli Stone Roses. C’era un’energia incredibile in quelle canzoni, avevano un modo al tempo stesso tortuoso e diretto di arrivarti dentro».

Il secondo ricordo è di qualche anno dopo: Dominic adesso è quasi adolescente, e il sabato pomeriggio dà una mano a suo padre da Music Ground, il negozio di chitarre che gestisce a Doncaster (tra i clienti anche Noel Gallagher degli Oasis e Johnny Marr degli Smiths). «Nel negozio c’erano degli amplificatori enormi», racconta, «e poi c’era una vecchia televisione con lo schermo incrostato di polvere. Un sabato pomeriggio l’ho collegata a un amplificatore mentre in tv stava passando David Bowie che cantava Life on Mars, e… beh, in quel momento ancora non sapevo chi fosse David Bowie, ma ho capito immediatamente che quel tizio stava parlando a me, e mi stava dicendo che non c’era nulla di strano a essere strani».

Yungblud
Camicia vintage, shorts Comme Des Garçons, mocassini Toga Archives, cintura e calze vintage

L’epifania è talmente potente che – a distanza di anni – diventerà il mantra di Yungblud: “rappresentare i sottorappresentati”. Gli si fa notare il simbolico passaggio di consegne: adesso sta a lui essere per altri ciò che Bowie era stato per il giovane Dominic quel sabato pomeriggio. Lui non si scompone: «Il punto è che tutti devono avere la tranquillità di potersi esprimere senza doversi porre il problema di cosa sia giusto e cosa sia sbagliato».

C’è un altro aspetto in cui Bowie è spirito guida nella vita di Yungblud, in questo a pari merito con Madonna: nel loro non essere mai rimasti fermi, l’aver sempre cambiato identità da un disco all’altro. «Questo è ciò che voglio e spero di essere in grado di fare anch’io», dice Dominic. Ci tiene talmente tanto, alla nozione di “muoversi”, che lo scorso anno se l’è anche tatuata – “MOVE!” – ultima parola di una sorta di manifesto esistenziale che comprende anche “no compromessi” e “calzini rosa” (il dettaglio emo è che tale manifesto esistenziale se l’è fatto tatuare sul costato, nel luogo in cui pare i tatuaggi siano più dolorosi da fare, appunto per sottolineare la serietà dell’intento).

Yungblud
Cappotto e pantaloni Givenchy, scarpe Alexander McQueen, camicia e cravatta vintage

E a proposito di muoversi: «Sono nel mezzo della registrazione del nuovo album, e non posso parlarne», aggiunge. «Quando tutti lo avranno ascoltato e potrò parlarne, per me sarà già vecchio».

Il nuovo segretissimo album è previsto in uscita nel 2024, e al momento non ha ancora un titolo. Visto che il precedente s’intitolava Yungblud, gli si suggerisce che questo potrebbe chiamarlo Dominic: anche per sottolineare il lavoro di esplorazione psicanalitica che lo attraversa (in uno dei pezzi, Hated, racconta – con una franchezza e una risolutezza che ricordano il migliore Eminem – di un abuso sessuale subito quando aveva 7 anni).

Yungblud
Tank top Suss, pantaloni Alexander McQueen

Niente, il titolo non viene fuori, così concludiamo parlando del paradosso di essere artisti in un’epoca dove tutto è misurato dalle sacre metriche dei social e dello streaming. «Lo vedo», dice, «quando salgo o scendo nei trend di TikTok, e certe volte fa paura. Ma non devi farti prendere dalla paura, devi focalizzarti su quelle che sono le tue priorità. Più ancora che per me, è difficile per chi inizia adesso. Hai dieci secondi per conquistare l’attenzione del pubblico, e dieci secondi non sono abbastanza per fare arte».

E le priorità, quindi? «Le priorità sono che non m’interessa essere al numero uno in classifica, m’interessa fare musica che significhi qualcosa per qualcuno». Meglio se con cinque miliardi di stream all’attivo, certo.

In apertura total look Saint Laurent by Anthony Vaccarello. Photos by Isaac Anthony, styling by Ali Kornhauser. Grooming: Lilly Polan. Styling assistants: Savannah Tyson-Yarbrough, Bookie Schwartz.