

Chi vincerà il premio come miglior designer del 2024?
Sarà una gara avvincente tra Chemena Kamali, John Galliano, Jonathan Anderson, Miuccia Prada, Pieter Mulier, Rick Owens: in lizza per aggiudicarsi il titolo di stilista dell’anno ai Fashion Awards 2024
Chi è il designer più forte del 2024? Lo scopriremo il 2 dicembre in occasione dei Fashion Awards, anche noti come gli Oscar della moda organizzati come di consueto dal British Fashion Council alla Royal Albert Hall di Londra. Via dunque alle scommesse: c’è chi punta sul sicuro sui big name del settore che non hanno bisogno di presentazioni come Miuccia Prada o John Galliano, c’è chi invece ripone le sue speranze su Pieter Mulier e Chemena Kamali due – altrettanto talentosi – stilisti che restano però un po’ più nell’ombra rispetto ad altri candidati che definire colossi della moda è riduttivo.
Chi sono i designer candidati?
Sei nomi di tutto rispetto sono stati candidati al premio di Designer of the year: Miuccia Prada per Miu Miu, John Galliano per Maison Margiela, Jonathan Anderson per JW Anderson e Loewe (già vincitore del premio lo scorso anno), Rick Owens per Rick Owens, Chemena Kamali per Chloé e Pieter Mulier per Alaïa. Non sarà facile per la giuria (composta da 1000 membri di spicco tra giornalisti e buyer del settore) sceglierne solo uno.
Miuccia Prada

Tra i nomi che non hanno bisogno di troppe presentazioni c’è sicuramente Miuccia Prada. Candidata – questa volta – per il lavoro fatto con Miu Miu. Sottolineiamo il “questa volta”, in primis perché la Signora Prada non è nuova a questa nomination, e non solo, ha anche già trionfato ai Fashion Awards. Miuccia ha infatti vinto il premio come International Designer of the Year nel 2013. Che a distanza di 11 anni faccia il bis? Non lo escludiamo affatto. D’altronde il suo lavoro è un esempio di come la creatività e una solida vision possano trasformare un marchio di famiglia in un impero globale del lusso.

Per non parlare di come ha reso Miu Miu (nato nel 1993 come una linea secondaria di Prada) uno dei marchi più desiderati degli ultimi anni. Miu Miu, per il quale è candidata, esplorara un’estetica diversa e più giovane e fresca rispetto a quella del marchio principale. Rappresenta un lato più personale, sperimentale e giocoso della visione creativa di Miuccia. Miu Miu è molto più di una semplice “seconda linea” ; è un brand che ha sviluppato una propria identità unica. È un’espressione della libertà creativa della sua mente, un luogo dove può sperimentare e giocare con idee che sfidano le convenzioni, esplorando diverse sfaccettature della femminilità e dell’individualità.
John Galliano

Un veterano del settore sta tornando negli ultimi tempi a far parlare di sè come non succedeva forse da 20 anni a questa parte. Parliamo di John Galliano. Considerato uno dei più grandi e visionari stilisti dei nostri tempi. Immagina che l’enfant terrible della moda ha vinto il premio come Designer of the Year ben quattro volte. Il riconoscimenti gli è stati conferito dal British Fashion Council nel 1987, 1994, 1995 e 1997. Prima per il suo ruolo come direttore creativo di Givenchy e, successivamente, di Christian Dior. Adesso è forse il turno dargli i meriti che gli spettano anche per l’immenso lavoro fatto con Maison Margiela dal 2014 a oggi. Si dice infatti che sotto la sua guida creativa il brand abbia raddoppiato vendite e profitti anche senza rinunciare a teatralità e provocazione che rimangono al centro della sua visione.
Jonathan Anderson

L’abbiamo anticipato, sarà una gara avvincente! Il terzo candidato è il vincitore dello scorso anno, Jonathan Anderson. Classe 1984, Lo stilista è ora come ora all’apice della sua carriera, probabilmente uno dei più influenti della sua generazione. Presidente onorario del Met Gala 2024, i suoi brand sono tra i più ambiti degli ultimi anni e, come se non bastasse, è stato di recente inserito tra le 100 persone più influenti al mondo secondo il Time: era quasi scontato che fosse nominato anche quest’anno.

A lui si deve anche la rinascita di Loewe per come lo conosciamo oggi. Basti immaginare che lo scorso anno, il brand si guadagno il primo posto nella classifica di Lyst come marchio più desiderato al mondo, scalando ben 13 posizioni in 12 mesi e superando nomi del calibro di Prada, Gucci, Miu Miu, e via dicendo. Ancora oggi, domina la top 3 secondo solo alle maison di Miuccia Prada. E per portare Loewe così in alto nella moda non ha sacrificato nemmeno per un istante il suo marchio JW Anderson, anch’esso onnipresente nella classifica in questione.
Rick Owens

Rick Owens l’iconoclasta. Il designer non ha mai tradito la sua visione brutalista tutt’altro che convenzionale in nome del mainstream. E questa forza d’animo potrebbe essere finalmente premiata il 2 dicembre a Londra. Grazie alla sua estetica oscura e tagliente allineata ai principi brutalisti è oggi uno degli stilisti più apprezzati sulla scena. Owens incorpora forme sovradimensionate, spigolose e asimmetriche nei suoi progetti, spesso concentrandosi su tavolozze di colori neri e tenui. I suoi capi emanano un senso di crudezza e di influenze architettoniche, creando un impatto visivo potente e dall’aura post apocalittica. Segni particolari? Materiali grezzi, forme monolitiche che danno vita a un’estetica apparentemente austera, minimalista.
Chemena Kamali
A circa un anno dalla sua nomina a direttrice creativa di Chloé, Chemena Kamali sta già cogliendo i frutti del suo talento. Sbalorditivo pensare che la stilista abbia debuttato con la sua prima collezione per il brand durante la Fashion Week di Parigi a febbraio 2024 e oggi sia già candidata come designer dell’anno. Questo perché alla guida di Chloé, Kamali sta portando avanti una visione che è un omaggio ai valori fondamentali del brand: libertà, femminilità e un design senza tempo.

Sin dal suo primo debutto ha mostrato una forte attenzione alla sostenibilità e all’utilizzo di materiali riciclati, riflettendo la sua dedizione a un approccio alla moda che è tanto etico quanto estetico. La stilista è profondamente ispirata dagli archivi di Chloé, in particolare dal periodo in cui Karl Lagerfeld era al timone. I suoi design riprendono elementi di quel periodo, come la fluidità e la leggerezza dei tessuti, mescolando influenze vintage con un tocco moderno. Un perfetto equilibrio tra passato e presente.
Pieter Mulier
Impara l’arte e mettila da parte. Si può dire che Pieter Mulier abbia fatto tesoro di questo detto. Con una carriera costruita all’ombra di alcuni dei nomi più grandi della moda, Mulier ha sviluppato una voce unica che unisce l’eredità della maison Alaïa con un tocco moderno frutto della sua esperienza personale. Lo stilista belga è stato una figura chiave nello sviluppo delle collezioni di Raf Simons per Jil Sander, Calvin Klein e Dior. Nel 2021 quando fu nominato direttore creativo di Alaïa, tutta la comunità della moda attendette con ansia di vedere il suo approccio a un brand così iconico, noto per la sua attenzione ai dettagli, la maestria sartoriale e l’esaltazione della femminilità. E non ne rimase delusa.

Sin da subito Mulier ha dimostrato il suo rispetto per l’eredità di Azzedine Alaïa, il fondatore del marchio, noto per le sue silhouette scultoree, il perfezionismo nei tagli e il potenziamento della figura femminile. Ha reintrodotto i codici classici della maison, come i famosi abiti “bandage” e le silhouettes aderenti che celebrano il corpo femminile. Tuttavia, Mulier ha anche apportato un tocco moderno e innovativo, giocando con volumi, proporzioni e nuovi materiali. Come Azzedine Alaïa, anche Mulier è ossessionato dal dettaglio. Ogni abito è pensato per essere perfetto da ogni angolazione. Questo approccio si riflette nelle sue collezioni per Alaïa, dove la precisione nel taglio e nella costruzione è evidente. Ha portato avanti il concetto di “slow fashion”, rifiutando il ciclo rapido e incessante delle tendenze a favore di pezzi che sono destinati a durare nel tempo.