K-Star revolution: i nuovi pupilli della moda
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K-Star revolution: i nuovi pupilli della moda

di Tiziana Molinu

Dal K-pop al front row delle più importanti passerelle internazionali. Chi sono e quando, come e perché le celebrità coreane hanno conquistato la fashion industry

Hanno milioni di followers sui social media, un engagement fuori dal comune con il loro pubblico, sono giovani e talentuosi. Parliamo delle K-Star. Un fenomeno coreano che ha conquistato anche le vette della moda internazionale. Grazie ai loro fedelissimi fandom, che sono la loro vera forza, le star del K-Pop puntano i riflettori su qualsiasi cosa gli orbiti intorno, e così: da Dior a Louis Vuitton, fino a Prada, Gucci e Dolce&Gabbana (ma la lista è ancora lunga) le case di moda non ne possono più fare a meno. La loro immagine consente ai brand una visibilità, come vedremo, che non ha eguali; nonché una profonda penetrazione nei territori e tra i consumatori asiatici, alla conquista dei giovani spendaccioni della Z Generation.

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(Photo by Penske Media via Getty Images)

Tutto parte dal K-pop

Esploso a Seoul, il K-pop è la supernova musicale di questo decennio. Cantanti, ballerini, infuencer, tutto in uno: Gruppi come BTS e BLACKPINK hanno radunato in men che non si dica un seguito al pari di quello di artisti come Justin Bieber, Beyoncé e Taylor Swift, sfondando con prepotenza nelle classifiche mondiali e facendo il tutto esaurito – senza sforzo alcuno – a ogni tappa dei loro tour. Che questi fossero “in casa” o dall’altra parte del mondo negli Stati Uniti.

Anche se solo nell’ultimo anno le nomine degli ambassador figli della K-pop da parte dei brand del lusso non si contano, a dire il vero la moda non si è accorta immediatamente della marea di potenzialità dietro questa wave. Anzi, possiamo proprio dire che sia stata abbastanza lenta nell’accogliere le star sudcoreane nel suo circolo notoriamente esclusivo. Basti pensare che i BTS hanno partecipato alla loro prima sfilata per Louis Vuitton solo nel 2021, nonostante avessero debuttato nel 2013 e ottenuto già diversi successi e riscontri positivi. Ma una volta inclusi, la loro presenza si è rivelata di un valore senza precedenti in termini di MIV – Media Impact Value (che determina il loro impatto mediatico sui social) e da allora, gli inviti agli show, le collaborazioni e le nomine ad ambasciatori sono fioccati come mai prima. E da qualche anno le K-pop star sono diventate il centro gravitazionale della Fashion Week.

Per dare un’idea tangibile della loro portata, possiamo fare un paragone. La collaborazione e la sfilata di Kim Kardashian con Dolce & Gabbana ha generato un MIV di 4,6 milioni di dollari. Tutto il mondo la conosce eppure, la boy band coreana degli ENHYPEN solamente sedendosi in prima fila allo show di Prada, indossando i suoi abiti e postando sui propri account ha raggiunto più di 7 milioni di dollari in MIV. La conclusione è una: il fenomeno K-pop star “it’s a thing”, è indiscutibile. I numeri non mentono.

Le collaborazioni tra moda e K-star

K-Star revolution: i nuovi pupilli della moda
Photo by Jacopo M. Raule/Getty Images for Prada)

È veramente difficile citarle tutte, ma proviamo con alcune delle più recenti. Solo nell’ultimo anno, Cartier ha nominato Kim Taehyung dei BTS global ambassador; Loewe ha scelto invece Taeyong degli NCT; mentre Gucci sotto la guida di Sabato De Sarno ha messo gli occhi su Jay Park. Prada – che non aveva intenzione di sceglierne solo uno – ha arruolato tutti e sette i membri degli ENHYPEN. Così come Louis Vuitton che nel suo pool di artisti ha anche una lunga lista di star sudcoreane, come: Riize, Le Sserafim, Felix degli Stray Kids, Song Joong-ki, J-Hope dei BTS, Jackson Wang e Hyein dei NewJeans. E anche Tod’s con: Jungwoo, Xiao Zhan, Liu Shishi e Joy of Red Velvet.

Ma non è assolutamente finita qui. Valentino ha dalla sua Suga dei BTS, Versace ha collaborato con Hyunjin degli Stray Kids; Givenchy invece con Taeyang ; Dior ha prima arruolato Jimin dei BTS e in seguito ha alzato la posta in gioco portando a sé l’intero gruppo Tomorrow X Tomorrow. E queste sono solamente alcune delle collaborazioni ufficiali. Se iniziassimo a contare le presenze agli show e agli eventi entreremmo in un loop infinito dal quale sarebbe difficile uscire.

Da un lato, dopo anni, o meglio decenni di chiusura è bello vedere le principali case di moda presentare celebrità coreane e volti asiatici come protagonisti delle loro campagne. Tuttavia non pensiamo che questa scelta abbia motivazioni troppo profonde o ideali alle spalle, più probabilmente si tratta di una scelta guidata dalla volontà del mercato. D’altronde le star più ricercate della moda cambiano continuamente: le top model hanno dominato con fierezza gli anni ’90; negli anni 2000 è stato il turno di attori e cantanti pop occidentali; mentre gli artisti hip-hop sono stati al centro della scena negli anni 2010, prima dell’ondata di influencer. Adesso, non possiamo di certo sapere quando durerà il regno dell’industria K-pop, ma possiamo dire con certezza che la loro presa sulla cultura contemporanea resterà un dato di fatto non opinabile.