La rinascita del Made in Italy: dagli stilisti emergenti alle località
Foto di Stefano Guidi/Getty Images

La rinascita del Made in Italy: dagli stilisti emergenti alle località

di Giulio Solfrizzi

La moda italiana è la più chiacchierata. E il Bel Paese funge da passerella per i colossi del fashion system. Inaugurando il Rinascimento del Made in Italy

Così come avvenne nell’Italia del Cinquecento, in cui emergevano Botticelli e Bellini, oggi il Made in Italy sta attraversando il suo Rinascimento. Dopo anni di relativa crisi in termini di creatività, attenzioni e novità. A confermarlo è il report di Lyst, il Google della moda, secondo cui ben 7 marchi sui 10 più chiacchierati del primo semestre del 2023 siano italiani. Un traguardo importante, che evidenzia la capacità della nostra moda di mantenere il grande mito del “fatto a mano in Italia”.

La nascita del fenomeno del “Made in Italy”

Alla fine di questo si parla, e bisognerebbe ringraziare Giovanni Battista Giorgini. L’imprenditore fiorentino portò i buyer di tutto il mondo a Firenze per la prima sfilata di alta moda, molto simile a quelle odierne: tanti vestiti, altrettanti invitati e alcuni fotografi capaci di documentare l’affermazione del fashion system italiano. Ora diviso tra il capoluogo lombardo e quello fiorentino. 

Credito: Archivio Giorgini
Giorgini, 1955

Ma il progressivo ripopolamento della Milano Fashion Week, di pari passo all’exploit del Pitti Immagine che ha annunciato la presenza di una faraonica sfilata in collaborazione con l’e-commerce Luisaviaroma, non è casuale. A dettarlo sono i grandi marchi: da Versace a Prada, fino a Dolce&Gabbana, Gucci e Bottega Veneta, i direttori creativi hanno prestato maggior attenzione ai cambiamenti sociali, talvolta anticipandoli. E rivitalizzando il sogno degli abiti “fatti a mano”, anche se in alcuni casi non lo sono. Ma l’importante è che lo sembrino. Chi scegliendo il massimalismo e chi il minimalismo, chi le tendenze sporadiche e chi i passepartout.

Gli stilisti emergenti italiani

Eppure il sistema moda milanese non può resistere, e progredire, senza abili giovani talenti. Questo non è un problema perché è in atto un sotteso quanto silenzioso cambio generazionale, adesso noto anche a chi il settore non lo frequenta assiduamente. Magliano e Quira, ad esempio, si sono posizionati tra i dieci finalisti del LVMH Prize 2023, il concorso dell’omonimo gruppo francese. Poi si aggiungono Federico Cina e Francesco Murano, che raggiungono le celebrità americane al femminile. Oppure Christian Boaro, il quale ha vestito Achille Lauro, e Andrea Grossi, molto apprezzato all’estero. 

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FW 23/24

Insomma, di nuovi volti capaci di affiancare i più affermati, e magari di sostituirli, ce ne abbiamo. Ma manca il coraggio di affidarsi a visioni realmente fresche. Per ora è giusto farli crescere, sbagliare ed assaporare la libertà di sperimentare, però poi bisognerà concederli l’opportunità di dimostrare il presente e futuro della moda italiana. Non potremo mica avere Donatella e Miuccia per sempre.

Il rapporto tra alta moda e territorio italiano

E la rinascita del Made in Italy non parte solo dal lusso o dall’artigianato alla Borsalino, piuttosto è alimentata dalle località dello stivale tricolore. Pucci dimostra fedeltà alle radici fiorentine sfilando il 4 maggio nel capoluogo toscano. Invece Alberta Ferretti a Rimini, precisamente al Castel Sismondo, per la collezione Resort 2024. Anche Louis Vuitton sceglie l’Italia, valorizzando l’insolita Isola Bella sul Lago Maggiore. 

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Isola Bella

Così editori, giornalisti e celebrità verranno catapultati nel territorio italiano, continuando il trend delle sfilate-evento ad alto impatto mediatico. Un fenomeno iniziato da Dior e Dolce&Gabbana tra la Puglia e la Sicilia. Utile per attrarre gente che creda e investa nel Bel Paese, ma pericoloso in termini di ecosostenibilità e attenzione al prodotto in sé, oscurato da contenuti social e momenti virali.

Il futuro della moda italiana

Chissà se questo Rinascimento avrà modo di continuare, è certo però che la crisi post pandemica sia stata arginata con rincari e crescite esponenziali del fatturato. Altrettanto certa è la parità tra Milano e Parigi, perlomeno per marchi – affermati o alle prime armi – ed inventiva

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FW 2023/2024 di Magliano

Forse i francesi sono più bravi a sostenere gli emergenti, affiancandoli a veterani del settore o posizionandoli su celebrità e magazine. Oppure azzardando con le nomine dei direttori creativi. Ma qualcosa si sta smuovendo nel sistema moda italiano, anche perché senza le nuove generazioni come può andare avanti l’industria?