

Lil Nas X: Call me by your name, Olivier
Olivier Rousteing è il genio della maison Balmain, ma anche artefice dell’ultima ventata di contemporaneità stilistica portata su palco e red carpet dei Grammy Awards da uno dei più promettenti e istrionici talenti dell’industria musicale: Lil Nas X
Intrecciando colori, ispirazioni, forme Olivier Rousteing dona forma ai suoi sogni di stile. Li firma con Balmain, vi aggiunge la sua ironia ed acume above the lines, la malinconia dei ricordi personali, la fierezza spudorata del suo essere giovane e bello, l’euforia di un nuovo brano scoperto e consumato in cuffia o in radio, mentre, instancabile, viaggia in taxi e lavora e sperimenta e inventa e crea. Si tratta di un immergersi e discostarsi dalla linea sottile che delimita personale e professionale in Rousteing. Una sorta di no boundaries in cui, inevitabilmente, sconfina sempre e comunque – consciamente o meno – meravigliosamente, sempre.
Lil Nas X nella Balmain Army

Nulla lasciato al caso nemmeno nell’esibita allure del crop top tempestato di scintillanti cristalli cui si sono contrapposte l’oscura màlia di un mantello nero con cristalli a formare il motivo geometrico Labyrinth che Pierre Balmain introdusse più di 50 anni fa. O la giacca in stile militare Vest Hussard – la classica giacca della cavalleria napoleonica – indossata da Lil Nas X come anche dai sui venti ballerini. Niente male per uno che in Montero (Call me by your name) seduce sessualmente il diavolo sino a impossessarsi delle sue vesti e il duale si fonde come invito a mollare la paura e abbracciare le dicotomie del vero sè. Una mescola vincente di musica, lusso, intrattenimento, assolutamente pervasiva. Medley di look per Lil Nas X, medley di successi per contraltare portati in scena ai Grammy da Lil Nas X: Industry Baby, Montero (Call Me By Your Name) e Dead Right Now. Un viaggio in musica che, con lo stile Balmain è divenuto anche un viaggio temporale attraverso decenni di stile. Che Olivier ha voluto dedicare a Lil Nas X, come esponente della contemporaneità, interprete delle nuove generazioni.
Il genio creativo del wonder boy Olivier Rousting

Per comprendere meglio la poetica stilistica di Rousteing, basta scorrere il suo feed di Instagram da 7.7 milioni di followers, recuperare su Netflix il documentario Wonder Boy del 2019 co-prodotto da Studio Canal e diretto da Anissa Bonnefont (che fa parte del team che ha firmato anche Valentino: The Last Emperor). O percorrere, nella sua bio, gli anni di sudore e volitività che dal diploma in Fashion design alla prestigiosa École Supérieure des Artes et Techniques de la Mode di Parigi, lo hanno poi traghettato in Italia prima (qui lavorerà prima a Roma da Gianni Serra e poi a Firenze, in stage da Roberto Cavalli prima – sotto l’ala del designer Peter Dundas – e poi a capo della collezione donna prêt-à-porter) e poi in ogni dove, a far sognare lo star system, da Rihanna, Kim Kardashian, Kendall Jenner a Kanye West e Beyoncé e Lil Nas X. Olivier Rousteing o Olivier delle meraviglie che dir si voglia, lui su Instagram si definisce black swan 2.0. Ma a guardarlo meglio, sembra pure una meravigliosa araba fenice: melior de cinere surgo, instancabilmente, senza tempo.