Il primo modello di Carrera, nato dalla passione di Jack Heuer per le auto da competizione, celebra il suo mezzo secolo di evoluzione.

Oltre 3mila km di strade infernali da percorrere a tutto gas: questa era la Carrera Panamericana, da noi più nota come Carrera Messicana. Si svolse dal 1950 al 1954 e vi presero parte assi del volante come Taruffi, Fangio, Kling e Maglioli, ma anche molti piloti di tutti i giorni con auto d’ogni tipo. Poi, al pari della Mille Miglia, venne abolita per la sua pericolosità, ma la sua leggenda restò viva, tanto che Jack Heuer, nipote del fondatore della omonima azienda e appassionato di automobili, le intitolò un cronografo. D’altra parte, la Maison era sempre stata vicina al mondo dell’auto, costruendo modelli da cruscotto già nel 1911 e poi diventando, negli anni 70, cronometrista ufficiale della squadra Ferrari. Nato nel 1964, quel cronografo segnò un’epoca, fu al polso di grandi campioni e inaugurò una serie di modelli Heuer intitolati ai più celebri circuiti, come Monza, Monaco e Sebring.

Il primo Carrera aveva un design essenziale: cassa rotonda impermeabile in acciaio, diametro di 35 mm, movimento a carica manuale e quadrante (dapprima senza scala tachimetrica) argentato o nero proposto in varie versioni: a 2 contatori, a 3, con il datario e l’indicazione di giorno e mese. Nel 1969 diventò anche automatico (primo cronografo a esserlo, con quello di Zenith) e la cassa ebbe versioni di forma tonneau e misure cresciute a 36 e 38 mm. Tuttavia, in questi 50 anni durante i quali la Maison ha cambiato ragione sociale diventando Tag Heuer, l’orologio ha sempre mantenuto lo stile originario, mentre il modello che vi si discosta di più è proprio l’ultimo, quello celebrativo, che è anche più grintoso. La cassa, in titanio e acciaio, misura 45 mm di diametro, ha le anse prolungate con i pulsanti e la corona in alto, come nei modelli da gara. Il movimento, automatico e di manifattura, è visibile attraverso il fondello in vetro fumè che riporta la firma di Jack Heuer, mentre sul quadrante a tre contatori ci sono la scala tachimetrica e quella medicale.

Testo Giampiero Negretti