Naoshima, l’isola giapponese dell’arte
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Naoshima, l’isola giapponese dell’arte

di Carolina Saporiti

Nel mar di Seto, l’arte contemporanea – insieme all’architettura – è diventata la protagonista da più di 30 anni. Ci vuole un lungo viaggio per arrivare, ma si viene travolti dalla sua bellezza

Ci sono posti in cui è facile arrivare, che sono quasi di passaggio. Altri invece che bisogna proprio volerci andare per riuscire a raggiungerli. E questi, in qualche modo, sono quelli più speciali, perché regalano sempre un grande senso di soddisfazione una volta raggiunti. 

In Giappone uno di questi posti è Naoshima, un’isola dove gli abitanti vivono ancora secondo le antiche tradizioni del loro Paese e immersi nella natura e nell’arte. Siamo nel mare interno di Seto, nel sud del Giappone, nella prefettura di Kagawa, e per arrivarci, ammesso che già ci si trovi nella terra del Sol Levante, occorre un viaggio di qualche ora su diversi mezzi di trasporto. Insomma non è una destinazione per tutti. 

Oltre a custodire una natura incontaminata, questo luogo ospita anche alcune opere d’arte, architetture e installazioni create ad hoc da artisti di fama internazionale. C’è un solo albergo Benesse House Museum (hotel e museo), rigorosamente senza televisori e con Wi-Fi solo nelle stanze, e il traffico delle automobili sull’isola è quasi inesistente. Un sogno per chi non desidera altro che staccare da tutto. Ci si allontana dal mondo che conosciamo un mezzo di trasporto alla volta, entrando sempre di più in questa dimensione naturale e al tempo stesso surreale

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Naoshima è l’isola dell’arte. Le installazioni si trovano ovunque

In realtà sarebbe più esatto parlare del Benesse Art Site Naoshima, il complesso che raggruppa più siti artistici creato per volontà dell’imprenditore Soichiro Fukutake, a capo della Benesse Holding Inc., specializzata in insegnamento a distanza ed editrice di testi scolastici. Insieme a Naoshima, fanno parte di questo complesso, anche le isola Teshima e Inujima

Oltre che in hotel è possibile dormire anche in alcune yurte allestite sulla spiaggia oppure nei minshuku, camere di abitazioni private in affitto. Prenotare presso la Benesse House garantisce, però, l’accesso agli spazi museali (che fanno parte dello stesso complesso) oltre l’orario di chiusura. Così prima di andare a letto si può andare a dare una sbirciatina all’installazione One Hundred Live and Die di Bruce Nauman o a White Alphabets di Jasper Johns o a Pool With Reflection of Trees & Sky di David Hockney. Alcune camere dell’albergo si raggiungono con una monorotaia che sale in cima a una collina boscosa e che conduce alla vasca ovale di Tadao Ando (dove hanno accesso solo gli ospiti dell’albergo). La collaborazione con l’archistar giapponese si è via via consolidata negli anni e fino a oggi ha portato alla realizzazione di sette strutture a Naoshima, tra cui anche il Chichu Art Museum (chichu significa sotto terra): una struttura costruita in cima alla collina e appunto interrata, con grandi cortili e lucernari sui soffitti.

Al livello più basso si ammira un’installazione dello scultore americano Walter De Maria composta da una grande sfera di granito, mentre al piano superiore tre composizioni di James Turrell culminano con l’opera Open Sky, dove i visitatori possono sedersi su panchine di pietra per ammirare il cielo incorniciato dall’architettura. 

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A Naoshima l’unico hotel è anche un museo e i suoi ospiti accedono ad alcune opere esclusivamente

Camminando lungo la costa meridionale dell’isola s’incontrano alcune sculture di Niki de Sant Phalle e altre opere site specific, ma il  pezzo più cercato (e fotografato) è la famosa Pumpkin dell’artista giapponese Yayoi Kusama. 

Naoshima è l’isola dell’arte contemporanea, ma soprattutto è la risposta a una delle domande più frequenti alla quale l’architettura deve rispondere: lei e la Natura possono integrarsi? E possono farlo bene? Sì e la prova è il Lee Ufan Museum che, alle pendici di una collina, con vista mare, è dedicato al lavoro dell’artista coreano dagli anni Settanta in poi. Da qui è possibile spostarsi a piedi fino al quartiere di Honmura, dove gli artisti chiamati scelgono una delle case abbandonate e la rendono un luogo d’arte in dialogo con il quartiere. Un altro luogo stupendo da vedere prima di ripartire sono bagni I love 湯 dell’artista Shinro Ohtake, ispirati ai tipici bagni pubblici giapponesi. 

A Naoshima si respira aria buona, ma soprattutto si respira arte. E sembra davvero di vivere in un sogno… il viaggio per arrivarci è lungo, ma davvero – come si dice – ne vale la pena.

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La struttura architettonica progettata da Tadao Ando