Venezia. Perché è il momento migliore per visitarla
Foto: Riccardo Chiarini

Venezia. Perché è il momento migliore per visitarla

di Carolina Saporiti

Per vedere la città come non l’avete mai vista e forse come non la rivedrete mai più, senza code di persone sui ponti, senza troppi selfie-stick sopra le vostre spalle e con la libertà di seguire il ritmo delle gambe. I tanti e svariati motivi per andare a Venezia ora.

Come sempre, anzi più di sempre, Venezia affascina e turba. Mai come ora la sua velocità, o la sua lentezza, si impone sulla nostra frenesia. Durante questo lungo confinamento ci siamo abituati a ritmi diversi e allora è questo il momento giusto per affrontare tutta la bellezza della città lagunare, al ritmo che ci impone il suo labirinto di calli, fondamenta, ponti e canali. Il turismo, quello italiano, sta riprendendosi e molti scalpitano per vedere piazza San Marco vuota. In settimana è più facile, ma soprattutto sappiate che basta aspettare il tramonto o uscire la mattina presto per trovarvi se non da soli, con pochi altri avventori. Quello che prima del Coronavirus accadeva di notte, la magia di camminare per le calli deserte, sentendo solo il rumore dei propri passi, per ora succede anche qualche ora con la luce. Quindi è fondamentale fermarsi almeno una notte.

Venezia, come tutte le città turistiche d’Italia, non è ancora ripartita al 100%, ma ogni giorno si alza qualche serranda in più e aprono ristoranti e alberghi. Per i musei, invece, ci vuole ancora un pochino di pazienza. I civici (che includono Palazzo Ducale, Museo Correr, Ca’ Rezzonico, Ca’ Pesaro, Museo del Vetro, Palazzo Fortuny, Museo del Merletto, Torre dell’Orologio, Casa di Carlo Goldoni, Museo di Palazzo Mocenigo e Museo di Storia Naturale) riapriranno il 13 giugno; Palazzo Grimani non ha ancora una data certa di apertura e Palazzo Grassi con Punta della Dogana non aprirà prima di luglio. Ma c’è comunque tanto da vedere – e da vivere – in questi giorni. Tra gli spazi che hanno aperto ci sono le Gallerie dell’Accademia e la Collezione Guggenheim (qui la nostra intervista alla Direttrice). Ha subito riaperto anche la Fondazione Querini Stampalia, un tesoro per la città grazie, ma non solo, alle opere di Tintoretto, Canaletto e Tiepolo, e alla sua biblioteca straordinaria aperta fino a mezzanotte per soddisfare le volontà dell’ultimo Querini Stampalia, il Conte Giovanni, che nel 1868 lasciò in eredità alla città l’intero patrimonio familiare: i beni mobili e immobili, le collezioni artistiche e quelle librarie, affinché diventassero di uso pubblico. Nel suo testamento stabilì, a questo scopo, la creazione di un’istituzione che promuovesse ‘il culto dei buoni studi, e delle utili discipline’ aperta il più possibile, ma in particolar modo quando le altre realtà culturali cittadine fossero chiuse.

Inaugurata a novembre 2019, Casa Bortoli del FAI è una casa museo che affaccia sul Canal Grande: merita una visita anche solo per la vista sulla Basilica di Santa Maria della Salute, una delle chiese a cui i Veneziani sono più affezionati, fatta costruire nel XVII secolo come voto per liberare la città dalla peste. Una scelta coraggiosa quella del FAI che ha aperto le porte “della sua casa veneziana” appena è stato possibile: “Siamo l’unico Paese al mondo che mette al primo posto la sua storia, è un messaggio importante, soprattutto per questa città – ci racconta Francesca Barbini, a capo della Delegazione FAI Venezia -. Vogliamo contribuire al cambiamento, per questo già a gennaio avevamo deciso di creare uno spazio, all’interno di Casa Bortoli, dove discutere e promuovere, tra enti, istituzioni e cittadini, un nuovo modello di sviluppo sostenibile dal punto di vista ambientale, sociale, culturale ed economico, e che faccia leva sulle caratteristiche identitarie, naturali e storiche, della città e della sua Laguna”.

Il coro di voci veneziane dopo questa crisi, venuta immediatamente dopo l’acqua alta di novembre, è un po’ pessimista. Bisogna dirlo: vedere Venezia vuota non piace a nessuno, d’altronde le città esistono per le persone e per essere vissute, ma nessuno può essere felice di quello che Venezia era diventata negli ultimi anni. “La realtà è drammatica – ci dice Claudio Vernier, presidente dell’Associazione Piazza San Marco e direttore del Bar Gelateria al Todaro, affacciato sul Bacino di San Marco -. La nostra è una città che ha puntato sulla quantità e ha superato il punto di rottura: chi vuole fare bene fa fatica, il 50% delle attività morirà quest’anno. Ma si può cambiare: bisogna dare servizi e regolamentare”. La pensa allo stesso modo Antonia Sautter, imprenditrice, madrina del Gala di Carnevale più fastoso e ambito al mondo che spera di vedere presto le calli di Venezia vive di persone: “Vogliamo i viaggiatori, vogliamo mostrare la nostra anima accogliente”. Niente di più vero. I Veneziani sono ruvidi, ma generosi verso chi mostra amore per la loro città.

E allora ecco perché andare ora a Venezia, perché non c’è occasione migliore davvero. Per godersi la città in mano ai cittadini, l’accento veneziano che risuona tra i tavoli dei bacari e sui vaporetti; per vederla come non l’avete mai vista e forse come non la rivedrete mai più, senza code di persone sui ponti, senza troppi selfie-stick sopra le vostre spalle e con la libertà di seguire il ritmo delle vostre gambe. Il periodo estivo, poi, è il migliore per godere non solo della città, ma anche della sua Laguna, e dal momento che l’una senza l’altra non esisterebbe, rinunciare a scoprire la seconda sarebbe un grave errore.

Da Fondamenta Nove (attenzione alla pronuncia: Nòve da “nuove”) si prende la linea 12 del vaporetto, diretti a Torcello e Burano. Insieme a Mazzorbo, queste due isole della Laguna nord rappresentano la Venezia nativa: è a Torcello che ci furono i primi insediamenti veneziani, come testimonia la più antica basilica della città, fondata nel 639. La chiesa di Santa Maria Assunta custodisce dei bellissimi mosaici e dal suo campanile si ammirano la laguna, le barene e i campi coltivati a carciofi dell’isola (ma al momento è ancora chiuso). Torcello è famosa anche per la Locanda Cipriani, amata tra i tanti anche da Ernest Hemingway che ne parla nel suo libro ambientato a Venezia Di là dal fiume e tra gli alberi. Burano, celebre per le sue case colorate, è sede del Museo del Merletto e luogo incantato dove vivono i Buranelli, tra le persone più di cuore che potrete incontrare nel vostro viaggio.

I Veneziani poi amano il mare e uscire in barca. Se non ne avete una a disposizione, vostra o di un amico, potete muovervi comunque con i battelli. Al Lido spiagge libere si trovano in località Macondo o San Nicolò e si raggiungono con le linee 1, 1/, 5.1, 5.2, 6, 14 e 17; altre località dove passare una giornata in spiaggia sono Punta Sabbioni (linea 12, 14 e 22) o Sant’Erasmo (linea 13).

Dove dormire a Venezia

Tre luoghi diversi, tre alberghi differenti, dove scoprire l’anima autentica di Venezia.

Hotel Al Codega – A meno di cinque minuti a piedi da San Marco, questo albergo a 4 stelle a conduzione familiare ha 28 camere arredate in stile veneziano. È “nascosto” in una silenziosa corte, del Forno Vecchio, comoda per raggiungere qualsiasi luogo o monumento di Venezia e dove potreste incontrare la mascotte dell’hotel: Artù, un Golden Retriever simpaticissimo. Punto di forza (oltre alla posizione): la gentilezza dello staff. Sorpresa inattesa: il giardino fiorito sulle finestre che si affacciano sulla corte.

Venissa – Un wine resort sulla piccola isola di Mazzorbo. Dispone di sei camere immerse tra il verde delle vigne e le sfumature della Laguna. Nel giardino viene coltivata l’uva Dorona, autoctona del territorio, che dà vita all’omonimo vino. Completano “l’offerta” un’osteria e un ristorante stellato.

Isola Santa Cristina – Immaginate un’isola tutta per voi, con una villa immersa tra vigneti e frutteti, una piscina e la calma della laguna attorno. La villa può ospitare 16 ospiti alla volta. Per preventivi e prenotazioni [email protected] o +43 664 822 5080. L’isola privata, prima di riaprire al turismo, grazie alla generosità dei proprietari René e Sandra Deutsch e di Allison Zurfluh (consulente specializzata nella Laguna veneta), ospiterà a giugno un gruppo di 14 infermieri e medici di Bergamo, per ringraziarli del loro impegno durante questa emergenza sanitaria.

Dove mangiare a Venezia

Antica Besseta – L’Antica Besseta è una delle più antiche trattorie veneziane. Si trova fuori dai percorsi abituali ed è un posto amato dai Veneziani perché propone piatti tipici: pasta fatta in casa, pesce sempre freschissimo, dolci e sorbetti. Santa Croce, 1395. 041 721687 (riapre il 19 giugno).

Al Gatto Nero – Il ristorante Al Gatto Nero nasce nel 1965 quando l’attuale proprietario, Ruggero Bovo, ancora in cucina insieme alla moglie Lucia, rileva una vecchia, popolare osteria sull’isola di Burano. Propone una cucina semplice ma di ricerca e valorizzazione dei prodotti della Laguna. In sala il figlio Massimiliano che ha creato una selezione di vini per accompagnare ogni piatto. Via Giudecca, 88, Burano. 041 730120

Al Bacan – Affacciato sulla spiaggia di Sant’Erasmo, l’isola definita l’orto di Venezia, questo bar e ristorante serve piatti tipici veneziani. Il suo punto di forza è la vista sul mare. Amato dai veneziani, nei weekend d’estate è consigliabile prenotare se si è in gruppo. Via dei Forti, 24, Sant’Erasmo. 041 244 4139

Paradiso Perduto – Uno dei locali più frequentati dai Veneziani, si trova nel Ghetto della città, zona ricca di bacari e ristoranti. Da vera osteria, il menù cambia di giorno in giorno in base alla disponibilità del mercato e alla fantasia dello chef: bigoli, fritto misto, ma anche cicchetti da accompagnare a un bicchiere di vino. Fondamenta della Misericordia, 2540. 041 720581