Thomas Brodie-Sangster

Thomas Brodie-Sangster

L’attore di Love Actually, La regina degli scacchi, e ora della serie Pistol, ha una sola paura: non avere una storia da raccontare

di Michele Primi

Thomas Brodie-Sangster, ex ragazzino prodigio che a 13 anni recitava con Liam Neeson nella commedia romantica Love Actually ‐ L’amore davvero e a 30 ci ha fatto amare gli scacchi interpretando lo scacchista cowboy Benny Watts nella serie tv più vista del 2020, La regina degli scacchi, ha una sola paura: «Essere qualcuno che non ha una storia. Un personaggio senza profondità».


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Per questo non ha alcun problema a diventare arrogante o presuntuoso: «Sono esattamente l’opposto ma se questo è quello che vogliono da me i registi, sono pronto». Così, dopo l’odioso Benny Watts in cerca di riscatto, Brodie-Sangster veste i panni di una delle figure più controverse della cultura pop britannica: il manager dei Sex Pistols Malcolm McLaren nella serie Pistol, di Danny Boyle, in onda a maggio sul canale FX.


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McLaren è stato il grande manovratore, l’uomo che dal negozio SEX, aperto con Vivienne Westwood al numero 430 di King’s Road (davanti al quale ha visto Johnny Rotten camminare con i capelli verdi e una maglietta dei Pink Floyd su cui aveva scritto a mano: “Li Odio”), ha guidato ascesa e caduta della band che, con un solo album (Never Mind the Bollocks, Here’s the Sex Pistols pubblicato il 28 ottobre 1977), e i due singoli più censurati nella storia della musica inglese (Anarchy in the U.K. e God Save the Queen), ha rivoluzionato il suono e la moda di Londra. «God Save the Queen è arrivata al numero uno, ma la classifica è stata modificata dal Governo per non creare il caos. La società non era pronta per i Sex Pistols. Erano un pugno in faccia che arrivava dal nulla», dice Thomas Brodie-Sangster. Conosce la leggenda: la BBC si rifiuta di passare God Save the Queen, Malcolm McLaren affitta una barca, porta la band a suonare sul Tamigi, davanti al Parlamento, e viene arrestato, mentre un singolo di Rod Stewart va al numero uno al posto dell’inno antimonarchico dei Sex Pistols. «Non ero un fan, forse perché non ero arrabbiato da giovane. Mi piace l’energia grezza e autentica che hanno portato nella musica. Johnny Rotten è una personalità contorta, un genio, furioso e con cose importanti da dire».


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Durante le riprese di Pistol, basata sulla biografia del chitarrista Steve Jones (Lonely Boy: Tales From a Sex Pistol), Johnny Rotten si è scontrato con i suoi ex compagni su tutto: l’uso delle canzoni, il coinvolgimento di Danny Boyle e la scelta degli attori (Anson Boon è Johnny Rotten, Toby Wallace è Steve Jones, Louis Partridge è Sid Vicious, Jacob Slater è Paul Cook e Christian Lees è Glen Matlock), tutti con poca esperienza: «Cosa molto strana per me, perché sono sempre stato il più giovane sul set», dice Brodie-Sangster.
Si sono fatti causa, e Rotten ha perso: «Dietro Pistol c’è la Disney e non si può vincere contro una multinazionale», ha gridato nei talk show televisivi, «la storia dei Sex Pistols è nelle mani di quel Topolino del c**o».

Thomas Brodie-Sangster sa che tutti avranno qualcosa da dire su Pistol: «Mi sono preso un po’ di tempo libero, voglio vedere la reazione del pubblico, di chi li ama e di chi li odia, e della stessa band. Malcolm McLaren mi piace, era scorretto ma esilarante. Ho visto molte interviste per capire che persona fosse e ho trovato un personaggio. Cambiava continuamente atteggiamento, espressioni e persino l’accento. Era un attore, la sua vita è stata una performance».


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Se nel film del 2009 Nowhere Boy (che racconta l’adolescenza di John Lennon e la nascita dei Beatles), Brodie-Sangster ha interpretato Paul McCartney, impersonando una delle persone più amate del pianeta, adesso ha esplorato il lato oscuro del music business: «McLaren era un truffatore con un’intenzione positiva. Gli interessavano le persone, voleva parlare con chi è stato dimenticato dalla società. Ha creato una cultura di massa partendo da una controcultura. Non si è comportato sempre in modo etico ma il male è molto più grande di Malcolm McLaren», dice. «Ho lavorato sui suoi atteggiamenti stravaganti, era importante non farne una caricatura. Temevo di aver esagerato, poi ho capito che lui stesso era esagerato. Se entri in sintonia con il personaggio puoi andare sul set e fare qualsiasi cosa. È bello farlo con chi è esistito veramente».


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Prima di implodere, i Sex Pistols hanno dato al punk rock un messaggio di ribellione nichilista e generato un’onda d’urto che va avanti dal 1976: di questa storia Danny Boyle ci ha dato una versione distorta e adrenalinica, nella quale Thomas Brodie-Sangster è entrato con un sorriso sotto l’iconico ciuffo di capelli rossi di Malcolm McLaren: «Pistol è una serie folle e colorata, piena di sorprese alla Danny Boyle. Con lui non sai mai dove sono le telecamere o quando sei in primo piano. Crea un ambiente in cui devi mettere sempre la stessa energia. Ha un tocco speciale nel raccontare le storie degli ultimi e la fragilità umana. Pistol è cruda, sporca e realistica, triste e divertente allo stesso tempo. Non assomiglia a nient’altro, come i Sex Pistols».

Nella foto di apertura Thomas Brodie-Sangster indossa camicia, pantaloni e cravatta Dior; Photos by Fabien Kruszelnicki, Styling by Fabio Immediato, Grooming: Brady Lea @Premier