Il fascino dei grandi classici rivisitati

Il fascino dei grandi classici rivisitati

di Paolo Lavezzari

I grandi progetti d’epoca sono ora rieditati in chiave sostenibile. Un trend oltre le mode

Parafrasando, e anche un po’ semplificando, si potrebbe dire: progetto che vince non si cambia. Nei fatti, la strada intrapresa da qualche tempo da tanti marchi dell’arredo – che pescando (non a casaccio) nei loro archivi – rieditano interessanti prodotti ormai fuori catalogo è un percorso complesso quanto virtuoso in cui lo strizzare l’occhio al mercato non è per mancanza di idee (di quelle ce ne sono forse fin troppe), ma casomai per riaffermare le proprie radici, per dare una prospettiva storica a un presente piuttosto uniforme. Insomma, le riedizioni non sono un’operazione nostalgia, o almeno, la cavalcano ma solo di facciata, quanto piuttosto, per come vengono unanimemente realizzate, una (auto)sfida. Un conto, infatti, è riprendere un progetto di x anni o decenni fa e rifarlo pari pari, un altro è, salvaguardandone l’idea originale e fondante, renderlo contemporaneo. Qui entra in gioco la tecnologia, come sanno bene gli imprenditori e ancor più i loro uffici tecnici che avendo oggi a disposizione macchinari e materiali un tempo impensabili riescono a “resuscitare” bellezze passate. Le occasioni non mancano, soprattutto gli anniversari (nascita, prime edizioni), la riscoperta di nomi ieri celeberrimi e poi finiti un po’ in disparte… Anche questo Salone – quantomai speciale per tutti i motivi che bene conosciamo e di cui avremmo stravolentieri fatto a meno… – è l’occasione per vedere altre nuove e gustose riedizioni. 

A cominciare, proprio in tema di anniversari, o se preferite compleanni, dalle rivoluzionarie Bambole di Mario Bellini realizzate ieri come oggi da B&B (allora C&B) Italia. Quando uscirono, giusto 50 anni fa, furono un vero scossone nel panorama domestico, un punto di svolta e di non ritorno. Non erano più il divano, la poltrona e il letto con il telaio di legno ricoperti con la loro bella tappezzeria, ma apparivano degli assemblaggi di grandi cuscini, morbidi e accoglienti grazie alle abbondanti dosi di poliuretano, il tutto sorretto da un invisibile telaio interno di tondino metallico. A sottolineare la rottura con il passato c’era anche la campagna pubblicitaria firmata da Oliviero Toscani con la modella Donna Jordan in ardito quanto poi censuratissimo topless. Mai uscite di produzione, Le Bambole oggi arrivano in una versione totalmente rinnovata con look, badate bene, assai simile all’originario e forme quanto mai generose. Il segreto, oggi come ieri, sta sotto il rivestimento dove il poliuretano è ora al minimo indispensabile, mentre il polietilene di seconda vita, gli elastomeri termoplastici e il PET riciclato rendono ogni pezzo a fine vita pressoché totalmente disassemblabile e riciclabile. Tutto in nome di una sostenibilità che segue l’intero ciclo di vita del prodotto, fino dai criteri costruttivi – un qualcosa che ai tempi non si pensava neanche, ma che oggi è impensabile non tenere in primissimo conto. 


Anche Cassina (un tempo la C di C&B di cui sopra) si muove già da tempo in questa direzione e non solo con la pionieristica collezione I Maestri. Il recente rilancio del progetto Soriana del 1969 firmato da Afra e Tobia Scarpa, anch’esso attualizzato (anche) nel segno di un’attenzione filologica ai principi dell’economia circolare, vede oggi una seconda puntata in limited edition con la presentazione della poltrona rivestita con un esclusivo denim giapponese. Gli appassionati lo sanno: i nipponici, veri cultori della tela jeans, hanno da tempo delle produzioni realizzate sui vecchi telai da cui quindi  esce un tessuto di dimensioni più ridotte rispetto all’industriale, e di una qualità eccellente. Nascendo ai tempi per un pubblico giovane che magari “la rivoluzione” la faceva già in salotto, questa nuova declinazione (blu indaco, ecru stone washed e nero) è nella logica delle cose. E a proposito di “rivoluzione”, sempre Cassina omaggia un suo grande collaboratore e “sovversivo” – Gaetano Pesce – riproponendo, sempre in limited edition numerata e firmata –  il suo divano landscape Tramonto a New York. Datato 1980, è davvero (scusate il gioco di parole) intramontabile. Oggi è in una versione più ampia e solo a tre posti. 


Acerbis

Altro marchio storicissimo, il più storico di tutti per anno di inizio lavori, che lavora sulle riletture del suo archivio è Acerbis – merito anche del suo giovane tandem creativo Francesco Meda e David Lopez Quincoces. La storia del marchio annovera una nutrita schiera di eccellenti collaboratori, non c’è che l’imbarazzo. Così, la collezione Remasters si implementa oggi di due nuovi pezzi d’autore usciti dall’archivio: il sistema Life (1975) di  Roberto Morsani – attualissimo sistema-parete di contenitori a moduli retroilluminati (così da essere anche un punto luce nel living) che giocano su un continuum praticamente infinito di pieni e vuoti – e la seduta MED, firmata nel 1983 da Giotto Stoppino, designer che proprio sul tema “sedute” ha lasciato un catalogo importante. Torniamo un momento agli anniversari anni 70 e a Mario Bellini per segnalare la riedizione del suo divano Le Mura, presentata da Tacchini. Ancora 1972 e ancora un divano di potente modernità, ispirato come già il nome denuncia, alle antiche cinte murarie e ai grandi massi squadrati che le costituivano. Modulare, componibile all’infinito, il  progetto è stato (come per Le Bambole) rivisitato con l’apporto diretto del designer e seguendo, nel rispetto dei primi di artigianalità tipici dell’azienda, le più attuali tecnologie e soluzioni in termini di sostenibilità. 


Il tavolo Blevio di Ignazio Gardella

In questa panoramica non può mancare Molteni&C. Le sue riletture di Gio Ponti e, più di recente, Aldo Rossi sono da antologia, colte, raffinate. È in questa dimensione che si inserisce la proposta 2022, cioè il tavolo Blevio di Ignazio Gardella. Anche il settore luce presenta belle storie di riedizioni, a partire dalla limited edition della Arco di Achille e Pier Giacomo Castiglioni che Flos presenta per celebrare i suoi primi 60 anni al catalogo di Stilnovo che è tutto un susseguirsi di progetti spesso anche datati, ma che non per questo – data la loro attualità, anzi atemporalità – sono da considerare ormai in età di pensione. Tuttaltro. “Novità” di questo Salone due classici da tavolo, space-age e dintorni: Periscopio e Meta.