Golden Globe 2023: la vittoria di Spielberg e Butler, il riscatto di Quan
Austin Butler (Photo by Michael Kovac/Getty Images for Moët and Chandon)

Golden Globe 2023: la vittoria di Spielberg e Butler, il riscatto di Quan

di Simona Santoni

Trionfo per “The Fabelmans”, che racconta la storia del regista dei sogni, e per l’attore che fa rivivere Elvis Presley. E poi da “I Goonies” al palco dei al Beverly Hilton Hotel…

«Non ho mai avuto il coraggio di affrontare questa storia a testa alta», ha detto Steven Spielberg nel ritirare il Golden Globe alla miglior regia. «Questa storia» è la storia della sua vita, del suo amore profondo per il cinema, l’inizio della sua avventura da regista dei sogni, ripercorsa con passione ed emozione in The Fabelmans. La Hollywood Foreign Press Association incorona il sommo Spielberg in un momento in cui, da alcuni anni, sembra un po’ sottovalutato. In vista degli Oscar 2023 è un segnale importante: è dal 1999 che il regista americano che non vince un Academy Award, allora per la regia di Salvate il soldato Ryan, stesso anno che gli consegnò l’ultimo Globo d’oro di peso. È stato lo sceneggiatore Tony Kushner il primo a dargli l’impulso a raccontarsi, come ha ricordato Spielberg nel suo speech di ringraziamento: «Quando stavamo lavorando a Munich, molto tempo fa, mi ha fatto sedere e mi ha detto: “Inizia a raccontarmi tutte queste storie di cui ho sentito parlare circa la tua vita”. E abbiamo iniziato una conversazione durata per tutto Munich, per tutto Lincoln, per tutto West Side Story. Con mia moglie Kate che diceva sempre: “Devi raccontare questa storia”». Infine l’ha fatto.

Steven Spielberg, di certo, è il primo vincitore dei Golden Globe 2023, con premio anche come miglior film drammatico per The Fabelmans. Accanto a lui Martin McDonagh: lo spassoso e caustico Gli spiriti dell’isola (The Banshees of Inisherin) è la miglior commedia e conquista anche il Golden Globe per la sceneggiatura. Per McDonagh è una conferma: anche lo scoppiettante script di Tre manifesti a Ebbing, Missouri sedusse l’associazione della stampa estera cinque anni fa.

Steven Spielberg
Photo by Frazer Harrison/WireImage
Steven Spielberg

La cerimonia di premiazione della 80ª edizione dei Golden Globe è tornata in grande stile al Beverly Hilton Hotel di Beverly Hills e in diretta televisiva su NBC, con red carpet e divi, dopo le polemiche e l’edizione in tono minore dello scorso anno. Messe alle spalle le accuse di non aver membri neri al suo interno e di scarsa trasparenza sull’assegnazione dei premi, la Hollywood Foreign Press Association si è rifatta il look, aggiungendo 103 elettori con sede a livello internazionale. E scegliendo come presentatore il cabarettista afroamericano Jerrod Carmichael, che sul palco è andato subito al sodo: «Sono qui perché sono nero… L’HFPA non aveva un solo membro nero fino alla morte di George Floyd». E ancora: «Non hanno avuto un conduttore nero da 79 anni» (in verità Louis Gossett Jr. fu uno dei tre presentatori nello show del 1993).

Gioia Austin Butler, riscatto per Ke Huy Quan

Austin Butler ha avuto la meglio su Brendan Fraser, i due principali contendenti come migliori attori in un film drammatico (Fraser, che in The Whale è un commovente professore gay over size, ha disertato la cerimonia per aver ricevuto in passato – a suo dire – molestie sessuali dell’ex-presidente dell’HFPA Philip Berk). Vulcanico, sgargiante e fragile, Butler è stato un sorprendente Elvis Presley in Elvis: Golden Globe meritato. «Lo devo a un regista audace e visionario che mi ha permesso di correre dei rischi, sempre sapendo che sarei stato supportato. Ti amo, Baz Luhrmann», ha detto il 31enne statunitense. «Grazie per aver creduto in me in quei momenti in cui non credevo nemmeno io in me stesso».

Punto importante a favore di Butler in ottica Oscar? Iniziò proprio dai Golden Globe la strada di Rami Malek verso l’Oscar come miglior attore per Bohemian Rhapsody, altro biopic musicale. Dovrà però fare i conti con Colin Farrell che, come da pronostico, è stato premiato sul fronte commedia, dopo che già a Venezia aveva conquistato la Coppa Volpi per Gli spiriti dell’isola (The Banshees of Inisherin).

Significativo anche un altro Golden Globe attoriale: il mitico Ke Huy Quan, già Short Round in Indiana Jones e il tempio maledetto (1984) e Data degli amatissimi I Goonies (1985), è il migliore attore non protagonista per Everything everywhere all at once di Daniel Kwan e Daniel Scheinert, film indipendente caotico, allucinato e originale, tra arti marziali, romanticismo, dita fatte di wurstel e un bagel che racchiude i segreti dell’universo: è diventato il primo attore di origini asiatiche a ritirare il riconoscimento dal 1984. «Quando ho iniziato la mia carriera come attore bambino in Indiana Jones e il tempio maledetto mi sono sentito molto fortunato ad essere stato scelto», ha detto Quan nel suo discorso di accettazione. «Crescendo, ho iniziato a chiedermi se fosse quello, se fosse stata sola fortuna». E ancora: «Per così tanti anni ho avuto paura di non avere più niente da offrire, che qualunque cosa facessi non avrei mai superato quello che ho raggiunto da bambino. Per fortuna, più di 30 anni dopo, due ragazzi hanno pensato a me, si sono ricordati di quel ragazzo e mi hanno dato l’opportunità di riprovare».

Ke Huy Quan
Photo by Allen J. Schaben / Los Angeles Times via Getty Images
Ke Huy Quan

Sempre lei, Cate Blanchett. E infine Michelle Yeoh

Se è scontato l’alloro alla direttrice d’orchestra inflessibile ma piegabile di Cate Blanchett in Tár (per lei quarto Golden Globe e rotta spianata verso gli Oscar), è una bella consacrazione il premio, a 60 anni, alla bellissima malese Michelle Yeoh, funambolica e camaleontica protagonista del Multiverso di Everything everywhere all at once.
Passa da Angela Bassett il primo premio importante alla Marvel per la recitazione, come migliore attrice non protagonista in un film per Black Panther: Wakanda Forever.
Forse a sorpresa, piegando compagni di nomination risonanti come Rihanna, Taylor Swift e Lady Gaga, migliore canzone originale è Naatu Naatu del blockbuster indiano RRR che ha fatto ballare il pubblico tra le poltroncine dei cinema.

Fronte tv, ad aver la meglio sono state House of the Dragon come migliore serie drammatica, Abbott Elementary migliore serie commedia, The White Lotus miglior mini serie.

Tra sketch, speech e brillii, c’è stato spazio anche per una finestra sul mondo in tumulto. Presentato da Sean Penn, è apparso in video il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, che ha promesso: «Non ci sarà una terza guerra mondiale. Non è una trilogia. L’Ucraina fermerà l’aggressione russa sul suolo ucraino».

Premi per il cinema

Miglior film drammatico
The Fabelmans di Steven Spielberg

Miglior film commedia o musicale 
Gli spiriti dell’isola (The Banshees of Inisherin) di Martin McDonagh

Miglior regista 
Steven Spielberg per The Fabelmans

Migliore attrice in un film drammatico 
Cate Blanchett per Tár

Migliore attore in un film drammatico
Austin Butler per Elvis

Migliore attrice in un film commedia o musicale 
Michelle Yeoh per Everything everywhere all at once

Migliore attore in un film commedia o musicale 
Colin Farrell per Gli spiriti dell’isola (The Banshees of Inisherin)

Migliore attrice non protagonista 
Angela Bassett per Black Panther: Wakanda Forever

Migliore attore non protagonista 
Ke Huy Quan per Everything everywhere all at once

Miglior film in lingua straniera 
Argentina, 1985 di Santiago Mitre (Argentina)

Miglior film d’animazione 
Pinocchio di Guillermo del Toro

Migliore sceneggiatura 
Martin McDonagh per Gli spiriti dell’isola (The Banshees of Inisherin)

Migliore colonna sonora originale 
Justin Hurwitz per Babylon di Damien Chazelle

Migliore canzone originale
Naatu NaatuRRR (M.M. Keeravani, Kala Bhairava/Rahul Sipligunj)

Premi per la televisione

Miglior serie drammatica 
House of the Dragon

Miglior attrice in una serie drammatica 
Zendaya per Euphoria

Migliore attore in una serie drammatica 
Kevin Costner per Yellowstone

Miglior serie commedia o musicale 
Abbott Elementary 

Migliore attrice in una serie commedia o musicale 
Quinta Brunson per Abbott Elementary

Migliore attore in una serie commedia o musicale 
Jeremy Allen White per The Bear

Miglior miniserie, serie antologica o film televisivo 
The White Lotus

Migliore attrice in una miniserie, serie antologica o film televisivo 
Amanda Seyfried per The Dropout

Migliore attore in una miniserie, serie antologica o film televisivo 
Evan Peters per Dahmer – Mostro: la storia di Jeffrey Dahmer

Migliore attrice non protagonista in una serie tv
Julia Garner per Ozark 

Migliore attore non protagonista in una serie tv
Tyler James Williams per Abbott Elementary 

Migliore attrice non protagonista in una miniserie, serie antologica o film televisivo
Jennifer Coolidge per The White Lotus

Migliore attore non protagonista in una miniserie, serie antologica o film televisivo 
Paul Walter Hauser per Black Bird