Venezia 79, i 10 film che non vorremmo perdere e perché
Credits: Netflix

Venezia 79, i 10 film che non vorremmo perdere e perché

di Simona Santoni

Dal nuovo connubio Guadagnino & Chalamet al ritorno di Iñárritu passando per il «sorprendente» ritratto di Vera Gemma, ecco i film che non vediamo l’ora di vedere al Lido

Se Venezia, come diceva Truman Capote, è come mangiare un’intera scatola di cioccolata al liquore in una sola volta, il suo festival del Lido è felice ubriacatura per cinefili. La Mostra del cinema di Venezia, al via il 31 agosto e in programma fino al 10 settembre 2022, festeggia i 90 anni di vita con un cartellone di film classico ma provocatore, com’è sempre stata la natura della rassegna.

Era il 6 agosto 1932 quando esordiva la prima Esposizione Internazionale d’Arte Cinematografica – allora si chiamava così la Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica -, inizialmente di cadenza biennale, quindi annuale, passata tra la Seconda guerra mondiale e i turbamenti politici post-sessantottini, arrivata oggi all’edizione numero 79.

Pronti a scartare la nostra scatola di cioccolatini alcolici e a farci dare un po’ alla testa, ecco i 10 film che non vorremmo perdere e perché. Un bonbon alla volta, golosamente.

Don’t worry darling di Olivia Wilde

Film fuori concorso, si preannuncia come un thriller psicologico visivamente audace. Ambientato negli anni ’50, Don’t worry darling ha quei toni distopici che così tanto avvincono: disegnando strutture sociali distorte, che cavalcano le più torbide inclinazioni umane, le distopie rivelano così tanto di noi.
Florence Pugh, l’esuberante Amy di Piccole donne, e la popstar Harry Styles, non nuovo al cinema ma per la prima volta protagonista, sono moglie e marito e vivono nel mezzo del deserto nella comunità idealizzata di Victory, la città realizzata da un’azienda sperimentale che ospita, assieme alle loro famiglie, gli uomini che lavorano a un progetto top-secret. Ottimismo sociale e vita idilliaca lentamente riveleranno qualcosa di sinistro sotto l’attraente facciata…

Perché vederlo: Per il fascino arcano e cupo di ogni distopia. Olivia Wilde, attrice dagli occhi di ghiaccio che ha saputo muoversi bene tra serie tv teen, medical drama, film commerciali e d’autore, ha esordito come regista con La rivincita delle sfigate, commedia liceale screziata di lucido e giocoso femminismo che ha avuto ottime recensioni. Sarà interessante studiare il suo percorso da regista con questa opera seconda ambiziosa.
E poi, ammettiamolo, siamo curiosissimi di sapere se Harry Style, idolo di stile, vincerà la sfida di glamour e autografi con l’altro divo da folle acclamanti Timothée Chalamet.

Bones and all di Luca Guadagnino

«Il film non americano più profondo e incredibile su un’America poco frequentata e poco conosciuta, vittima del fallimento del Sogno americano». Coì il direttore della Mostra Alberto Barbera ha presentato Bones and all del regista italiano Luca Guadagnino, che torna a Venezia in concorso dopo A bigger splash del 2015.
Taylor Russell Timothée Chalamet sono protagonisti di una storia d’amore tra cannibalismo ed emarginazione, un viaggio on the road alla continua ricerca di identità e bellezza nell’America di Ronald Reagan, nella Three States dell’Ohio, la zona in cui si incontrano Ohio, Kentucky e Indiana. Nel cast anche Mark Rylance e Chloë Sevigny.

Perché vederlo: Guadagnino e Chalamet tornano a lavorare insieme dopo Chiamami col tuo nome, film che ha vinto un Oscar per la sceneggiatura e ha lanciato la carriera dell’attore ventiseienne, oggi richiestissimo. Tra i due c’è una sorta di connessione che si rinnova e che sarà intrigante indagare.
Dopo Lasciami entrare, film del cuore con una struggente storia d’amore e amicizia tra un ragazzino bullizzato e una vampiretta, un altro incontro di solitudini che lascia ben sperare. 

Bones and All con Timothée Chalamet
Credits: Vision Distribution
Immagine del film “Bones and all”

Bardo, falsa crónica de una cuntas verdades di Alejandro Iñárritu

Film in concorso che ha avuto una gestazione di cinque anni, ha come protagonista un giornalista e documentarista messicano (interpretato da Daniel Giménez Cacho) che vive a Los Angeles e, dopo aver ricevuto un prestigioso riconoscimento internazionale, è costretto a tornare nel suo paese natale, ignaro che questo semplice viaggio lo spingerà verso una profonda crisi esistenziale. La follia dei suoi ricordi e delle sue paure riesce a perforare il presente, riempiendo i suoi giorni di un senso di sconcerto e stupore. 

Perché vederlo: Dopo sette anni di silenzio, c’è forte attesa per il ritorno di Iñárritu. Il regista messicano più volte premio Oscar in passato ci aveva irrimediabilmente avvinto con 21 grammi, Babel e Birdman. Pronti a essere di nuovo conquistati.

The Banshees of Inisherin di Martin McDonagh

The Banshees of Inisherin, ovvero Gli spiriti dell’isola. McDonagh riunisce le due star del suo In Bruges, Colin Farrell e Brendan Gleeson. Il film – in concorso – analizza le dinamiche dell’amicizia di lunga data fra due uomini che vivono in una remota isola irlandese. Uno dei due interrompe bruscamente la loro relazione, con conseguenze allarmanti per entrambi.

Perché vederlo: Perché vederlo? La risposta è Tre manifesti a Ebbing, Missouri, l’ultimo film che McDonagh ha scritto e portato a Venezia, premio Osella per la sceneggiatura e ben due Oscar e quattro Goden Globe, esplosivo, corrosivo, spumeggiante, da vedere e rivedere.

L’immensità di Emanuele Crialese

Film in concorso, una storia famigliare – e molto personale – nella Roma degli anni ’70 per il ritorno di Emanuele Crialese, che manca dal 2011 con Terraferma. Due coniugi che non si amano più non riescono a lasciarsi (Penélope Cruz e Vincenzo Amato, attore ricorrente del regista romano di origini siciliane): lei cerca di fuggire la solitudine rifugiandosi nella relazione speciale con i suoi tre figli.

Perché vederlo: Crialese si prende lunghe pause; nella sua filmografia ha solo cinque film (L’immensità incluso) ma spesso ha forgiato perle, come nel caso dell’evocativo Respiro con Valeria Golino, anche lì una madre speciale con tre figli.
Nel primo video distribuito del film si vede Penélope Cruz apparecchiare la tavola al ritmo di Rumore di Raffaella Carrà. Non vediamo l’ora di vedere il resto!

Credits: Angelo Turetta

Ti mangio il cuore di Pippo Mezzapesa

Film di faide famigliari negli altopiani del Gargano dimenticati da Dio, ma contesi da criminali che sembrano venire da un tempo remoto. In una terra da Far West in bianco e nero. Per il regista pugliese la prima volta a Venezia, nella sezione Orizzonti.

Perché vederlo: Il paese delle spose infelici e Il bene mio i due film in curriculum che fanno di Mezzapesa una voce interessante del nostro cinema. C’è poi curiosità per l’esordio da attrice della cantante Elodie. Dopo averci martellato l’estate con “Uno, due, tre, alza”, vediamo come se la cava con “Uno, due, tre, ciak!”.

White noise di Noah Baumbach

Basato sul libro di Don DeLillo, film d’apertura della Mostra e in concorso, White noise racconta i tentativi di una famiglia americana contemporanea di affrontare i conflitti mondani della vita quotidiana, alle prese con i misteri universali dell’amore e della morte, e la possibilità della felicità in un mondo incerto. Con Adam Driver.

Perché vederlo: Dopo lo struggente Storia di un matrimonio, ingiustamente snobbato dai grandi premi internazionali, non si può che essere voraci di un nuovo film di Baumbach. Che vede tra l’altro per protagonista, ancora una volta, Driver.

White noise
Credits: Netflix
Immagine del film “White noise”

Vera di Tizza Covi e Rainer Frimmel

Anche se Covi e Frimmel sono beniamini dei festival, sono a Venezia per la prima volta, nella sezione Orizzonti.
La Vera del titolo è Vera Gemma, figlia di Giuliano Gemma, che vive all’ombra del padre famoso. Stanca di avere una vita frivola e delle relazioni superficiali, si avventura nell’alta società di Roma. In un incidente stradale ferisce un bambino di otto anni. Successivamente, con lui e il padre, riesce formare un intenso rapporto, realizzando però presto che anche in quel mondo lei è solo uno strumento.

Perché vederlo: Barbera ha definito Vera un film «sorprendente». E chi ha visto Non è ancora domani (La pivellina) di Covi & Frimmel non fatica a crederlo: nel 2009 il loro gioiellino di umanità ai margini fu una felice sorpresa scolpita nel cuore.

Master gardener di Paul Schrader

Film fuori concorso, racconta la storia dell’orticoltore Narvel Roth (Joel Edgerton), che cura con devozione il terreno di una bellissima proprietà in Louisiana, appartenente a una ricca vedova (Sigourney Weaver). Le cose prendono una piega oscura quando arriva sulla scena la complicata nipote della vedova.

Perché vederlo: Perché c’è lei, l’iconica e intramontabile Ripley di Alien, lei, Sigourney Weaver, attrice che già a fine anni Settanta aveva preferito ai ruoli convenzionali da fidanzatina quelli più fisici da eroina da fantascienza. E poi perché la penna di Paul Schrader, che dirige e sceneggia, ha spesso intagliato cult come Taxi Driver, American gigolò, Toro scatenato, L’ultima tentazione di Cristo. Per lui è l’anno del Leone d’oro alla carriera.

Master gardener
Credits: Movies Inspired
Immagine del film “Master gardener”

The listener di Steve Buscemi

Film di chiusura della sezione collaterale Giornate degli autori, The listener vede l’attrice statunitense Tessa Thompson nei panni di una volontaria notturna per una linea telefonica di supporto psicologico. Raccoglie chiamate da chi si sente solo, finito, senza speranza. Nel corso dell’ultimo anno l’ondata di telefonate è diventata uno tsunami. Sarà la notte in cui perderà qualcuno? Oppure riuscirà a salvare qualcuno? Lei ascolta tutti e, con la sua voce, è una promessa di guarigione.

Perché vederlo: Nuova prova di regia per l’attore faccia da schiaffi e da cult Steve Buscemi, il Mr. Pink de Le iene, il criminale incapace di Fargo. Anima da cinema indipendente, si mette alla prova con uno di quei film d’autore con un solo attore in un unico ambiente, alla Locke o Il colpevole – The Guilty: o grande noia o, come nel caso dei due lungometraggi citati, intuizioni brillanti. Come se la caverà Steve?