L’ultimo omaggio a Ennio Morricone
Foto: Roberto Serra - Iguana Press/Redferns via Getty Image

L’ultimo omaggio a Ennio Morricone

di Andrea Giordano

Ennio Morricone se n’è andato per sempre. La sua musica, quella memorabile di colonne sonore per film come “Gli Intoccabili” “Mission”, “Nuovo Cinema Paradiso”, “Il Buono, il Brutto e il Cattivo”, o “C’era una volta il west”, continuerà, però, a risuonare nella memoria di altre generazioni, nell’amore incondizionato verso ogni cosa potesse ispirarlo. Anche verso la scrittura di altri autori, come ci raccontò nel 2017.

La musica di Ennio Morricone si è azzittita, facendosi per un attimo pausa, ricordo, desiderio di ascolto, e riprendere il viaggio nella leggenda e nello stupore incondizionato. La scomparsa del Maestro, avvenuta ieri, a 91 anni, lascia un vuoto incolmabile e senza eredi: due Oscar (uno alla carriera, l’altro per The Hateful Eight), oltre 500 colonne sonore, arie e arrangiamenti memorabili, ‘il mio compositore preferito, paragonabile solo a Mozart, Schubert e Beethoven’, disse un giorno Quentin Tarantino. Nessuno come lui.

Facendo leva, allora, sul nostro ultimo incontro, nel gennaio del 2017, proviamo a raccontarlo da un altro punto di vista. L’occasione era il conferimento della terza laurea honoris causa, in Scienze della Musica e dello Spettacolo, conferitagli dall’Università Statale di Milano, un onore di cui sussurrò «non posso pesare la mia gioia, perché è troppa». Davanti a un pubblico di studenti, oratori, accademici, compose pure un brano inedito, Varianti, eseguito dall’Orchestra dell’Università degli studi di Milano, «il modo migliore per parlare», raccontò, diviso com’era tra commozione e note, quelle, che d’un tratto fecero librare Il tema di Deborah, tratto dal capolavoro di Sergio Leone, C’era una volta in America. Ma proprio pochi giorni prima, invece, era avvenuta la presentazione di Inseguendo quel suono. La mia musica, la mia vita, una serie di bellissime conversazioni avvenute con Alessandro De Rosa, edito per Mondadori, di fatto più di una autobiografia. Non potè presenziare, in quanto impegnato in un tour europeo. Riprendemmo il discorso, chiedendogli prima del lavoro di compositore, a cui rispose «ho sempre tentato di fare qualcosa di originale, dando autonomia, indipendenza al racconto musicale», per poi puntare sul valore della scrittura, e di alcuni autori, che erano stati tra i più significativi per lui.

Questo fu il risultato: gli scrittori e le letture del suo cuore, raccontati tra ricordi ed emozioni. Una lista inedita di passioni.

Lettere americane di Italo Calvino

«È stato un autore cruciale e molto importante. Il testo, postumo alla sua morte e pubblicato nel 1988, mi trasmise un insegnamento che continuo a seguire sovente, quello che riguarda il dialetto, uno dei pochi strumenti capaci ancora di rafforzare un discorso. L’approccio è quasi umorale, a orecchio, una frase ed ecco che ti senti incoraggiato all’approfondimento, ha molto a che fare con l’andamento musicale.»

William Shakespeare

«A trent’anni fui chiamato a suonare la tromba, scrivendo anche la musica per accompagnare degli spettacoli al Teatro Eliseo di Roma, ispirati proprio al linguaggio ‘shakesperiano’. L’ho amato subito. Conosco molti drammi, alcuni una volta li sapevo a memoria, su altri c’ho lavorato da compositore già avviato. Adoro maggiormente le tragedie, dall’Amleto, Re Lear, passando per Macbeth, Otello, fino a Romeo e Giulietta

La Divina Commedia di Dante Alighieri

«Dante è una sorta di idolatria, lo paragono a Shakespeare per grandezza di poesia. Mi piace trovare il significato storico di quel che leggo e cerco sempre la chiave di interpretazione, che sia un’invenzione fantastica, o una realtà eclatante e di valore. Ma qui ci troviamo di fronte ad un’opera monumentale e moderna, pensata e creata dal padre della letteratura italiana. Talvolta rileggerla da l’idea di come sia immortale.»

Teoria e pratica del giuoco degli scacchi di Carlo Salvioli

Gli scacchi sono un gioco di strategia, per questo mi piacciono. Questa passione è nata studiando i libri di Salvioli appunto, partendo da questo primo grande manuale, che seppur sia del 1885, è ancora di grande apertura perché sa rivolgersi non solo a professionisti, ma anche a semplici appassionati o principianti. Nel tempo poi ne ho collezionati altri dello stesso autore, Il quarto torneo scacchistico italiano nazionale, Il quinto torneo scacchistico nazionale, o Trattato completo dei finali di partita, con 500 diagrammi e più di mille esempi.» 

Centuria di Giorgio Manganelli

«Come tutti gli autodidatti, ho costruito la mia curiosità all’insegna della scoperta. È accaduto anche qui. La prima volta lo lessi tutto d’un fiato, tanto da appassionarmene, citandolo, musicandone alcune frasi. Allora mi colpì l’inventiva dei piccoli romanzi fiume, mi spiazzò lo ammetto, per la brevità e l’aspetto “sovversivo” di alcune storie. Per anni fu in cima ai regali di Natale da fare agli amici.»